Giuseppe Gaetano per www.corriere.it
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Una canzone leggendaria, inconfondibile; per una voce mitologica, unica: Tom Waits - il musicista cult che ha incarnato l'altra faccia dell'America, l'alter ego musicale di Bukowski, il cantore dei naufraghi del grande naufragio della vita - ha inciso Bella Ciao nel nuovo disco dell'amico Marc Ribot, Songs of Resistance 1942-2018, cantando addirittura l'incipit del ritornello e alcuni versi in italiano.
Una versione più lenta, malinconica e riflessiva di quella incalzante che conosciamo; ma comunque emozionante, per il significato che assume il testo in lingua inglese e per l'artista eccezionale che lo interpreta. Waits, 69 anni a dicembre - nonostante l'amicizia con Bruce Springsteen, grande testimonial democratico di Obama, e l'atteggiamento verso la vita decisamente "progressista" - si è sempre distinto per non esser mai sceso nell'agone politico, mantenendosi alla larga sia dalle luci dello showbiz che dall'attualità della cronaca, un po' come Paolo Conte in Italia.
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Ma stavolta ha ceduto. Un po' perché gliel'ha chiesto il compagno di palco Ribot, il virtuoso chitarrista americano che dagli anni '80 lo accompagna nei concerti live e nelle registrazioni in studio.
Un po' perché è la stessa urgenza dell'epoca che viviamo ad averglielo domandato. E lui, uomo-contro per eccellenza, non si è tirato indietro, schierandosi. L'lp, uscito il mese scorso per la piccola etichetta indipendente ANTI-Records, ha un altissimo valore politico in un periodo storico in cui, da una sponda all'altra dell'Atlantico - negli Usa con Trump e in Europa con Salvini, Orban e Le Pen - imperversa un "fantasma nero" che spaventa la pancia delle genti, agitando sui social i vessilli del razzismo, dell'intolleranza, della lotta all'immigrazione in quanto tale ad ogni costo; anche a quello della perdita di una nostra presunta umanità.
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Non a caso il videoclip contiene immagini del presidente Trump, della Casa Bianca, di prigioni statunitensi e delle numerose manifestazioni che si sono tenute in questi anni in tutti gli States contro la xenofobia delle forze dell'ordine e la discriminazione delle minoranze.
Il grande ritorno
Canzoni della Resistenza dunque, composte in varie epoche e da diversi autori, perché costante e sempreverde è l'anelito alla libertà e alla giustizia: principi la cui fiamma è da tenere sempre accesa, sotto le braci dei tempi.
MATTEO SALVINI BELLA CIAO
Un'operazione che acquista tanto più spessore se si pensa che Waits non pubblica un album da 7 anni e non fa un tour da 10, concedendosi solo in brevi partecipazioni benefiche. L'ultima apparizione dal vivo all'addio alla tv di David Letterman; l'ultima collaborazione nel 2013, con un altro grande amico chitarrista, l'anima dei Rolling Stones Keith Richard, ancora in un brano della tradizione folk, "Shenandoah".
Insomma, dopo aver reinventato e riscritto la mappa geografica dei generi musicali, mischiandoli nel suo cappello come carte in un mazzo, Waits - che in fondo ha sempre attinto ai modelli del passato, stravolgendoli di fronte allo specchio distorcente del proprio estro - sembra voler dedicare la terza parte della sua carriera al recupero archeomusicale, al salvataggio culturale e valoriale delle canzoni che hanno segnato intere generazioni dall'oblio della modernità e del consumismo usa-e-getta dell'industria discografica internazionale.
bella ciao remix
Il cambio di rotta, nel segno dell'impegno sociale e civile, è cominciato in maniera esplicita nel 2004 in «The Day After Tomorrow», pezzo contenuto nel cd Real Gone, in cui un soldato sogna il ritorno a casa dopo aver visto l'orrore della guerra in Iraq e Afghanistan; ed è proseguito due anni dopo nel triplo cofanetto di inediti Orphans con «Road to Peace», dove il cantautore rivive i pensieri di un kamikaze palestinese che sta per farsi esplodere su un bus israeliano.
LA CASA DE PAPEL
Nel disco di Ribot compaiono altre prestigiose collaborazioni, come quella con Steve Earle e Tift Merritt in Sriniva, ma le note che scaldano il sangue sono appunto quelle del traditional della Resistenza partigiana: "Goodbye Beautiful", già più volte rivisto e rivisitato, in Italia e all'estero, da una sfilza di gruppi e cantanti, dai Modena City Ramblers a Manu Chao. Ascoltato dalle corde vocali ruvide e scartavetrate di Waits, però, è tutt'altra storia.
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