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    L’APARTHEID DEL PODISMO - DOPO TRIESTE, ANCHE LUCCA NON INVITA GLI ATLETI AFRICANI ALLA MARATONA, GLI ORGANIZZATORI: “RAZZISMO? MACCHÉ. MA LO SAPETE QUANTO FINISCE IN TASCA A UNO DI QUESTI RAGAZZI? OGNI 1.000 EURO DI INGAGGIO, SOLO 200 VANNO AI CORRIDORI. UN GIRO D' AFFARI CONOSCIUTO DA TUTTI, ANCHE DALLA FIDAL” – IL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE GIOMI: “NON È COSÌ, NON SIAMO MAI STATI INFORMATI DI CIÒ CHE DENUNCIANO DA LUCCA…”


     
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    Mario Neri per la Stampa

     

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    D opo Trieste, Lucca. Dopo il Friuli Venezia Giulia, la Toscana e un' altra maratona che dice no agli atleti africani, schierandosi contro il loro «sfruttamento» e il «giro di procuratori» sanguisughe. Con gli organizzatori decisi a tenere il punto e a prendersi il rischio di venir accusati di costruire una «apartheid del podismo». Un altro running festival in programma il 5 maggio su cui la Fidal, la federazione dell' atletica leggera, è già pronta ad aprire un' indagine.

     

    Perché le accuse con cui anche nella città toscana si escludono i fondisti di colore sono pesanti: «Per poterli avere l' unico modo è rivolgersi a quei manager - dice Moreno Pagnini, presidente della Lucca Marathon - e sono personaggi che lucrano sulla pelle di quei ragazzi», trasformano i runner kenyoti, marocchini, etiopi in macchine da soldi, «spremono» le élite del podismo, «alimentano un giro d' affari conosciuto da tutti, anche dalla Fidal».

     

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    «Non è così, non siamo mai stati informati di ciò che denunciano da Lucca, da oggi la Fidal sa e si comporterà di conseguenza», dice il presidente nazionale Alfio Giomi. Insomma, anche Pagnini e la sua marathon lucchese potrebbero diventare il bersaglio di un fuoco di fila, polemiche e insulti social. Proprio nello stesso giorno del Trieste Running Festival, le Mura faranno da scenografia alla sesta edizione di una mezza maratona che da due anni fa discutere. Fino al 2017 i top runner africani hanno corso anche qui. Poi stop.

     

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    Perché dietro i "fenomeni" del podismo e i tempi record «che ti fanno finire sulla Gazzetta dello sport - dice Pagnini - c' è un sistema di sfruttamento». Una scusa per sdoganare una discriminazione sportiva? «Macché razzismo - sbotta Pagnini - Voglio essere chiaro: gli africani non sono esclusi, nessuno impedisce loro di iscriversi, ma non saremo noi ad invitarli. Ma lo sapete quanto finisce in tasca a uno di questi ragazzi, lo sanno i politici che strumentalizzano tutto? Ogni 1.000 euro di ingaggio, solo 200 vanno ai corridori. Non ci renderemo responsabili di un mercimonio, non li ingaggeremo».

     

    Anche gli organizzatori della Maratonina Udinese, e in particolare il vice presidente e medaglia d' oro nei 5000 metri e d' argento nei 10000 ai Campionati europei del 1978, Venanzio Ortis, avevano anticipato una scelta simile a quella di Trieste e Lucca. «Il ragionamento che hanno fatto non è sbagliato del tutto - ha spiegato Ortis al Messaggero Veneto -, e non si tratta di essere razzisti». Ma gli organizzatori udinesi hanno poi allontanato l' ipotesi di non invitare i big africani.

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