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    “NON HO PIU’ SOLDI, HO SPESO TUTTO IN VODKA, COCA E DONNE" (MANCO TANTO, CHE ME LA DAVANO GRATIS) – BOMBASTICA INTERVISTA A FLAVIO BUCCI, IL 'DON BASTIANO' DEL 'MARCHESE DEL GRILLO': “SORDI MI STAVA PROPRIO SUI COGLIONI”. ECCO PERCHE’ - "JOHN TRAVOLTA? GLI DISSERO: 'LUI È LA TUA VOCE ITALIANA'. E IO: MA SARÀ LUI CHE È LA MIA FACCIA AMERICANA” – E POI NANNI MORETTI “NOIOSISSIMO”, UGO TOGNAZZI “L’UNICO CHE SAPEVA VIVERE DAVVERO” - L’ALCOL MI HA DISTRUTTO? AVETE MAI PROVATO A UBRIACARVI? E’ BELLISSIMO. NON MI PENTO DI NIENTE, HO AMATO, HO RISO, HO VISSUTO, VI PARE POCO?” - VIDEO


     
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    Giovanna Cavalli per www.corriere.it

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    «La vita è una ed è tua, puoi farci quello che vuoi. Non mi sento colpevole verso nessuno, non ho rimpianti oppure se preferisce posso anche dirle che ne ho, tanto non potrei cambiare niente. La verità è che tutti ti pretendono a loro immagine e somiglianza, però io sono come sono. Non mi voglio assolvere da solo e non voglio nemmeno andare in Paradiso, che poi sai che noia lassù», sghignazza tonante e tossisce Flavio Bucci, 71 anni, grigio e scarruffato, tuta blu, ciabatte e un bastone con la testa di cane che gli sostiene il passo malfermo del femore e dell’anima, fratturati e mai guariti, mentre accende e spegne e riaccende sigarette nel posacenere di plastica colmo di cicche, accanto all’espresso del bar nella bottiglietta del succo di frutta. «Mi fanno male? Bah, c’è una sola cosa che ti uccide, però non lo sai mai prima, quale sarà».

     

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    Litorale di Fiumicino

    Stendino, moschini, un tavolo, ma il mare non si vede da questo terrazzino alla periferia di Passoscuro, litorale di Fiumicino, nella casa famiglia dove l’eterno Ligabue con gli occhi spiritati vive e sopravvive, lui che casa non ne ha più e famiglie ne avrebbe - due ex mogli, Micaela e Loes, tre figli, Alessandro, Lorenzo e Ruben, mamma Rosa che a 93 ancora si raccomanda «fiulin, comportati bene» - ma uno dopo l’altro sono dovuti scappare perché «non è stato facile starmi vicino, alcuni hanno resistito e altri meno, si vede che era il mio destino», e l’unico che tiene duro è il fratello minore Riccardo, esile e timido, che l’ha tirato a riva dopo il naufragio tra alcol, sonniferi, solitudine e depressione e lo accudisce, pure lui però tenendosi a distanza di sicurezza, come da un cavo elettrico scoperto. «Anni fa tu attore ti sentivi parte di un mondo, sentivi di contare qualcosa», ricorda Bucci in una sequenza di Flavioh (con la o allungata del romanesco) - Tributo a Flavio Bucci, il film documentario di Riccardo Zinna (scomparso un mese fa) e Marco Caldoro, che sabato 20 verrà presentato alla Festa del Cinema di Roma, due anni di viaggio in camper e nella memoria di«un uomo spigoloso e caparbio».

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    Cinema Maffei

    Dai pomeriggi di bambino al Cinema Teatro Maffei di Torino «dove c’era la rivista, le ballerine, la musica, il pacchetto completo dell’esistenza» ai vent’anni e al treno per Roma, a casa dell’amico Gian Maria Volontè «che abitava in vicolo del Moro e appena arrivato mi trascinò dentro un portoncino per farmi iscrivere al Pci, la tessera devo averla ancora da qualche parte» e poi subito sul set di La classe operaia va in Paradiso (1971) di Elio Petri «che chiamavo Capoccione, perché aveva grandi idee ma anche un grande testone, e se sbagliavi ti menava, quante botte che ho preso, Volonté no, che era un bestione» e due anni dopo in La proprietà non è più un furto accanto a Ugo Tognazzi «l’unico che sapeva vivere davvero».

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    Nel 1977 presta lo sguardo stralunato al pittore Ligabue, sceneggiato Rai che lo consacra: «Una fatica psicofisica immane, tre ore di trucco, pieno di lattice sulla faccia e due calotte sulla testa che mi gratto ancora oggi». Con Alberto Sordi, sul set del Marchese del Grillo di Monicelli (1981) dov’era don Bastiano non scattò simpatia:«No, no, mi stava proprio sui co...ni. Ogni giorno, mentre pranzavo nel camper, bussava il suo assistente. “Chiede Alberto se t’avanza qualcosa per i cani”. “Niente, digli che mi so’ mangiato pure le ossa”. Per allenarsi fa pure il doppiatore, è lui Tony Manero nella Febbre del Sabato Sera. «Mi presentano a Travolta: Vedi John, lui è la tua voce italiana. E io: ma sarà lui che è la mia faccia americana».

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    Ecce Bombo

    Con Michele Placido e Stefano Satta Flores produce Ecce Bombo di Nanni Moretti: «Primo piano su di lui. Dopo 45 ciak mi chiede: ma tu come la faresti questa inquadratura? (lo imita, è uguale). Uh, ma fa un po’ come ti pare. Tipo noiosissimo».

     

    Guadagna parecchio «in teatro anche due milioni di lire al giorno e per fortuna ho speso tutto in donne, manco tanto, che me la davano gratis, vodka e cocaina. Scarpe e cravatte che non mettevo mai. Mi sparavo cinque grammi di coca al giorno, solo di polvere avrò bruciato 7 miliardi. L’alcol mi ha distrutto? Mah, ha mai provato a ubriacarsi? E’ bellissimo. Lasci perdere discorsi di morale, che non ho. E poi cos’è che fa bene? Lavorare dalla mattina alla sera per arricchire qualcuno? Non sono stato un buon padre, lo so. Ma la vita è una somma di errori, di gioie e di piaceri, non mi pento di niente, ho amato, ho riso, ho vissuto, vi pare poco?».

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