ALFANO GENTILONI
Francesca Schianchi per “la Stampa”
Se un sorriso parla più di mille parole, Angelino Alfano al Quirinale ieri sera aveva la felicità stampata in volto. L'ex ministro della Giustizia ai tempi di Berlusconi, poi passato all' Interno con Enrico Letta e con Matteo Renzi, ascende al dicastero più prestigioso. Un'innegabile promozione per lui e per l'intero Ncd, che riesce a mantenere le posizioni nel nuovo esecutivo e a tenere fuori lo scomodo antagonista Denis Verdini.
RENZI NAZARBAEV
L'enfant prodige del centrodestra, classe 1970, quindi non lascia, anzi raddoppia. Si allontana dalle rogne peggiori, ossia la sicurezza (che a dispetto di ogni indice è sempre più in crisi agli occhi dei cittadini) e l'immigrazione. Roba che non paga al momento del voto. Così gli sfugge di dire: «Sono molto contento di lasciare il ministero dell'Interno dopo 3 anni e 8 mesi di reggenza...».
Poi si corregge al volo: «Sono contento perché lascio un Paese più sicuro. Mentre altrove si sono registrati attentati devastanti, da noi il sistema della sicurezza funziona. Durante la mia reggenza i reati sono calati e sono cresciuti gli investimenti nonostante il momento molto difficile. Sì, sono contento di lasciare tutti gli indici in senso positivo».
angelino alessandro alfano
Ha ben motivo di essere felice, Alfano. E nell'allontanarsi dalle grane per entrare nel circolo più esclusivo, quello dei ministri degli Esteri, sente di avere il sostegno del Quirinale. Non per caso, la sua ultima intervista esordiva così: «Ci affidiamo alla saggezza del presidente Mattarella».
Si dice che ci sia un gran feeling tra due siciliani di area cattolica, sia pure di generazioni diverse. Se per Alfano il tema dell'immigrazione esce dalla porta, però, immediatamente rientra dalla finestra. Lo dice lui stesso, uscendo dal Colle: «C'è un elemento di continuità. Ora mi occuperò di rafforzare le frontiere esterne».
ALFANO TIZIANA MICELI
Sulla scrivania del responsabile della Farnesina la gestione dei flussi dall'Africa e dal Medio Oriente è in effetti uno dei dossier più scottanti. E non tanto per la gestione della crisi libica (che pure alla Farnesina è forse il problema più urgente), quanto per il braccio di ferro che s'annuncia con l'Europa.
Passa da Bruxelles, infatti, la soluzione anche di questo rebus: sia per la ridefinizione del Trattato di Dublino (che inchioda i richiedenti asilo al primo Paese europeo in cui mettono piede), sia per l'applicazione del grande piano di aiuti per gli africani che si chiama Migration Compact (a parole tutti i Ventisette lo apprezzano, ma poi s'inceppa quando si esaminano i doveri di ciascuno).
alfano
E finché si parlerà di immigrazione, c'è da dire che Alfano conosce bene la materia e gli interlocutori europei. La "europeizzazione" dell'accoglienza è stato anzi il suo cavallo di battaglia. E fu il primo, da ministro dell'Interno, a dire che occorreva modificare i trattati affinché i migranti raccolti in mare venissero riportati in Africa: posizione ora condivisa in Francia e in Germania.
ALFANO
Non solo d'immigrazione, però, s'occuperà Alfano. «Abbiamo di fronte una serie di sfide», si schermisce. I prossimi sei mesi chiameranno l'Italia a un ruolo superlativo: presidenza del G7, che culminerà con il vertice di Taormina il 26 e 27 maggio; seggio al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite; celebrazioni del Patto di Roma; rapporto con la Russia di Putin e con gli Usa di Trump.
Con Donald Trump è tutto da vedere come andranno le cose. Ma certo Alfano può rimarcare che lui, a differenza di tutti gli altri, non ha mai espresso un solo minimo appoggio alla Clinton. Un po' se lo sentiva che le cose non sarebbero andate come dicevano i sondaggisti. Un po' aveva il dovere di marcare una visione di centrodestra in una compagine, come quella renziana, che troppo spesso sembrava un monocolore Pd.
RENZI MATTARELLA ALFANO
Il suo ruolo di contraltare politico lo ha portato, paradossalmente, a stringere un notevole rapporto con i leader del Partito popolare europeo, vedi il premier spagnolo Mariano Rajoy, la cancelliera Angela Merkel. L'italiano Angelino era l'unico a partecipare ai vertici del Ppe che precedevano i summit europei dei Capi di Stato e di governo. Buono anche il rapporto con il nuovo primo ministro francese Cazeneuve e con la premier britannica Teresa May, entrambi ex ministri dell' Interno.