Alberto Gentili per il Messaggero
draghi
Nel day-after dell' assalto di Luigi Di Maio, con tanto di richiesta di dimissioni e di dimissioni minacciate, le parole di Mario Draghi sono state accolte come un balsamo e «un conforto» dal ministro dell' Economia, Giovanni Tria. E anche Sergio Mattarella, in missione a Riga, ha annotato con favore il messaggio lanciato dal presidente della Banca centrale europea.
LA BACCHETTATA Il monito di Draghi, la bacchettata rivolta ai vicepremier Di Maio e Matteo Salvini che con i loro annunci «hanno creato qualche danno, facendo salire i tassi per famiglie e imprese», sono infatti in linea con la resistenza di Tria a una legge di bilancio monstre e alla moral suasion del Quirinale volta a consigliare cautela e il rispetto dei vincoli europei.
Anche il premier Giuseppe Conte è stato elogiato dal presidente della Bce. Anche lui, ha annotato il presidente della Bce, è tra quelli (insieme a Tria e al ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi) che hanno promesso il rispetto delle regole. Ma appena sono rimbalzate a Roma le parole di Draghi, il premier invece di festeggiare è corso a organizzare un vertice con Tria, il ministro per l' Europa Paolo Savona, Salvini e Di Maio. Doveva svolgersi in serata, dopo il Consiglio dei ministri, poi è stato rinviato a lunedì.
DRAGHI TRIA
C' è allarme nel governo. Draghi ha detto, «dopo tante parole cambiate molte volte», di «aspettare i fatti». Ha insomma fatto capire di attendere una legge di bilancio coerente, in linea con i parametri europei e in grado di tranquillizzare i mercati finanziari. Soprattutto ha spiegato che non ci sarà un trattamento ad hoc per l' Italia. Non avverrà, come sollecitato in più occasioni da esponenti dell' esecutivo, un prolungamento del quantitative easing (Qe): l' acquisto dei titoli di Stato da parte della Bce, in scadenza a dicembre, che ha permesso in questi anni di tenere basso lo spread. Insomma, l' ombrello sollecitato e invocato dal governo italiano, non resterà aperto. Da qui il montare della preoccupazione a palazzo Chigi e all' Economia.
L' APPELLO DEL PREMIER Oltre a convocare il vertice, Conte con un giro di telefonate ha chiesto a Di Maio e a Salvini di evitare repliche contro Draghi. E i due vicepremier bollati come dannosi e chiacchieroni dal capo della Bce, hanno avuto reazioni diverse. Di Maio ha taciuto. Salvini, uso a dichiarazioni molto ruvide, ha attaccato ma senza strafare, limitandosi a chiedere a Draghi di fare «gli interessi dell' Italia», di «aiutare e consigliare» e «non criticare e basta».
LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI
Per uno come il leader leghista si tratta di carezze, o quasi.
Una reazione eccessiva al presidente di Eurotower avrebbe potuto avere effetti devastanti sullo spread, innescando quella tempesta finanziaria che Mattarella, Conte, Tria, ma anche Lega e 5Stelle vogliono assolutamente evitare per non ritrovarsi con le spread alle stelle e un' ulteriore riduzione dei margini di manovra.
Nell' entourage di Di Maio non si nasconde una «forte irritazione». Ma per una volta, mandato il segnale di essere capaci di defenestrare perfino il presidente della Consob, è prevalsa la prudenza: «Sappiamo che ci aspetta un autunno caldissimo», dice un alto esponente grillino, «e sappiamo che siamo osservati speciali.
Dunque, calma e gesso. Quello che vogliamo ottenere sul reddito di cittadinanza lo otterremo senza altri annunci clamorosi».
conte di maio salvini
Ben diverso il trattamento riservato a Pierre Moscovici. Anche il commissario europeo agli Affari economici ha offerto sponda a Tria, ma soprattutto ha detto che «l' Italia è un problema nella zona euro» e ha paragonato Di Maio e Salvini a «piccoli Mussolini». La reazione dei vicepremier è stata durissima. E questa veemenza dà ancora più risalto al quasi-garbo riservato a Draghi.
PROMESSE ELETTORALI Lega e 5Stelle in vista delle elezioni europee vogliono inserire nella legge di stabilità il reddito di cittadinanza, uno spezzone della flat tax e della riforma della legge Fornero. E per questo assediano Tria in una sorta di competition a chi riesce a strappare più risorse (anche a danno dell' alleato) per realizzare le promesse elettorali. Ma sparare sul bersaglio grosso della Bce finirebbe per complicare una partita già molto complessa. Anche perché Tria, al momento, non intende muoversi dall' 1,6-1,7% nel rapporto tra deficit e Pil.
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