Gaia Piccardi per il "Corriere della Sera"
megan rapinoe sue bird
Il regalo più bello dell'Olimpiade per Megan Rapinoe, bomber 36enne della Nazionale Usa di calcio, non è stata la medaglia di bronzo vinta giovedì scorso segnando una doppietta all'Australia ma la deroga al protocollo della bolla anti Covid, che prevedeva che ogni atleta - conclusa la gara - lasciasse i Giochi entro 48 ore.
Megan è rimasta fino a domenica, invece, e ha potuto assistere al trionfo della sua compagna, Sue Bird, play degli Usa del basket che hanno battuto in finale il Giappone 90-75, settimo oro consecutivo di un Dream Team imbattuto da Atlanta '96, quinto personale di Sue che adesso, a 40 anni (quasi 41), è pronta al lasciare il basket internazionale.
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Nell'Olimpiade più Lgbt di sempre, le vite parallele di Megan e Sue tra campo e parquet, hanno attirato l'attenzione dell'ex presidente americano Donald Trump, che non potendo prendersela con il quintetto d'oro, ha sparato a zero contro le calciatrici: «Se la nostra squadra, guidata da un gruppo di estremiste radicali di sinistra, non fosse così impegnata in politica avrebbe vinto l'oro invece del bronzo - ha scritto sui social -. La donna con i capelli color porpora ha giocato male e perde tempo a pensare a politiche e cause di sinistra senza fare il suo lavoro».
Un attacco frontale alla pantera lilla, Rapinoe, con cui il contenzioso è aperto dal Mondiale di calcio 2019, dominato dagli Usa (Megan miglior marcatrice con 6 gol). In quella circostanza, di fronte alla possibilità di un invito di Trump (allora presidente), Rapinoe fu netta: «Alla fottuta Casa Bianca? Mai». E Sue fece gioco di squadra pubblicando un pezzo appassionato su Player Tibune , dal titolo: quindi il fottuto presidente odia la mia ragazza?
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Negli Usa democratici e liberal della West Coast (Rapinoe e Bird vivono a Seattle, Megan gioca nelle OL Reign, Sue nelle Storm), dove l'avvento di Joe Biden è stato vissuto come la liberazione da una pericolosa dittatura, la power couple Lgbt dello sport può mandare a quel paese l'uomo più potente del mondo e concentrarsi sul futuro. Sposarsi ed allargare la famiglia è tra i progetti imminenti. La proposta (Megan a Sue, in ginocchio con anello, alla maniera tradizionale) è stata accettata, manca solo la data del matrimonio.
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E poi Sue potrà tornare alla clinica della fertilità di Seattle dove nel dicembre 2019 fece prelevare e congelare gli ovuli in vista di una maternità posticipata dopo la fine della carriera. L'esperienza è raccontata in un documentario ( Changing the fertility game ), che ha contribuito a rompere il tabù sull'argomento. «Avevo 39 anni, non volevo vivere di rimpianti. Gli atleti maschi non devono scegliere tra i figli e lo sport, possono avere tutto. Perché dovrei farlo io?», ha detto Sue.
L'eredità nel basket di Sue Bird e Diana Taurasi, l'architrave storica della squadra, è in buone mani ma lascia anche il coach, Dawn Staley, prima afroamericana in panchina. Ultima fermata Tokyo, poi la vita.
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