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    LA BANALITA’ DEL MARE - SDRAIO, OMBRELLONE E CABINA: IL RITO DELLO STABILIMENTO BALNEARE CONTINUA A RIMANERE SALDO IN ITALIA PERCHE’ CI PIACE LA COMODITA’ E LA ROUTINE - OGGI CI SI DIVERTE TRA FITNESS, ACQUAGYM, PING PONG. E IN SPIAGGIA CI SPOSA ANCHE... - VIDEO 


     
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    Paola Zanuttini per il Venerdì - Repubblica

     

    SPIAGGIA ANNI 60 SPIAGGIA ANNI 60

    La signora, piacente, va per gli ottanta. È stata professoressa d’inglese e poi ha girato il mondo con i tornei di burraco. Da quando si è fermata, passa le estati in spiaggia. Alla lettera: sono nove anni che arriva appena aprono lo stabilimento e se ne va quando sbaraccano, la sera. Napoletana dei quartieri alti, di destra per tutta la vita finché Berlusconi «non s’è scimunito», ora non vota più, ma continua a fumare. Il commercialista, anzi il dottore commercialista, viene da Pomigliano d’Arco, ha trent’anni e passa qui le vacanze da quando ne aveva 15. Ha una reputazione da scapolo desiderabile.

     

    SPIAGGIA OSTIA SPIAGGIA OSTIA

    È tiepidamente grillino per motivi più che altro geografici: «Di Maio è di Pomigliano, è stato pure allievo di mia madre...». Alla faccia del Punta Canna, lo stabilimento fascista di Chioggia, o dei convivi radical chic dell’Ultima spiaggia di Capalbio, sotto le pagliarelle del Waikiki, affacciate sul mare screziato del Cilento, non si parla né tantomeno si litiga per la politica. Fa caldo, c’è molto vento, non è il caso di rovinare amicizie e conoscenze con un argomento tanto screditato, disquisendo sulle convergenze Salvini-Grillo. Qui, come nella maggioranza dei lidi italiani che non finiscono sui giornali, la conversazione deve essere civile, cortese e piacevolmente leggera.

     

    A noi italiani il mare piace comodo e senza problemi: sdraio, ombrellone, cabina, doccia e la mitica comitiva per bambini e adolescenti o la cerchia di conoscenze superficiali ma confortevoli per gli adulti. Lo stabilimento balneare – un nome che è il retaggio di un tempo in cui prendere i bagni era una pratica elegante, salutista e lievemente avventurosa – è il luogo dell’eterno ritorno: puoi anche mollarlo per andare in cerca di spiagge libere e selvagge o per contestare le concessioni demaniali e la privatizzazione del diritto di fare il bagno dove ti pare senza iniqui balzelli, ma prima o poi ti riconsegni a quel clima familiare, odoroso di creme solari e fritture: di bomboloni nel primo mattino e, più tardi, di pesce.

    SPIAGGIA AFFOLLATA SPIAGGIA AFFOLLATA

     

    Il commercialista esemplifica perfettamente questo attaccamento: «Io qualche viaggetto me lo faccio pure, ma a luglio. Ad agosto devo riposare e vengo qui, dove conosco tutti, compreso il cuoco». Anche i week end deve prenderseli comodi, perché alle 11 del lunedì non si è ancora messo in moto per tornare al lavoro. Caso unico nell’orbe terracqueo, in Italia oltre la metà delle coste balneabili è colonizzata dai lettini; visto da un satellite non troppo lontano e orbitante nel surrealismo (o nell’iperrealismo), il litorale del Belpaese potrebbe somigliare a un ininterrotto e variopinto ospedale da campo. E nel cinema e nella musica leggera – specie quelli degli anni Sessanta, epoca di irripetibili scoperte e conquiste del benessere – il mare cantato o filmato è prevalentemente quello domestico dello stabilimento, scenario e catalizzatore di amoretti, avventurette, storielline, patemucci (e buchi col trapano nelle cabine) consumati nell’apostrofo rosa fra giugno e settembre. 

