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    NON PLUS ULTRAS – DOPO LE PROTESTE DEI POLIZIOTTI E IL CASINO DI SANTO STEFANO ALLO STADIO MEAZZA, SALVINI FRENA SULLA PRESENZA DEI RAPPRESENTANTI DEL TIFO ORGANIZZATO AL TAVOLO “STADI SICURI” – CI SARANNO ARBITRI, CALCIATORI E SOCIETÀ, MENTRE I TIFOSI SARANNO SELEZIONATI DAI DIRIGENTI DELLE SQUADRE: SÌ AI LEADER DELLE CURVE, MA NON QUELLI CON PRECEDENTI PENALI


     
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    Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera”

     

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    Dallo «spettro» di veder seduti i capi ultrà al tavolo Stadi sicuri alla decisione, qualche ora più tardi, di lasciar decidere alle società di calcio quali rappresentanti del tifo organizzato invitare il prossimo 7 gennaio (sempre che la data venga confermata) al Viminale. Una giornata frenetica quella di ieri per gettare le basi di una riunione senza precedenti, un momento di confronto collettivo dopo i drammatici fatti che hanno preceduto Inter-Napoli mercoledì scorso.

     

    Anche perché le dichiarazioni rilasciate ieri dal ministro dell' Interno Matteo Salvini contro la chiusura del Meazza e della curva nerazzurra per gli ululati razzisti a Kalidou Koulibaly («È la risposta sbagliata») cozzano con le strategie fin qui seguite dai vertici dell' ordine pubblico e dalla giustizia sportiva. Prima di tutto serve chiarezza.

     

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    Ma dietro l' angolo c' è già il cambio di marcia. E quindi al tavolo di Stadi sicuri , coordinato dal vicepremier in persona con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo Sport Giancarlo Giorgetti, siederanno delegazioni degli arbitri e dei calciatori, degli allenatori e dei media sportivi. Ci saranno le società, già in diretto contatto con l' Osservatorio del Viminale sulle manifestazioni sportive, che sarà il fulcro della riunione.

     

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    I tifosi saranno invece «selezionati» da chi li conosce meglio, ovvero proprio i dirigenti delle squadre di serie A, B e Lega Pro: si valuta la presenza di leader delle curve più calde, ma non quella di personaggi con un passato discutibile o con precedenti penali. Possibile invece che vengano convocati i responsabili di alcune delle 138 tifoserie considerate non ostili alle forze dell' ordine e più propense al dialogo.

     

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    L' approccio è quello di valutare ed eventualmente adottare misure in vigore in altri Paesi europei, anch' essi alle prese con episodi di violenza soprattutto fuori dagli stadi. Proprio come in Italia, dove all' interno degli impianti sportivi gli incidenti sono stati praticamente debellati, ma non all' esterno come dimostrano, a parte Milano, i recenti tafferugli in occasione di Lazio-Eintracht Francoforte, con l' aggressione selvaggia a un carabiniere per i vicoli di Trastevere, i raid notturni dei laziali a caccia di tifosi tedeschi e il tentativo di questi ultimi di sfondare il cordone della polizia sul lungotevere Flaminio.

     

    L' esempio è l' Inghilterra, forse anche la Germania. Si pensa di assegnare agli steward maggiori responsabilità nell' assistenza e nella sicurezza dei tifosi, ma anche l' obbligo di far giocare le partite a rischio solo di giorno.

     

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    Non è escluso che Salvini chieda un ulteriore coinvolgimento delle società nella gestione della sicurezza e che ci sia un rapporto più stretto fra queste ultime e l' intelligence per impedire ai violenti di andare a vedere le partite. E di conseguenza un aumento di stadi di proprietà, forse con aiuti statali. Allo studio poi un allargamento dei reati per i quali si potrà procedere all' arresto all' esterno degli impianti sportivi.

     

    «Quante partite sono state sospese per cori o striscioni razzisti? - si chiede Daniele Tissone, segretario generale Silp Cgil -. Pochissime. Serve un segnale forte, aumentare la responsabilità oggettiva delle società anche per quello che accade fuori dagli stadi. Sono loro ad avere spesso rapporti stretti con i facinorosi.

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    I tifosi al Viminale? Dipende da come verrà gestito il tutto. Di certo i nostri colleghi della Digos vengono presi di mira, solo perché fanno il loro lavoro sono oggetto di vendette e minacce di ultrà violenti collegati con la malavita». Sulla stessa linea il segretario nazionale Consap Cesario Bortone: «Il ministro parli pure con chi vuole, anche se il suo ruolo imporrebbe un atteggiamento meno dialogante con chi si macchia ormai da anni di crimini e violenze. Preferiremmo che dedicasse più tempo ai tanti poliziotti che ogni maledetta domenica si frappongono a gesti sconsiderati e criminali».

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    «No alle trattative con gli ultrà», scrive il deputato dem Michele Anzaldi al premier Giuseppe Conte, mentre il forzista Roberto Pella invita Salvini a riferire alla Camera «sulle violenze allo stadio San Siro e nei dintorni». «Ora - attacca su Twitter l' ex premier Paolo Gentiloni - tutti a condannare le bande di ultrà. Bene. Peccato che il ministro dell' Interno era andato a omaggiarli appena dieci giorni fa». E Matteo Renzi invita il responsabile del Viminale «a recuperare credibilità».

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