Marco Bresolin per “la Stampa”
valdis dombrovskis paolo gentiloni
Chi si aspetta un ammorbidimento del Patto di Stabilità e Crescita Ue, magari con una regola ad hoc per escludere gli investimenti verdi dal deficit, rischia di rimanere seriamente deluso. Perché la strada è tutta in salita. Idem chi spera in un ulteriore rinvio della riforma del Fondo Salva-Stati (MES). Valdis Dombrovskis, vice-presidente esecutivo della Commissione europea con responsabilità su tutti i portafogli economici (compreso quello di Paolo Gentiloni), raffredda le speranze italiane e lancia un nuovo avvertimento sul debito.
Nonostante i richiami, il debito continua a salire: hanno ragione i governi che vi criticano per non aver messo l' Italia sotto procedura?
juncker dombrovskis
«Ci siamo andati molto vicino, due volte. Ma poi, grazie al dialogo, il precedente governo aveva adottato un significativo taglio del deficit. Già oggi, però, vediamo che l' Italia è a rischio di non conformità con le regole Ue. Sia per quest' anno che per il prossimo. Per questo chiediamo di riportare il deficit in linea con quanto previsto dal Patto di Stabilità e Crescita».
E se non succedesse? La Commissione non ha mai sanzionato i Paesi che violano le regole.
«In passato abbiamo proposto sanzioni per Paesi con alto deficit, ma poi Parlamento e Consiglio le hanno respinte».
Sta dicendo che la Commissione dovrebbe avere nuovi strumenti per intervenire con maggiore efficacia?
«Certamente sarà uno dei temi da discutere nel contesto della revisione del Two Pack e del Six Pack (i regolamenti introdotti nel Patto di Stabilità e Crescita, ndr). Al momento prevediamo una revisione non legislativa, ma lanceremo una discussione. Ci sono diverse questioni sul tavolo: gli aspetti legati al Green Deal, la semplificazione delle regole, ma anche un meccanismo rafforzato per la loro applicazione. Ci sono alcuni Stati che vogliono più flessibilità, altri che chiedono maggiore disciplina di bilancio».
DOMBROVSKIS
Come se ne esce?
«Se ne esce soltanto trovando un accordo. Per questo dico che non si può andare ad aprire il tema delle regole di bilancio se non c'è la ragionevole possibilità di concludere il lavoro con un risultato migliore rispetto al punto di partenza».
Sembra una «mission impossible».
«Le regole di bilancio sono state introdotte e poi aggiustate, quindi in teoria non è impossibile. Ci sono alcuni elementi su cui molti Stati sembrano essere d' accordo.
Per esempio sulla necessità di abbandonare alcuni indicatori come il deficit strutturale, che è basato sull' output gap, il quale non è direttamente osservabile e difficile da spiegare. L'European Fiscal Board ha suggerito di usare il parametro della spesa e dovremmo muoverci su questa linea».
Il primo ministro lettone Valdis Dombrovskis
Vi ha anche suggerito di introdurre una «golden rule» per scorporare gli investimenti green dal deficit. Lo consentirete?
«Il Patto si chiama di Stabilità e Crescita perché va trovato il giusto equilibrio tra sostenibilità dei conti e crescita economica. Nella revisione dovremo tenerne conto. Perché è importante che i Paesi ad alto debito ne assicurino la riduzione».
Quindi niente «sconto» per gli investimenti green?
«Ma già oggi abbiamo una clausola di flessibilità per gli investimenti cofinanziati dall' Ue, l'abbiamo introdotta nel 2015. Si può discutere se estenderla a quelli "green", ma in ogni caso bisogna essere molto cauti sui limiti da non superare: va garantita la sostenibilità di bilancio».
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Il Consiglio Europeo ha invitato l'Eurogruppo a «continuare il lavoro» sulla riforma del Fondo Salva-Stati (Mes): è un rinvio a giugno come chiede il governo italiano?
«La revisione del Mes sarà la prima riforma tangibile del nostro più ampio lavoro di riforma dell' unione economico-monetaria. Sono cautamente ottimista che nel giro di un paio di mesi si potrà chiudere questo capitolo perché i negoziati sono già in una fase avanzata. Sono emerse alcune preoccupazioni "last minute" dall' Italia e bisogna vedere come affrontarle nel modo migliore. Ma in ogni caso credo che nel giro di un paio di mesi si troverà un accordo».
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La Germania ha salvato con denaro pubblico la banca NordLB, l' Italia sta per fare lo stesso con Banca Popolare di Bari: è la morte del bail-in, che invece prevede un «prezzo» per gli investitori privati?
«Il principio del bail-in è parte dell' unione bancaria e stiamo lavorando per renderlo sempre più attuabile nella pratica. Su NordLB c' è stata una decisione della nostra Concorrenza che ha giudicato il finanziamento pubblico in linea con il mercato. Sulla Popolare di Bari stiamo valutando la situazione. Abbiamo preso nota del decreto e siamo in contatto con il governo, pronti a discutere le condizioni e gli strumenti possibili nel quadro della normativa Ue».