cannabis depressione
Grazia Longo per “la Stampa”
La marijuana non è più considerata una droga pericolosa, alla stregua di cocaina ed eroina. La svolta storica, dopo 50 anni, è avvenuta ieri grazie alla decisione delle Nazioni Unite di rimuovere la cannabis dalla Tabella IV della Convenzione Unica del 1961. L'Onu esalta dunque il valore terapeutico della marijuana, allineandosi con quando già evidenziato da tempo dall'Organizzazione mondiale della sanità. Il provvedimento non avrà comunque ripercussioni automatiche e immediate sull'allentamento dei controlli internazionali, perché i governi avranno ancora giurisdizione su come classificare la cannabis.
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Molti Paesi, però, considerano le convenzioni globali come guida, e il riconoscimento dell'Onu è una vittoria simbolica per i sostenitori del cambiamento della politica sulle droghe. La votazione si è conclusa con 27 voti favorevoli, 1 astensione e 25 voti contrari. Dei 53 Stati quasi tutti quelli appartenenti all'Unione europea - ad eccezione dell'Ungheria - e alle Americhe hanno votato a favore, compresa l'Italia, raggiungendo la maggioranza di un solo voto, a quota 27.
Gran parte dei Paesi asiatici e africani, invece, si sono opposti. Dai dati raccolti dall'Onu emerge che il primo Paese al mondo per consumo di cannabis è l'Islanda (18,3% della popolazione), seguita dagli Stati Uniti (16,3%) e Nigeria (14,3%). L'Italia si piazza al dodicesimo posto, insieme alla Spagna, con il 9,2%, i Paesi Bassi al ventesimo posto con l'8%, mentre al trentesimo e ultimo posto della classifica troviamo la Sierra Leone con 5,4%.
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Sempre dalle ricerche Onu, l'ultimo report è di tre anni fa, risulta che 188 milioni di persone nel 2017 hanno fatto uso di cannabis, con la produzione che proviene da 159 Paesi e, principalmente, da Maghreb, Mashrek e Balcani meridionali. Ora, la decisione dell'Onu dovrebbe contribuire alla legalizzazione della cannabis terapeutica, i cui benefici sono stati documentati per patologie come il morbo di Parkinson, la sclerosi, l'epilessia, il dolore cronico e il cancro.
Il segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova, dichiara in tal senso: «Il voto Onu rappresenta un passaggio politico internazionale rilevantissimo che dovrà portare a sdoganare completamente sul piano internazionale la cannabis terapeutica. L'Italia colga l'indicazione Onu e tolga definitivamente le restrizioni proibizioniste e vessatorie che ancora impediscono a migliaia di malati di utilizzare e coltivare ad uso terapeutico la cannabis».
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E Marco Perduca, Associazione Luca Coscioni, incalza: «Il voto è importante anche perché le raccomandazioni dell'Oms erano state elaborate sulla base della letteratura scientifica prodotta negli anni, in condizioni molto difficili. Finalmente la scienza diventa un elemento fondamentale per aggiornare decisioni di portata globale, come quelle delle Convenzioni Onu sulle droghe, non solo ai mutati scenari sociali e culturali, ma anche alla luce del progresso scientifico».