    SPIAGGIA DI LAIGUEGLIA SPIAGGIA DI LAIGUEGLIA

     

    Due eccezioni di rilievo confermano la regola: lo scoglio eoliano misteriosissimo di L’avventura di Michelangelo Antonioni e Sapore di sale di Gino Paoli, che fa supporre una location più esotica dei Bagni Corallo o giù di lì di Stessa spiaggia, stesso mare, successo ineguagliato di Piero Focaccia scritto però da Edoardo Vianello, vero cantore dell’Italia sotto l’ombrellone: da Pinne, fucile ed occhiali ad Abbronzatissima e continuando con Il peperone e Carta vetrata che, non sapendo cos’altro dire sulla tintarella, ne affrontavano gli aspetti eritematosi.

     

    SPIAGGIA DI ALASSIO SPIAGGIA DI ALASSIO

    Pinne, fucile ed occhiali è nella colonna sonora del Sorpasso, il capolavoro di Dino Risi che racconta il ferragosto fanfarone e tragico di Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant. Con sosta d’ordinanza in uno stabilimento (a Castiglioncello). A parlar di lidi e sdraio si finisce sempre negli anni Sessanta perché la vacanza di massa al mare è un effetto secondario del miracolo economico. I lettini possono essere refrigerati, gli ombrelloni muniti di sensori e presa usb, ma lo stabilimento è intimamente retrò: in quelli più forze il clima placido, rispettabile, familiare e vagamente noioso dello stabilimento.

     

    cafone in spiaggia cafone in spiaggia

    «Dei soldi non ci interessa, un cliente può averne una carrettata, ma se vediamo che non va bene gli diciamo che non c’è posto. La selezione si fa così». Per lei è un imperativo categorico che le famiglie si affezionino e le generazioni di clienti si susseguano. Infatti sa i nomi di tutti i bambini. Anche tutti i bambini sanno il suo, e non la mollano mai. Comunque la giocatrice di burraco mi snocciola le qualifiche eccellenti di alcuni habitué: magistrati, professoroni, eccetera eccetera che di soldi ne hanno parecchi. Cosa si fa in uno stabilimento retrò? Si sprofonda negli ozii pagani.

     

    Tra un bagno e una rosolatura al sole, il giornale come genere di intrattenimento è mestamente in ribasso, ma i libri mantengono la posizione, soprattutto fra le donne. I più volenterosi passeggiano sul bagnasciuga da antichi e prestigiosi riaffiorano le atmosfere Belle Époque, ma quelli medi, cioè la maggioranza, sono un’oasi di biliardini e tavoli da ping pong. Al Waikiki c’è pure il distributore di sorprese nelle sferette apribili di plastica. Ma anche il Cilento è meravigliosamente retrò. Il Waikiki si chiama come la spiaggia più famosa di Honolulu per volontà delle figlie dei proprietari, i fratelli Scermino, imprenditori nel ramo alici e dintorni (Zarotti e altri marchi) e nel turismo, che rimasero stregate da quel paradiso hawaiano.

    spiaggia affollata spiaggia affollata

     

    Lo manda avanti Viola, una giunonica albanese di 35 anni che lavora qui da sedici. Il racconto di com’è arrivata merita: «I signori Scermino avevano aperto un impianto in Albania e il padre del mio fidanzato Eduardo, che gli aveva fatto dei lavori, chiese loro il grande favore di portarsi in Cilento suo figlio: era andato a Milano e non lo faceva stare tranquillo. Eduardo è venuto a lavorare qui e io poi l’ho seguito». Eduardo fa il bagnino, ha salvato una trentina di vite, segnalato più volte ai villeggianti i delfini quasi a riva, ma mai avvistato uno squalo. Il trionfo dei buoni sentimenti che, per adottare un tono da conversazione da spiaggia, sono pur sempre meglio dei cattivi sentimenti. Viola difende con tutte le San Marco a Santa Maria, dove c’è un’incantevole basilica proprio sulla spiaggia.

     

    Per motivi imperscrutabili gli uomini tendono a camminare chinati in avanti e con le mani dietro la schiena. I racchettoni imperversano solo nel weekend e in altissima stagione. Forse per via del mare mosso, oggi non si vedono le detestabili moto d’acqua. Ma, nonostante l’atmosfera vintage, il carrello delle granite è a motore. Si fa anche fitness, non troppo, due volte la settimana, una trentina di minuti intorno a mezzogiorno, e questo vuol dire che i giovani nottambuli sono tagliati fuori, perché a quell’ora dormono.

