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    DOPING? SI’, MA PER TROMBARE – CLAMOROSO AD ANCONA: L’EX CAMPIONE DI SALTO TRIPLO GIORGIO MARIA BORTOLOZZI POSITIVO A 84 ANNI: NELLE URINE TROVATE TRACCE DELL’ORMONE PER FARE SESSO. LUI SI DIFENDE: LO SCOPO ERA SOLO QUELLO DI MIGLIORARE LE PRESTAZIONI SESSUALI. IL FIGLIO, TESTE DELLA DIFESA, HA RIFERITO COME QUEL FARMACO LUI LO AVESSE VISTO ALTRE VOLTE A CASA DEL PADRE E QUINDI NON ERA FINALIZZATO ALLE GARE…


     
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    MARINA VERDENELLI per ilrestodelcarlino.it

     

    giorgio maria bortolozzi giorgio maria bortolozzi

    Accusato di doping dopo una gara tenuta nel capoluogo dorico finisce a processo. Lui è un ex medico di Treviso, Giorgio Maria Bortolozzi, 84 anni, che è stato campione italiano, europeo e mondiale di salto triplo. Oltre ad essere un atleta over 75 è anche un ex medico, ginecologo, e nel febbraio 2016 ha partecipato al campionato italiano indoor master che si è tenuto ad Ancona.

     

    Durante i consueti controlli sportivi, per verificare lo stato di salute degli atleti e la loro estraneità ad eventuali sostanze dopanti che possono agevolare e migliorare i risultati raggiunti, è stato trovato positivo. A Bortolozzi era stato fatto un prelievo di urina che i carabinieri del Nas hanno fatto analizzare al laboratorio antidoping di Roma.

     

    A marzo dello stesso anno era arrivato l’esito: positivo. Informata la Procura era stata avviata una indagine sull’atleta. Sotto accusa l’assunzione del Dhea, un ormone steroideo endogeno che il corpo umano già produce per natura ma che con l’avanzare degli anni si riduce drasticamente.

     

    giorgio maria bortolozzi 22 giorgio maria bortolozzi 22

    Nelle urine fu trovato Dhea e testosterone, due sostanze di origine non endogena compatibile con l’assunzione del farmaco trovato, vietati dalla Wada (world antidoping agency), l’agenzia mondiale antidoping. L’atleta avrebbe assunto il farmaco in capsule, Dhea 50 mg, poi trovate nella sua abitazione dopo una perquisizione chiesta ai fini dell’indagine ed estesa a tutte le proprietà dell’imputato compresa l’automobile.

     

    giorgio maria bortolozzi giorgio maria bortolozzi

    Bortolozzi ne aveva una confezione, già aperta, per circa una 50ina di pasticche, che all’epoca consegnò spontaneamente ai carabinieri quando si recarono nell’abitazione di Treviso per il controllo. La prescrizione se l’era fatta da solo, essendo medico, non sapendo che potevano dare esito dopante. Il fine, che lo stesso atleta poi dichiarò alla stampa locale dopo l’accusa di doping, era solo quello di migliorare le prestazioni sessuali. "Una sostanza che agli anziani fa bene", aveva detto. Tale sostanza servirebbe all’organismo per generare gli ormoni sessuali visto che con il passare degli anni la produzione naturale cala.

     

    Una alternativa al viagra che manterrebbe vivo il desiderio nel tempo. Al tribunale dorico ieri è stato sentito il figlio, davanti al giudice Antonella Passalacqua, come teste della difesa che ha riferito come quel farmaco lui lo aveva visto altre volte a casa del padre e quindi non era finalizzato alle gare da fare, sottolineando inoltre come quella positività segnò per il genitore 4 anni di squalifica dalle gare. Sentita anche una dottoressa, come perito di parte, che ha spiegato a cosa serve il farmaco ma che non è stata in grado di dire se poteva compromettere le analisi ai fini del doping. L’udienza è stata rinviata al 30 novembre prossimo per la discussione e per la sentenza.

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