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    "MI HANNO PUNTATO LA PISTOLA IN BOCCA E DATO UN COLPO IN TESTA" – VITTORIO BRUMOTTI RACCONTA L'ESPERIENZA DELLA RAPINA A MANO ARMATA SUBITA A LOS ANGELES: “HO AVUTO LA PRONTEZZA DI INSEGUIRE GLI AGGRESSORI PER 500 METRI. C’È CHI VA DALLO PSICOLOGO PER QUESTE COSE. IO ORMAI SONO FATTO DI GOMMA – UNA VOLTA MI HANNO SPARATO DUE COLPI A SAN BASILIO. A PALERMO INVECE AVEVANO SPARATO ALLA PORTIERA DELL’AUTO…”


     
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    Adriana Marmiroli per “La Stampa”

     

    VITTORIO BRUMOTTI VITTORIO BRUMOTTI

    Il pericolo è il suo mestiere. Vittorio Brumotti ci ha abituato a una vita in diretta tv tra percorsi estremi in precario equilibrio sul vuoto e «braccio armato di videocamera» nelle strade più malfamate d’Italia. Spesso finisce a botte... Anche quando non è in missione per il tg satirico di Antonio Ricci.

     

    Qualche giorno fa, per esempio, è arrivata la notizia e il video su Instagram di una rapina a mano armata subita in quel di Venice, località turistica alla periferia di Los Angeles, piena di gente e in pieno giorno. Brutta avventura davvero quella americana, Brumotti. Eppure scrive su Twitter: «Il viaggio continua, nonostante l’intoppo».

     

    Non è un po’ troppo eufemistico definire intoppo l’aggressione di cui è stato vittima?

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    «Non un’aggressione ma una rapina a mano armata. C’è chi va dallo psicologo per queste cose… Il sottoscritto purtroppo è abituato a subire fatti simili, ma fa parte del mio carattere sdrammatizzare. Quindi: il fatto era molto grave, ma faccio sempre un sorriso. Sono fatto così».

     

    Subito dopo ha postato un video su instagram: voce rotta, sotto shock, eppure non ha perso la freddezza di raccontare l’accaduto. Un riflesso automatico dopo tanti anni di tv e di situazioni rischiose?

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    «Chiaramente, mi viene automatico. Mi hanno rapinato, malmenato, puntato la pistola in bocca e dato un colpo in testa con un’altra pistola, ma ho avuto la prontezza di inseguire gli aggressori per 500 metri fino a che hanno perso la pistola e un telefono, che sono riuscito in un secondo momento a recuperare. Con la mia fidanzata era presente un’amica: è lei ad avere girato il video in cui ho raccontato l’accaduto. Con il mio lavoro, documentare mi viene naturale: l’informazione prima di tutto».

     

    Era una situazione a rischio in qualche modo prevedibile?

    «Anche se mi ero accorto che ci stavano seguendo, non abbiamo percepito la pericolosità della situazione perché era un quartiere molto tranquillo. Tuttavia Los Angeles è una città pericolosa: i casi di criminalità sono quasi all’ordine del giorno, come in altre città in America. Anche di giorno, anche in luoghi affollati. Per dire: il giorno dopo, in una via centralissima e frequentatissima, mentre mangiavo in un ristorante, ho sentito 4 colpi di pistola: una tentata rapina».

     

    Il web come al solito si è diviso. Quale è stato il commento che più le è spiaciuto?

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    «Sentirmi dire che non presentavo alcuna ferita, che non era possibile che avessi fatto il video con il mio telefono, che avessi utilizzando foto vecchie e che fosse quindi una situazione creata e pilotata da me. La cosa che mi fa più rabbia è vedere le persone che mettono in discussione quello che ho subito. Ma la maggior parte della gente è stata invece molto carina e gentile».

     

    C’è chi dice, sostanzialmente: te la sei andata a cercare. Cosa risponde?

    «Non ce la siamo andati a cercare proprio per niente. Il nostro era un semplice viaggio di piacere, una situazione di vacanza con amici per fare i video con la mia bici».

     

    Non le è venuto di pensare: accidenti, anche in vacanza?

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    «Nel momento in cui si sono avvicinati non pensavo a una rapina, sinceramente pensavo a qualcosa di legato al mio lavoro… È avvenuto tutto molto velocemente ma sono riuscito a mantenere la freddezza. Io ormai sono fatto di gomma e sono abituato a queste situazioni. La cosa che mi ha fatto più male era vedere la mia compagna Annachiara terrorizzata a pochi passi da me. Le sue urla e quelle della nostra amica, mi hanno fatto capire cosa stava davvero accadendo. A quel punto sono anche riuscito a portare i due sotto una telecamera: probabilmente riusciremo ad averne le immagini».

