Lara Sirignano per Il Messaggero
CASSAZIONE
Per anni ha dormito su un marciapiede. I cani, unici compagni, a vegliarlo e proteggerlo nella notte. La casa con pareti di cartone e un pavimento fatto di pedane di legno raccolte gli scarti dei supermercati. Antonio Spina, 45 anni, era uno dei tanti clochard che popolano le strade di Palermo potendo contare, spesso, sulla tolleranza di vigili e forze dell'ordine. Ma a Spina è toccato un destino diverso. Denunciato per inosservanza di provvedimento dell'autorità, è finito sotto processo ed è stato condannato dal tribunale del capoluogo siciliano a pagare una multa di 1.000 euro.
CORTE DI CASSAZIONE PALAZZACCIO
Un colpo duro per chi non ha casa e non sa come sbarcare il lunario. Attraverso un avvocato, Antonio ha fatto ricorso in Cassazione. E la Suprema Corte gli ha dato ragione, annullando «perché il fatto non sussiste» il verdetto che lo aveva dichiarato colpevole. Dalla sentenza di primo grado sono trascorsi due anni, dai fatti contestati sette. Tanti ce ne sono voluti per chiarire che, a differenza di quanto ritenuto dal tribunale, «violare l'ordinanza del sindaco che vieta bivacchi o accampamenti di fortuna tali da alterare il decoro urbano o intralciare la pubblica viabilità, non costituisce reato di inosservanza dell'ordine dell'autorità».
i giudici riuniti in cassazione
«L'ordinanza sindacale è dettata in via preventiva ed è indirizzata a una generalità di soggetti», scrive la Cassazione nella sentenza (n. 37787). Cioè la disposizione non era rivolta a un singolo individuo, a Spina, per intenderci, ma a un numero indeterminato di persone e aveva comunque uno scopo preventivo. «Non integra il reato di inosservanza del provvedimento dell'autorità l'inottemperanza dell'ordinanza del sindaco che non riguardi un ordine specifico impartito a un soggetto determinato e si risolva in una disposizione di tenore regolamentare data in via preventiva una generalità di soggetti», scrive la Corte di Cassazione.
CLOCHARD
Il legale del clochard aveva, nel suo ricorso, indicato anche un altro motivo di impugnazione: l'esistenza dello stato di necessità come causa di non punibilità. In sostanza Spina, secondo il legale, doveva essere assolto perché costretto, dallo stato di indigenza in cui versava, a dormire per strada. La Cassazione, però, non ha valutato questo aspetto, ritenendo il relativo motivo di ricorso assorbito. In altri casi, invece, i giudici romani avevano usato lo stato di necessità per assolvere persone indigenti.
barbone clochard
E' il caso del giovane romeno condannato a sei mesi di carcere e cento euro di multa per aver rubato in un supermercato di Genova 4 würstel e del formaggio. Allora la Suprema Corte annullò la condanna, stabilendo che non è punibile chi, spinto dal bisogno, ruba piccole quantità di cibo per far fronte «alla imprescindibile esigenza di alimentarsi». Il giovane clochard alla cassa aveva pagato solo una confezione di grissini, nascondendo il resto del cibo. Lo stato di necessità l'ha scagionato.