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    CON LA GENETICA È FINITA L'ERA DEI "COLD CASE" - DOPO 21 ANNI BECCATO L'ASSASSINO DI PIETRO BEGGI, CHEF UCCISO AD ASTI NELLA NOTTE TRA IL 2 E IL 3 GENNAIO 2000 - IL NOTO RISTORATORE FU TORTURATO PER FARGLI RIVELARE IL NASCONDIGLIO DELL’INCASSO E LASCIATO AGONIZZANTE COL CRANIO FRACASSATO - UNO DEI MALVIVENTI, GIAMPAOLO NUARA, È STATO INDIVIDUATO GRAZIE A UNA TRACCIA DI SANGUE LASCIATA DOPO UN FURTO A PAVIA DUE ANNI FA: INCROCIANDO I DATI DEL DNA...


     
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    Alessandro Fulloni per www.corriere.it

     

    pietro beggi pietro beggi

    Un omicidio efferato motivato da una rapina, con la vittima ferocemente torturata perché rivelasse il nascondiglio di un incasso da 30 milioni di lire. E un cold case che trova un colpevole.

     

    Dopo 21 anni l’omicidio di Pietro Beggi, noto chef del ristorante Ciabot del Grignolin di Calliano, nell’Astigiano, ha un responsabile. La Corte d’Assise d’Appello di Torino ha riformato il proscioglimento di Giampaolo Nuara, oggi quarantenne, deciso in primo grado con rito abbreviato, condannando l’imputato a 14 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. Lo rende noto l’avvocato Maurizio La Matina, difensore dell’imputato.

     

    lo chef pietro beggi lo chef pietro beggi

    Trovato agonizzante nella cantina

    Nella notte tra il 2 e il 3 gennaio 2000, lo chef, allora 68enne, venne trovato agonizzante dal socio Livio Vallarin nella cantina del ristorante, colpito alla testa in un tentativo di rapina. Morì poche ore dopo in ospedale.

     

    Nuara era stato accusato di far parte della banda che assalì lo chef e lo torturò perché rivelasse il nascondiglio dell’incasso, oltre 30 milioni di lire. Tracce di dna dell’imputato erano state trovate a distanza di 19 anni su una calza che i rapinatori indossarono per nascondere il loro volto, nel corso di un’altra indagine, su un furto avvenuto a Pavia.

     

    Parliamo della banda — composta da italiani, tra cui lo stesso Nuara, e albanesi — di finti carabinieri che per alcuni anni, tra il 2015 e il 2016, imperversò in tutta la Lombardia, da Lodi a Brescia e Bergamo, mettendo a segno un’ottantina di furti.

     

    le indagini dopo il caso le indagini dopo il caso

    I banditi indossavano false divise dell’Arma e presentandosi a casa della gente, inscenando delle pantomime truffaldine, approfittavano per darsi a ruberie. I veri carabinieri del comando di Pavia, in collaborazione con i Reparti investigativi di altre città, arrestarono i componenti della gang nel 2019.

     

    L’incasso nascosto in cucina

    L’incasso era nascosto dentro il mobiletto della cucina del ristorante. Era frutto degli incassi di Capodanno. Il ristorante, che lo chef conduceva da una trentina d’anni puntava sui grandi numeri, aveva circa 400 posti ma la cucina era di qualità, tanto che tra gli ospiti capitava anche l’ex presidente del Consiglio Giovanni Goria, piemontese.

     

    le indagini al ristorante le indagini al ristorante

    Beggi, che cercò di resistere alle torture, si spense nel reparto di rianimazione del Cto di Torino — ricostruì anni dopo «il Monferrato» — dove era stato ricoverato ormai in coma.

     

    Picchiato a sangue e con il cranio fracassato, era rimasto in fin di vita in un lago di sangue per tutta la notte di domenica nello scantinato dove i suoi assassini lo avevano trascinato a forza.

     

    Il sangue nelle calze e la comparazione

    All’epoca, nonostante le indagini serrate, gli investigatori non arrivarono ad alcun sospettato ma repertarono tutto quanto trovato nel locale e nei dintorni, comprese tre calze da donna opportunamente modificate per fungere da passamontagna.

     

    i funerali di pietro beggi i funerali di pietro beggi

    Su tutte vennero rilevate tracce biologiche e vennero catalogate. Una di queste, molti anni dopo, trovò riscontro nel nome di Gianpaolo Nuara che, nel frattempo, era stato indagato dai carabinieri di Lodi nell’ambito di una serie di furti in villette.

     

    Una traccia di sangue lasciata su un vetro frantumato per introdursi in casa di notte e la saliva rilevata dai mozziconi di sigaretta presenti sulla scena di un altro furto erano di Nuara e, una volta immessi nel database, hanno incrociato quella ricerca latente dall’epoca dell’omicidio di Calliano.

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