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    MEGLIO TARDI CHE MAI - DOPO 70 ANNI IL GIAPPONE AMMETTE LE VIOLENZE COMPIUTE DAI SUOI MILITARI DURANTE L'INVASIONE DELL’ASIA ORIENTALE, CON LE DONNE COREANE TRASFORMATE IN SCHIAVE DEL SESSO, CHIAMATE “SIGNORINE DI CONFORTO”


     
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    Il Giappone chiede scusa alla Corea del Sud per la vicenda delle schiave sessuali Il Giappone chiede scusa alla Corea del Sud per la vicenda delle schiave sessuali

    Ilaria Maria Sala per “la Stampa”

     

    L' anno del 70 o anniversario dalla fine della Seconda Guerra Mondiale si conclude con un insperato accordo fra Tokyo e Seul. Il Giappone ha riconosciuto le sue responsabilità per le violenze compiute durante l' invasione dell' Asia orientale nei confronti di moltissime donne, definite «di conforto» alle truppe, ma che in realtà furono rapite e violentate dai militari.

     

    MOLTE MORIRONO

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    Centinaia di loro morirono per malattie e per sfinimento, altre sono rimaste segnate a vita dalle violenze. Per decenni Tokyo ha cercato di negare ogni responsabilità ufficiale per questo orrore, via via accusando le donne stesse di essere prostitute che fornivano i loro servizi in modo volontario, o sostenendo che questi sinistri bordelli di guerra erano stati organizzati da imprenditori privati, coreani e giapponesi, e che non vi era nessuna responsabilità ufficiale da parte dell' esercito giapponese, e dell' istituzione imperiale o statale. Una versione, che per anni ha continuato a rinnovare le ferite delle donne rapite e violentate, gettando discredito sull' onore di alcune fra le vittime più tragiche della guerra.

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    A smentire la versione ufficiale giapponese nel corso degli anni sono state proprio le donne sopravvissute, perennemente davanti all'Ambasciata giapponese a Seul a chiedere giustizia in un numero sempre più sparuto man mano che le più anziane morivano, e un pugno di storici giapponesi anti-revisionisti, che hanno potuto recuperare dagli archivi documenti che rivelano, senza possibilità di appello, tutte le responsabilità ufficiali per questo traffico di donne.

     

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    L’ACCORDO

    Con l' accordo siglato ieri dal ministro degli Esteri giapponese Fumio Kishida e dalla sua controparte sudcoreana Yun Byung-se, dunque, Tokyo ha fornito scuse ufficiali alle donne che chiedevano di veder restituito il loro onore - ed ha anche creato un fondo di 7,6 milioni di euro per poter provvedere a tutti i bisogni delle ultime sopravvissute. L' accordo spiana la via a relazioni più serene fra il Giappone e la Corea del Sud, ora che questo contenzioso è stato finalmente affrontato.

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    Kishida, durante la conferenza stampa a Seul ha dichiarato che il Giappone ha stabilito il fondo con finanziamenti governativi dal momento che «il governo giapponese è consapevole della sua responsabilità per una questione che ha causato cicatrici profonde nell'onore e nella dignità di molte donne sotto il regime militare dell' epoca». E in calce allo storico accordo, però, il Giappone ha voluto che venisse affermato che queste scuse chiudono in maniera definitiva la questione.

     

    Ma per quanto questo sia un passo in avanti innegabile, che rende almeno parzialmente giustizia alle donne costrette dall' imperialismo giapponese alla schiavitù sessuale, il problema non può dirsi definitivamente risolto. Non solo perché le «donne di conforto» sono state una realtà anche in molti altri Paesi invasi dal Giappone, dalla Cina alle Filippine, ma perché questo accordo firmato da due uomini in giacca e cravatta ancora una volta non ha consentito alle superstiti stesse di essere presenti, e di ricevere in prima persona le scuse che hanno tardato settant'anni per essere portate loro.

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