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    BRUTTA MA BUONA – È LA NUOVA ARTE POLITICAMENTE CORRETTA ELOGIATA DALLA POWER LIST DI "ART REVIEW", LA RIVISTA LONDINESE DI ARTE CONTEMPORANEA - AL PRIMO POSTO DELL’ELENCO, COMPILATO OGNI ANNO DA UN COMITATO ANONIMO DI INTENDITORI, IL BLACK LIVES MATTER. AL QUARTO IL #MEETOO E AL CENTRO UN "VIRTUOSO" COLLETTIVO INDONESIANO CHE LOTTA PER VENDICARE LE RAZZIE COLONIALISTE...


     
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    Giulia Zonca per http://www.lastampa.it

     

    Una lista di potenti senza centro occidentale, un elenco di persone che contano dove è presente l' Africa o il Sud-Est asiatico, una élite zeppa di donne e non è la rivoluzione e neanche un anticipo di nomination agli Oscar inclusivi per dittatura, è la Power List di ArtReview, un microcosmo capace di influenzare molti sistemi.

     

    Nata nel 2002, la sempre più ambita lista identifica non tanto chi gestisce l' autorità, ma chi la sposta. Diciotto anni fa era un bilancio di chi muoveva più soldi, ora è la geografia del cambiamento e nessuno ha forzato i parametri, i fatti e le idee li hanno cambiati fino ad arrivare al 2020 dove al primo posto c' è Black Lives Matter, al quarto #MeeToo e in mezzo un collettivo indonesiano che trasforma il confronto creativo in un genere culturale e un duo che lotta per la restituzione delle opere sottratte dal colonialismo.

    Art Review Art Review

     

    Non è una classifica di settore, non decide chi ha più potere d' acquisto, non oggi.

    Prima sottolineava ruoli decisivi: i galleristi più spavaldi, i direttori più pesanti e i curatori capaci di attirare l' attenzione. Tutto questo ancora c' è, ma si muove a un altro ritmo e si mescola a un potere più anarchico, a un' energia che parte lontano dalle rotte conosciute e si impone. I selezionati non sono per forza pezzi grossi dell' arte, ma movimenti, docenti, filosofi il cui pensiero rimbalza in diverse forme visive e diventa poi forza in grado di penetrare nella società e di trasformarla. L' arte è il mezzo e non sempre il fulcro dei prescelti che in qualche modo la usano come spinta: per questo la lista esce dal suo mondo di appartenenza e diventa di anno in anno spia della contemporaneità.

     

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    Black Lives Matter ha tirato giù le statue confederate, ha scritto per le strade americane che la vita dei neri conta, ha dipinto murales in memoria di George Floyd, l' uomo soffocato da un poliziotto. Ha tradotto in gesti artistici la protesta e quei simboli, quelle foto, hanno viaggiato, hanno modificato diversi punti di vista. Non è giusto decapitare un monumento, ma è sensato discutere sul fatto che quel particolare tributo non abbia più un senso, né un posto legittimo. Questo processo rende l' arte e le correnti che la attraversano tremendamente concrete, pratiche. Alla posizione numero due c' è ruangrupa, rigorosamente in minuscolo, etichetta di un gruppo di Jakarta che ha il compito di organizzare la prossima Documenta, fiera tra le più importanti e pure quella che, con la sua scadenza quinquennale, ha spesso il compito di raccontare le metamorfosi, di indicare un sentimento che sta per arrivare. Gli artisti anticipano l' attualità.

    CAMPAGNA DI DENUNCIA DELLE MOLESTIE METOO CAMPAGNA DI DENUNCIA DELLE MOLESTIE METOO metoo metoo

     

    Al terzo posto Bénédicte Savoy e Felwine Sarr: insieme hanno portato il governo francese a votare, all' unanimità, per l' obbligo di restituzione. La Francia ha razziato opere da imperialista e anche se ora molte hanno storie complicate da ricostruire, esiste comunque una legge che preme per una svolta. Che contrasta il razzismo. Stesso meccanismo per #Meetoo, partito come onda di indignazione e ormai attivismo con una reale capacità di impatto. I musei hanno rivisto le loro collezioni e scoperto che le artiste sono poco rappresentate, hanno studiato modi per evidenziare la loro presenza e la loro parte. Non è un dettaglio, solo se la parità si vede poi esiste. Al numero cinque, occupato da Fred Moten, si scopre che un poeta filosofo può essere un influencer e come Chiara Ferragni agli Uffizi è un' ottima promozione per i musei, così Moten, capace di dare suggerimenti pure agli economisti con la sua critica radicale, è la prova che la cultura non ha una sede prestabilita. Circola. La lista segna i punti di connessione tra ciò che si mostra e ciò che serve, condiziona e orienta. Può darsi che i nomi non siano sempre davvero quelli più determinanti, come tutte le classifiche è discutibile e in certe decisioni controversa, ma i meccanismi che portano alla scelta testimoniano la connessione tra arte e vita, tra cultura e potere. Legami ben più stretti di quelli che si possono immaginare.

     

    L' Italia compare alla posizione 35 con Miuccia Prada, presente dal 2003, una delle più longeve e figura più tradizionale rispetto a quelle che ora stanno ai primi 10 posti, ma pure noi portiamo in dote il nostro dato indicatore di un presente sorprendente: su cinque soggetti inclusi nei power 100, 4 sono donne. E non dite che è solo arte, non dopo aver visto quanto conta.

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