Estratto dell’articolo di Fabrizio Dividi per “il Corriere della Sera”
donato bilancia
«Diciassette omicidi in sei mesi; tredici ergastoli e un rimorso. I “numeri” di Donato Bilancia, detto Walter, rappresentano un caso unico nella storia della criminalità, in Italia e non solo». Carlo Piano (giornalista), dopo Il cantiere di Berto e Atlantide - Viaggio alla ricerca della bellezza, scritto a 4 mani con il padre Renzo, si cala negli inferi con Il torto - Diciassette gradini verso l’inferno (edizioni e/o) la cui presentazione torinese si svolgerà mercoledì 7 maggio alle 18.30 presso la libreria Il Ponte della Dora.
Continua Piano: «“Quella poveracrista (sic) — confesserà Bilancia — ha lasciato un’orfana di quattro anni; io non lo sapevo, sennò avrei scelto un’altra”. Il “delitto di Pasqua” di Elisabetta Zoppetti avvenuto nel tratto piemontese dell’Intercity La Spezia-Venezia è l’unica recriminazione. Forse deriva dallo choc per il suicidio del fratello che nel 1987 si era gettato sotto un treno con il figlio, nipotino cui Walter era molto affezionato».
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COPERTINA IL TORTO - CARLO PIANO
Chi era Walter?
«Era un ladro, ma soprattutto un incallito giocatore d’azzardo. A 46 anni non aveva fatto ancora male a nessuno ma le parole carpite da due biscazzieri che credeva amici saranno il torto che gli cambierà la vita. “Lo abbiamo agganciato, il Walter” sente per caso, e per lui è l’ultimo tradimento. Li ucciderà entrambi per poi prenderci drammaticamente gusto».
Perché sembrava imprendibile?
«Perché non c’era un disegno preciso né legami apparenti tra le vittime. Lo beccheranno con il Dna e sarà lui a confessare anche gli omicidi di cui non era sospettato».
Come uccideva?
«Il Centenaro, quello della bisca, per soffocamento; poi con la sua Smith & Wesson colpisce al petto e alla testa: come quei due metronotte di Novi Ligure che lo avevano sorpreso mentre voleva uccidere una transessuale».
E le donne?
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«Gli uomini erano uccisi per vendetta, le donne per disprezzo. Bilancia dichiarerà “Le pescavo a caso, come carte dal mazzo”. Era stato soprannominato “il killer delle prostitute” ma per sua ammissione “le donne erano tutte uguali”».
Come spiegare tutto ciò?
«Gli psichiatri individueranno due ossessioni fondamentali: il tradimento e l’assenza di ricambio affettivo, dimensioni che lo avrebbero reso fragile e crudele al tempo stesso. Da ragazzino però era sereno; pensi che giocava in cortile con Beppe Grillo e Vittorio De Scalzi».
Com’era il suo ambiente familiare?
«Donato nasce a Potenza e presto si trasferisce con i genitori prima ad Asti e poi a Genova ma tornerà spesso dalla zia. Negli interrogatori ricorderà una delle tante umiliazioni cui lo sottoponeva il padre, spogliandolo davanti alle tre cuginette sghignazzanti perché era affetto da ipoplasia peniena. Questa disfunzione gli negò sempre un rapporto sano con l’altro sesso». […]
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