Paolo Russo per la Stampa - Estratti
giorgetti patuelli
Come nel calcio anche per famiglie e piccole imprese indebitate con le banche arriva il diritto di "recompra". In questo caso la possibilità di riacquistare con una maggiorazione del 20% i debiti deteriorati ceduti dagli istituti di credito a fondi, e società finanziarie, a prezzi stracciati.
Una boccata di ossigeno per un milione tra società e persone indebitate, una stangata per il comparto bancario che rischia di chiudere ulteriormente i rubinetti del credito. Insomma il provvedimento che permetterebbe a imprese e famiglie di depennare il loro nome dalla black list delle posizioni debitorie in sofferenza gestita dalla Banca d'Italia, rischia di travolgere le banche con una forza maggiore della tassa sugli extraprofitti.
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Le disposizioni condensate in cinque articoli ci sono già e in un primo momento il Governo pensava di inserirle ad agosto nel decreto omnibus. Poi si è preferito puntare sulla contestata tassa sugli extraprofitti, giocando la carta sul riacquisto dei debiti deteriorati nella prossima manovra. Magari per mezzo di una "manina" della maggioranza, pronta a inserire le misure nella legge di bilancio, sapendo che la mossa non troverebbe ostacoli tra Pd e 5S che in passato avevano presentato proposte di legge dello stesso tenore.
Una sponda che consentirebbe di aggirare anche le resistenze di Giorgetti che all'Economia non vede di buon occhio l'operazione.
giancarlo giorgetti a pontida
Una prospettiva che fa già tremare le banche, che hanno ancora in pancia 116 miliardi di euro di crediti deteriorati dei 350 conteggiati nel 2016, quando ebbero inizio cartolarizzazioni e cessioni a società e fondi che fino a ieri hanno fatto affari d'oro, acquistando le somme difficilmente recuperabili a un prezzo medio pari al 24% del valore nominale (quando a garanzia c'era un immobile), per poi recuperare il doppio.
Percentuale che passa al 3-4% del valore nominale quando si parla dei cosiddetti "chirografari", ossia i debitori che hanno prestiti e scoperti di conto corrente o delle carte di credito non coperti da alcuna garanzia reale. Debiti dai quali gli investitori riescono a ricavare fino a 4 volte tanto.
Un business che a fronte dei rumors di questi giorni sulla norma salva debitori ha subito una gelata, con gli investitori, soprattutto stranieri, fermi alla finestra in attesa di capire come finirà la partita.
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Anche perché le disposizioni avrebbero effetto retroattivo, valendo quando «il credito ceduto sia classificato come deteriorato tra il 1° gennaio 2018 e il 31 dicembre 2022», si legge nella bozza di articolato. Dove si specifica anche che le norme valgono nel caso «il titolare della posizione debitoria sia una persona fisica o un'impresa rientrante nelle microimprese e delle piccole e medie imprese». Dizione che oltre alle famiglie ricomprende tutte le aziende con meno di 250 dipendenti e un fatturato annuo non superiore a 50 milioni.
Grazie alle nuove disposizioni «il debitore ha il diritto di estinguere una o più delle posizioni debitorie, di valore non superiore, singolarmente o complessivamente, a euro 25 milioni, in essere presso una singola cessionaria». Il prezzo della recompra è appunto pari a quello di acquisto maggiorato del 20%, o del 40% nel caso ci siano un procedimento giudiziario o una «procedura stragiudiziale» (ossia una diffida di pagamento) già in corso.
giorgia meloni giancarlo giorgetti
Un affare per chi vuol rimettere i propri debiti. Se ad esempio si è insolventi per 100 mila euro di mutuo e il nostro debito viene al 24% del valore, ossia a 24 mila euro, aggiungendo un 20%, ovvero con 28.800 euro ci si mette a posto. Operazione ancora meno onerosa quando si tratta di piccoli scoperti, come quelli del conto in rosso o delle carte di credito. In questo caso mille euro vengono solitamente ceduti a non più del 4% ossia a 40 euro. La "recompra" da parte del debitore costerebbe così solo 48 euro.
Un meccanismo che ha già suscitato perplessità in Banca d'Italia che in un documento riservato, rileva non solo come le misure possano «esporre il concessionario a un prolungato periodo di incertezza» e «comportare costi maggiori a carico dei cessionari».
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giancarlo giorgetti al forum ambrosetti di cernobbio