LUIGI DI MAIO E MATTEO SALVINI
“Chissà come voterà il M5s”. “Diremo sì all’autorizzazione a procedere contro di lui”. Salvini chiama, Di Maio risponde. Come ai tempi del governo Conte 1, anche perché i fatti in questione si riferiscono proprio quando al governo c’erano Lega e Movimento 5 Stelle. La questione è tutta politica ed è deflagrata dopo la notizia della richiesta di autorizzazione a procedere da parte del Tribunale dei ministri di Catania contro Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona nell’indagine sulla nave Gregoretti, che fu fatta sbarcare il 31 luglio scorso, dopo 3 giorni in mare con 131 persone. È stato lo stesso leader della Lega a suggerire la strada da seguire.
salvini RICHIESTA DI AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE
Perché il dubbio dell’ex ministro era proprio quello di capire come voteranno i componenti del Movimento 5 Stelle nella giunta per le Immunità di Palazzo Madama, convocata per giovedì 19 dicembre alle 13.30 con all’ordine del giorno il caso in questione. Un dubbio durato solo poche ore, nonostante un precedente storico non di poco conto.
LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI
Per il caso Diciotti (precedente e molto simile a quello della Gregoretti), infatti, i colleghi senatori avevano sottratto Salvini al giudizio della magistratura, anche grazie al voto online sulla piattaforma Rousseau, che aveva sancito il no a procedere anche da parte del Movimento 5 stelle. Oggi però, con il Carroccio all’opposizione e il M5s al governo col Pd, gli equilibri sono cambiati. E Salvini lo sa: “La magistratura italiana butta soldi e tempo a perseguire me che ho agito nel pieno interesse del Paese sulla scorta di accordi internazionali e non persegue chi davvero delinque – ha detto – Sono curioso di vedere che posizione terrà il Movimento Cinque Stelle che sulla vicenda analoga della Nave Diciotti votò contro la richiesta del Tribunale dei Ministri”.
DI MAIO SALVINI CONTE
La risposta è arrivata direttamente dall’ex collega di governo. “Quando bloccammo la Diciotti era perché non si ridistribuivano i migranti – ha detto Di Maio a Porta a porta – Il blocco della Gregoretti non fu un’azione decisa dal governo perché allora la redistribuzione era stata decisa: fu un’azione personale del ministro degli Interni”. Da qui la decisione del capo politico del Movimento: “Voteremo sì alla richiesta di autorizzazione a procedere contro Salvini”. Di Maio, poi, ha precisato ancora meglio la sua posizione: “Il caso Diciotti fu un atto di governo perché l’Ue non rispondeva e servì ad avere una reazione, che poi arrivò.
Quello della Gregoretti, dopo un anno, fu invece un atto di propaganda, perché il meccanismo di redistribuzione era già rodato e i migranti venivano redistribuiti in altri Paesi Ue. È questa la differenza enorme tra i due casi, la differenza enorme tra la realtà e la bugia”. Non si è fatta attendere la controreplica della Lega, per voce del deputato ed ex sottosegretario al Viminale Nicola Molteni: “Il commento di Di Maio alla vicenda Gregoretti è da piccolo uomo. Più che l’onore potè la poltrona“.
salvini di maio
A questo punto, val la pena ricordare brevemente cosa successe e come si comportarono i protagonisti della vicenda a fine luglio 2019. Quando la Nave Gregoretti arrivò a largo delle coste siciliane con 131 migranti a bordo, l’allora ministro degli Interni Salvini ne impedì lo sbarco per oltre tre giorni, salvo poi concederlo in virtù dell’accordo già esistente con gli altri paesi europei sulla redistribuzione dei migranti. Erano gli ultimi giorni del governo Conte 1, i rapporti tra Lega e Movimento 5 Stelle erano lì lì per disfarsi del tutto.
Sul caso Gregoretti, il premier Conte e il vicepremier Di Maio preferirono restare in silenzio, non commentando il comportamento dell’altro vicepremier. E quando a Di Maio chiesero un parere, l’attuale ministro degli Esteri disse: “Non si trattino i nostri militari su quella nave come pirati“, chiedendo “rispetto per loro”. Sottolineando poi che “l’Italia non può sopportare nuovi arrivi di migranti, noi abbiamo dato come Paese e quei migranti devono andare in Europa“. Su Salvini neanche una parola, il che venne letto dai retroscenisti politici come una sorta di vendetta per il sostegno della Lega al Tav. Dopo una settimana cadde il governo.
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