    AMBULANTE SULLA SPIAGGIA AMBULANTE SULLA SPIAGGIA

     

    Otto anni fa il Waikiki è stato il primo, fra la quindicina di stabilimenti che si allungano sul litorale di Castellabate, a introdurre la fitness, mentre in altre località già imperversava da un decennio. Però Maria, la giovane istruttrice con un fisico da bella ragazza e non da body builder, ci va leggera. «Il pubblico è misto, dai cinque agli ottant’anni, con l’acquagym non si corrono rischi. L’anno scorso proponevo anche la zumba, ma è troppo pesante per il cuore. In altri stabilimenti si fa anche la functional fitness, l’ultima moda». Il clima retrò si mantiene anche selezionando le attrazioni.

     

    Che qui sono nei secoli fedeli: chiacchiere, tante chiacchiere, buoni pranzetti, happy hour e qualche partitella a ping pong o al biliardino, ma soprattutto a carte. «Tutte le attrazioni da spiaggia le hanno inventate sulla Riviera romagnola perché da loro il mare non è un granché, ma da noi il mare è la prima risorsa quindi non c’è bisogno di tante storie» taglia corto Viola. Rispetto ai tempi d’oro è cambiata la durata delle vacanze, al massimo due settimane: le mogli che non lavorano e portano i bambini al mare per due mesi non esistono quasi più.

     

    culi in spiaggia culi in spiaggia

    Viola mi racconta di due sorelle napoletane che fanno i turni: per tre giorni una bada a figli e nipoti mentre l’altra va a lavorare, poi si danno il cambio. Nonostante si registri una ripresa del settore, che quest’anno mette in conto quasi due milioni di turisti in più, a luglio, durante la settimana, non si riempiono più di due file su undici: tutto esaurito solo nei weekend e ad agosto. In spiaggia, al momento, si vedono soprattutto pensionati, alcuni con i nipotini, liberi pensatori della villeggiatura che evitano come la peste le ferie d’agosto e stranieri che a casa loro praticano una vita balneare molto più spartana, ma sembrano apprezzare l’italico tripudio di stabilimenti e spaghetti alle vongole da arrotolare in pareo e infradito.

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    A una coppia di liberi pensatori cinquantenni chiedo conferma di questa sensazione di sospensione temporale. Loro, che da una vita si sono trasferiti da Napoli a Bologna, condividono: un po’ è la vita di stabilimento a creare quest’effetto nostalgia, ma ancora di più è il Cilento. «Ci venivo da ragazza, mi è rimasto nel cuore e l’ho trovato quasi uguale ad allora. Era e rimane un luogo della memoria». Anche i prezzi li hanno colpiti: fermi nel tempo. Qui l’ombrellone con sdraio e lettino costa 18 euro al giorno, su una media italiana di 25 e punte siderali di oltre 200.

     

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    Poi, spinto dal vento e sfuggito non si sa a chi, entra nel campo visivo un pallone Super Santos, reliquia delle spensierate infanzie anni Sessanta. E parte un’elegia sui buoni vecchi oggetti del tempo che fu. Non sarà cambiato quasi niente, ma una cosa sì: in spiaggia adesso ci si sposa. Viola diventa inavvicinabile perché deve montare un gazebo ornato di tulle e fiori bianchi e un separé per il buffet sotto l’incannucciata. Gli sposini sono danesi e l’assessore alle Politiche sociali della giunta di centrodestra, Elisabetta Martuscelli, con sandali dorati e fascia tricolore, deve farsi tradurre in inglese dall’interprete il formulario di rito. Dovrei fare qualche domanda agli sposini?

     

    MATRIMONIO IN SPIAGGIA MATRIMONIO IN SPIAGGIA

    Ma lasciamoli stare. Chiedo invece all’assessore quante nozze di stranieri siano state celebrate. «Settantacinque, di ogni nazionalità. È il film Benvenuti al Sud, ambientato a Castellabate e nelle vicinanze, che ci ha portato tantissimo turismo: ad agosto siamo passati da 20 mila a 100 mila presenze». Il musicista Francesco Formicola, celebrità locale richiestissima, accompagna la cerimonia, che risulta commovente nonostante le decine di curiosi in costume, cioè in mutande. In apertura, mentre la sposa arranca sulla sabbia al braccio del papà, Here Comes the Sun dei Beatles, in chiusura Over the Rainbow e What a Wonderful World nella versione hawaiana di Israel Kamakawiwo’ole.

     

     

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