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    MACRON HA IL MISSILON MA NOI NON SIAMO DEI COJON - DOPO LA BREXIT, LA FRANCIA RESTA L’UNICA POTENZA NUCLEARE DELL’UE - IL PORTACIPRIA DI BRIGITTE PROPONE DI “DEFINIRE INTERESSI COMUNI NELLA SICUREZZA” CON L’OBIETTIVO NON DICHIARATO DI FARE DELL’EUROPA UN PROTETTORATO FRANCESE, MAGARI COSTRUENDO UNA DIFESA COMUNE INTORNO ALL’ESERCITO DI PARIGI - IL CUI COMANDO, ALLA FINE, DOVREBBE ESSERE IN CAPO ALL’ELISEO…


     
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    Leonardo Martinelli per “la Stampa”

     

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    Il momento non è stato casuale. Subito dopo la Brexit, la Francia resta l' unica potenza nucleare dell' Unione europea. Ed Emmanuel Macron si è appena spiegato con i suoi alleati nel Baltico ed è andato in Polonia: una delicata operazione per rassicurare gli alleati preoccupati del dialogo di Parigi con Mosca.

     

    Ecco, era il momento propizio per fare il punto sulla «deterrenza nucleare» francese. Agli europei ha proposto di «definire insieme quali sono i nostri interessi per la sicurezza». E ha chiesto loro un «sussulto» per una sovranità scelta e non subita in questa materia. «Le nostre forze nucleari - ha precisato - rafforzano la sicurezza dell' Europa e hanno una dimensione europea».

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    Diciamolo subito: tanta «generosità» e apertura nei confronti degli alleati Ue, in una fase in cui l'«ombrello atomico» americano sul Vecchio continente viene messo in discussione, non significa condivisione dell' arsenale delle testate con l' Unione (la proposta un po' provocatoria che era arrivata qualche giorno fa dal conservatore tedesco Johann Wadephul, vicino ad Angela Merkel). No, è solo l' offerta a costruire la difesa Ue intorno alla «force de frappe». Che resterà francese: a premere eventualmente il bottone nucleare sarebbe alla fine Macron e solo lui.

     

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    Il presidente è partito da una considerazione: i sistemi di autocontrollo non funzionano più, vedi la recente denuncia di Washington del trattato russo-americano del 1987 sui missili nucleari a raggio intermedio (Inf). Poi, si è visto cos' è successo all' accordo con l' Iran, manomesso da Donald Trump nel 2018. Per Macron il rischio è che il nuovo ordine si riduca a una gestione Usa-Russia, eventualmente allargata alla Cina, potenza emergente nel settore (avrebbe ormai più di 500 testate nucleari).

     

    Ebbene, per Macron questa «trilateralizzazione», come lui la chiama, va evitata. E dà la possibilità alla Ue, attraverso la Francia, di entrare in quel dialogo. Ad esempio, riguardo all' Inf, «gli europei devono esserne parte integrante e firmatari del nuovo trattato». «Non devono essere più spettatori in una nuova corsa agli armamenti che avrà degli effetti anche sul territorio Ue».

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    In un negoziato di questo tipo sarebbe un coinvolgimento inedito per gli europei (al di là di Francia e Regno Unito), anche se bisognerà vedere chi sarà interessato e chi, invece, vuole spingere sugli americani per il mantenimento del loro «ombrello». Macron ha poi sottolineato che la deterrenza nucleare del suo Paese deve essere quella «strettamente necessaria» e «oggi è ormai inferiore a 300 testate nucleari». Ma in un gioco che è tipico del suo approccio in ogni contesto ha pure ricordato che la Francia sta investendo 37 miliardi di euro per modernizzare le proprie armi nucleari fra il 2019 e il 2025. Parigi alla force de frappe ci tiene ancora.

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