mario draghi giuseppe conte
Maurizio Belpietro per “La Verità”
I grillini si accontentano di poco: a loro basta raccontarsi di aver abolito la povertà, di aver cancellato i privilegi dei politici e di aver restituito le Autostrade agli italiani, facendo pagare fior di miliardi ai Benetton, e sono felici come delle Pasque. Che poi nessuna delle cose per cui esultano corrisponda in realtà al vero è un piccolo dettaglio che non intacca neppure un po' le loro certezze.
mario draghi alla camera 2
Un' altra delle convinzioni di cui vanno fieri sono i risultati che sarebbero stati conseguiti da Giuseppe Conte quand' era al governo. Sui social, in questi giorni, hanno per esempio rovesciato migliaia di tweet per ringraziare l' ex presidente del Consiglio per quanto ha fatto nei tre anni a Palazzo Chigi, in particolare in quello con la pandemia.
IL POST FACEBOOK DI GIUSEPPE CONTE SUL RECOVERY PLAN DI DRAGHI
A sollecitare il desiderio grillino di incensare il proprio capo (ammesso e non concesso che l' ex avvocato del popolo la spunti su Beppe Grillo, il quale tutto vuole tranne che cedergli il comando del Movimento) è l' arrivo della prima tranche di miliardi stanziati dall' Europa. La Commissione ha infatti approvato martedì il Piano di ripresa e resilienza italiano e ai pentastellati non è parso vero di poterne rivendicare il merito, scappellandosi davanti al premier deposto.
Peccato che a rovinare la festa dei tifosi di Conte ci abbia pensato Mario Draghi il quale ieri, durante le comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio europeo, ci è andato pesante. Sul Next generation Eu «uno sforzo del genere sarebbe stato impensabile un anno e due, tre mesi fa, c' è stata certamente una forte determinazione della Commissione, ma questo Piano non sarebbe mai passato con le posizioni, gli atteggiamenti di politica estera, di politica europea di molti Paesi». Come è noto, l' ex governatore della Bce è abituato a centellinare le parole e da presidente del Consiglio, rispetto al suo predecessore, ne fa un uso moderato e mirato.
DOMENICO ARCURI GIUSEPPE CONTE
Niente conferenze stampa fluviali, nessuna improvvisata nel cortile di Palazzo Chigi o dietro un tavolino in piazza Colonna. No, Draghi parla poco ma, come ha dimostrato qualche giorno fa di ritorno dalla Spagna mettendo in riga il ministro della Salute, Roberto Speranza, se parla è perché ha qualche cosa da dire o qualche sassolino da levarsi dalle scarpe.
ROBERTO SPERANZA MARIO DRAGHI
Quello che si è tolto ieri è però un macigno e lo ha scagliato proprio contro il suo predecessore. Infatti, ogni riferimento al periodo in cui sarebbe stato impensabile ottenere l' approvazione da parte dei Paesi europei è chiaramente voluto. Il presidente del Consiglio non ha detto «dieci anni fa non avremmo ottenuto ciò che abbiamo conquistato ora», ma ha specificato un anno e due, tre mesi fa.
Cioè quando c' era Conte. Si dà il caso che l' ex premier grillino celebrò i suoi successi diplomatici proprio un anno fa, annunciando agli italiani di aver strappato un accordo epocale, che avrebbe ricoperto di soldi il Paese. Già allora i più accorti (e tra questi noi) manifestarono dubbi di fronte al trionfalismo dell' avvocato del popolo divenuto avvocato di un' élite di compagni.
ursula von der leyen consegna a mario draghi la pagella di bruxelles al recovery plan italiano 1
Che la montagna di quattrini non fosse così scontata, tuttavia lo si è capito presto, ovvero quando Conte ha cominciato a pasticciare con cabine di regia e progetti appena abbozzati. Risultato, prima che fosse sfrattato da Matteo Renzi, non risulta che il governo avesse un piano dettagliato per ottenere i fondi promessi.
In pratica, il fiume di denaro millantato rischiava di restare a secco. E infatti Draghi, con sottile perfidia, sottolinea che «due o tre mesi fa» risultava impensabile raggiungere l' obiettivo. L' ex governatore non lo dice, ma il senso è quello: fosse rimasto Conte, l' Italia avrebbe perso il treno, vedendo passare un' occasione senza riuscire a coglierla.
DOMENICO ARCURI GIUSEPPE CONTE
Ma Draghi non si è levato solo questo macigno. Nelle comunicazioni alla Camera ha voluto dare un' altra carezza a Conte e anche in questo caso c' è una parolina messa all' interno del discorso che non lascia dubbi su chi fosse l' obiettivo del suo intervento. Parlando dei temi oggi in discussione a Bruxelles, il capo del governo ha spiegato: «Per quanto riguarda l' immigrazione, è importante ricordare che da giugno 2018 questo tema non era più all' ordine del giorno del Consiglio europeo.
giuseppe conte roberto speranza
È bastato che lo chiedessi per farlo tornare. Non lo dico per merito, ma per marcare una sensibilità diversa, volta ad affrontare insieme certi problemi». Anche in questo caso, non serve essere degli esperti per decrittare il messaggio, perché Draghi colloca l' assenza di una discussione sul tema dell' immigrazione in un periodo specifico, che va dal giugno 2018 a oggi.
mario draghi alla camera.
E chi si insediò alla guida del governo nell' estate di tre anni fa? Ovvio: Conte e se, pur cambiando maggioranza e imbarcando il Pd, sulla questione dei profughi non è cambiato nulla, di chi è la colpa? Anche qui la risposta è abbastanza scontata: di chi, dal 2018 fino a ieri, stava a Palazzo Chigi.
CONTE DRAGHI
Col che si può dire che, dopo aver rimosso Domenico Arcuri, Fabrizio Palermo, Gennaro Vecchione e vari altri funzionari dello Stato che rispondevano all' ex presidente del Consiglio, Draghi sta continuando nell' opera di de-contizzazione del Paese. Dal nostro punto di vista si tratta di una buona notizia, ma aspettiamo che l' opera si concluda con la cancellazione del reddito di cittadinanza e delle altre fesserie che ci ha lasciato la stagione grillina.
ursula von der leyen mario draghi di fronte al teatro 5 di cinecitta 5 mario draghi alla camera