     

    Ci lamentiamo della violenza che c’è da noi in Italia, quanto accaduto le ha fatto fare qualche riflessione in merito?

    «A Los Angeles tante droghe sono facilmente reperibili e girano davvero ovunque, anche nel centro della città. Droga e alcool sono all’ordine del giorno e questo fa da “innesco” a situazioni come quella che mi è accaduta. Quindi, sì, la situazione la vedo molto più problematica che non in Italia: bene o male sotto questo aspetto da noi c’è qualche regola in più».

     

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    La avevano mai minacciata con una pistola?

    «Una volta mi hanno sparato due colpi a San Basilio. A Palermo invece avevano sparato alla portiera dell’auto che fortunatamente era blindata. E al Quarticciolo avevano aggredito me e le forze dell’ordine, con uno degli aggressori che cercava di sfilare la pistola a un carabiniere. Però una pistola in bocca non mi era mai capitata: ti passa veramente la vita davanti... In quel momento però ero più preoccupato per Annachiara che era a due passi: temevo che facessero qualcosa a lei. D’istinto tendo a preoccuparmi più per gli altri».

     

    Come mai era negli States?

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    «Devo restare una ventina di giorni qua negli Stati Uniti perché devo fare dei video in bici nei Canyon e a Los Angeles… Per me non cambia nulla, sono abituato a questo genere di situazioni, ci so convivere, invece il mio amico, per lo spavento, ha prenotato subito un volo per tornare in Italia. Non ci ha rovinato affatto il percorso anzi eravamo pronti ed entusiasti di continuare le nostre tappe. Ci spiace solo per il ragazzo che è rientrato in Italia».

     

    A Paperissima in questi giorni vediamo un Brumotti diverso. Il programma è (anche) un modo per preparare un percorso alternativo per quando non potrà più macinare record e rischi come ora?

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    «Io mi definisco un Peter Pan, Paperissima fa parte di me: faccio da 10 anni questo programma. Mi dà tanto: l’ironia e la voglia di sorridere sempre. Che è poi il modo in cui io interpreto la vita: sempre con un sorriso. Antonio Ricci mi ha insegnato a gestire la situazione con la telecamera, con un microfono, purtroppo, a volte anche nelle situazioni più critiche. Ringrazierò sempre lui e lo staff di Striscia la notizia per avermi forgiato. Ma i salti in bici li farò per sempre».

     

    C’è anche il Brumotti che lancia un appello per l'acquisto di un fluoroscopio per curare i bambini dell’ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino. Ci sono altre charity con cui è impegnato?

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    «Al Regina Margherita ero stato con la mia bicicletta per la Kennedy Foundation insieme a FORMA Onlus, successivamente abbiamo fatto la raccolta per il fluoroscopico. Ogni tanto mi piace fare due salti in reparto oncologia, si disinfettano le ruote, si salta, si porta un po’ di buonumore e si conoscono i veri supereroi che hanno bisogno di un po’ di adrenalina. Da poco ho conosciuto il piccolo Brian che sta al Regina Margherita da tanti anni, forse troppi anni, ma è speciale e siamo diventati molto amici. Inoltre sono molto legato alla fondazione famiglie SMA (atrofia muscolare spinale) dove con i soldi che raccogliamo, anche grazie a Striscia, è stato trovato il farmaco per cercare di curare questa rara malattia».

     

    Come e dove si vede tra 10 anni, o anche solo 8, al compimento dei fatidici 50? O tanto i 50 oggi sono i 30 di ieri, e quindi non ci pensa affatto?

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    «Come mi vedo io a cinquant’anni? Sempre in bici, alimentazione corretta, zero alcol e tanto stretching per far sì che il corpo sia come quello di un trentenne… tante energie positive e poi ovviamente mi vedo ancora a Paperissima !»

     

    Ha tanti tatuaggi. Ne farà uno che documenti questa brutta storia losangelina?

    «Niente nuovi tatuaggi: è da tanti anni che non ne faccio più. Ma solo perché non ho più tempo. Penso che il mio corpo sia la mia tela… Penso a quando sarò vecchio, chissà cosa mi dirò guardandomi: “Oh che orrore!” o “Questa è la mia vita!”?».

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