Giancarlo Dotto per Dagospia
giancarlo dotto intervistato
Non mi va proprio giù. Mi tortura. Peggio d’aver ingoiato il tappo fetido di uno spumante che sa di piscio. Mi ripugna scriverlo adesso dopo che il castigo esemplare di aprile si è aggiunto al delitto osceno di giugno e tutti qui a Roma scoprono lo spleen egizio (storia fin troppo piatta per come ti scodella il concetto che “chi sbaglia paga”, per quanto, miseramente, a suo tempo pagato).
Mettetevelo nel di dietro lo spleen egizio. Dovevate fare le barricate quando l’hanno venduto, invece di vomitare alle vostre radio cazzate del tipo: “Salah non è male, ma con lui la Roma è troppo scoperta” o “Salah non sa difendere”, o “Salah è bravino ma non è lucido sotto porta”.
SALAH
Tutte ascoltate dalle mie delicate e non sempre pelose orecchie. Salah è bravino? Dio canone, ma ci vuole un genio della palla per capire che quel sinistro è un violino alla Shlomo (Mintz), che fa rima con Momo? Ci vuole Einstein per capire se un artista con una cassa toracica che non è una vasca olimpionica, se gli fai fare il cane da guardia, a rincorrere l’avversario, lo perdi poi quando deve suonare il suo spartito?
Ve lo ricordate o no Luciano Spalletti a Trigoria, quando selezionò l’immagine, una sua trafelata e commovente rincorsa di sessanta metri, alle calcagna di un mediocre nemico, come esempio fulgido di comportamento da tramandare agli svogliati compagni e pure ai neghittosi posteri?
SALAH
Cosa fa Klopp, mente sottile e uomo carismatico come pochi (mica il carisma da tenebra e ostile di un Mourinho o di un Guardiola, ma un carisma che include, caldo e allo stesso tempo inarrivabile)? Se lo porta a casa, gli svernicia il giallo, lo veste di rosso e gli dice: “Momo tu da questi venti metri non schiodi, tu mi servi da killer con il tuo piedino da violinista”. Ci voleva tanto?
Lucido e con i polmoni saturi di ossigeno, Momo ha acquisito la sublime pornografia dei grandi, alias freddezza sotto porta, abbattimento delle inutili nebbie da emozione o da fatica.
salah
Me l’aveva anticipato Luciano Spalletti, già promesso interista, in un ristorante romano dove c’era venuta voglia di conoscerci. “Mi spiace dirtelo. Il tuo Salah è stato già ceduto al Liverpool…”. Non ci credo. Dissi allora e dico tutt’ora. Pochi giorni dopo, la notizia ufficiale: Salah al Liverpool per la somma di 42 milioni. Un piatto di lenticchie. A Trigoria vanno pazzi per le lenticchie. Gongolavano in tanti, dandosi di gomito per l’affare. Nemmeno un suicidio tipo bonzo tra i tifosi, un darsi fuoco dimostrativo.
Vendi chiunque altro, vendi tua zia, fai una colletta al Sistina, inventa a Trigoria una dependance di donnine facile da metter sotto vetro per clienti facoltosi, qualunque cosa, se davvero devi sottarti alla tagliola delle tabelle Uefa, ma non vendi Momo Salah (ragazzo, tra l’altro, delizioso come pochi).
SALAH
Lo prendi da parte e gli dici: “Momo, il tuo talento c’inebria, ci fa felici. Sarai il dopo Totti. Faremo una Roma a tua immagine e somiglianza e sarai l’icona dello stadio che verrà, con tutto il mondo arabo che diluvierà carezze e denari sul club giallorosso per la gioia di Pallotta e dei suoi simili.
Capite bene? Avevamo in casa la massima consolazione possibile dopo l’addio funesto di Totti e abbiamo preferito le lenticchie. E dobbiamo pure ascoltare da una voce chioccia e pure un po’ lagnosa che non avevamo altra scelta? Dio Cristoforo, è così difficile ammettere che con Salah è stata fatta una cazzata grande quanto lo stadio che avrebbe dovuto ospitarlo?
salah el sharaawy
Il sospetto è che, con Alisson, siamo vicini alla replica. Basta così. La prossima volta, quando mi gira, scriverò una cosa sull’atroce sopravvalutazione (soprattutto italiota) degli allenatori e di come questi si vendicano del talento, per lo distruggendolo con le esalazioni del loro narcisismo tattico.
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