Alessio Di Sauro per milano.corriere.it
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Più di trenta conti correnti, in Italia e all’estero. Dopo quelli offshore in Irlanda, adesso se ne scoprono di nuovi in Lituania: è lì che venivano bonificati saldi e caparre destinati all’hotel Gobbi di Rimini, prima di sparire nel nulla. Sono sempre di più i dettagli che emergono attorno al caso della struttura romagnola, protagonista della truffa che ha rovinato le ferie — e prosciugato i risparmi — di centinaia di turisti, con più di 500 prenotazioni accettate a fronte di una disponibilità di 40 camere.
Un buco da oltre 800 mila euro per la società intestata al torinese Marco Giordano. «Il mio cliente è solo una pedina — assicura il suo legale, Massimiliano Orrù del Foro di Rimini —. È stato manovrato da soggetti che lo hanno convinto ad aprire decine di conti all’estero, ma lui non ha mai visto una lira. È una persona così ingenua che chiunque se lo trovasse davanti capirebbe all’istante di avere di fronte solo un personaggio di facciata. Aspetto di conoscere le contestazioni a suo carico».
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Lui, Giordano, operaio alla Stellantis, non si presenta al lavoro da quattro mesi: e cioè da quando, nel maggio scorso, è diventato il legale rappresentante di un’impresa individuale che tuttavia risultava piuttosto affollata. Sono diverse le figure che hanno orbitato attorno all’hotel Gobbi: c’è Giuseppe Sorrenti, presunto braccio destro di Giordano, che è stato accusato da diversi messaggi su WhatsApp inviati in contemporanea dall’account ufficiale del Gobbi ai turisti truffati, e che a sua volta — come riportato dal Corriere di Romagna — tira in ballo due sedicenti truffatori già noti per un raggiro analogo compiuto l’anno scorso in un hotel di Cattolica.
C’è poi Aya El Imrani, 25enne marocchina, contabile e receptionist, a cui andavano intestati i bonifici sui conti italiani e irlandesi: sempre sulla app di messaggistica si difendeva dagli strali dei turisti sostenendo di «essere stata messa in mezzo in una grossa truffa da parte di chi ha fatto mettere tutto a mio nome e poi è scappato con i soldi (sic)».
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E infine Andrea Meli, gestore e tuttofare dell’ultima ora, colui che sul gruppo Facebook dei truffati (più di 800 membri) tentava di rasserenare gli animi ripetendo di essere stato «l’unico a metterci la faccia»: e che però «si negava al telefono e chiedeva nuovi pagamenti in contanti perché doveva comprare il cibo per rifornire le cucine».
«A me hanno spillato 1.190 euro — racconta Maria Marseglia, di Milano — volevano il pagamento anticipato entro 24 ore e ci sono cascata». E ancora: «Mia mamma è invalida, e mi aveva chiesto di passare qualche giorno al mare — tuona il pavese Nicola Buonaluce —. All’inizio mi è stato chiesto di versare la metà del saldo su un conto lituano, presso la Revolut Bank Uab. Mi sono insospettito e ho contattato la struttura. La signora El Imrani mi ha chiesto di intestare a lei un bonifico di 500 euro su un altro conto, aggiungendo che “il vecchio Gobbi non c’è più”».
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A quel punto la beffa è servita: «Non ricevendo riscontri ho richiamato la struttura. Un uomo mi ha detto che il pagamento era da rifare. Ho contattato i carabinieri, che mi hanno spiegato il raggiro. Per pura curiosità ho telefonato un’altra volta: mi ha risposto una terza persona, che mi ha assicurato che le camere c’erano. Bastava pagare di nuovo». Un giallo. Alla Procura di Rimini il compito di distinguere tra protagonisti e comparse.
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