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    ESSERE JOSIP ILICIC – DOTTO: "NON CE LA FA A FINGERSI QUELLO CHE OGGI NON È. FANTASMI, GIÀ. LUI SA DI CHE SI TRATTA. USCITO DALLA CLAUSURA DI BERGAMO, SMAGRITO E SVUOTATO, DA TUTTO CIÒ CHE AVEVA VISTO: I MORTI, GLI AMMALATI… PRIMA ANCORA, A FIRENZE, LO AVEVA PROSTRATO LA PERDITA DELL’AMICO ASTORI. E, PRIMA ANCORA, L’INFANZIA IN UNA SLOVENIA PIENA DI GUERRA E IL PAPÀ MAI CONOSCIUTO" – IL RITORNO SU INSTAGRAM


     
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    Grandi?

    Un post condiviso da Josip Ilicic Jojo (@ilicic72) in data:

     

    1 – ILICIC È TORNATO (SU INSTAGRAM). SELFIE CON LA MOGLIE E COMPLIMENTI ALL’ATALANTA PER IL TERZO POSTO

    Da www.corriere.it

     

    ilicic papu gomez ilicic papu gomez

    Ancora non è un ritorno sul campo di calcio ma è già qualcosa. Josip Ilicic torna a battere un colpo dai social, postando due immagini che dovrebbero rassicurare sulla sua situazione e dando un sorriso ai tifosi dell’Atalanta, da settimane preoccupati per le condizioni del giocatore più dotato ma anche più fragile della rosa.

     

    Una foto è comparsa nelle stories di Instagram, un selfie a due ripreso dalla moglie del campione, Tina, che appare in primo piano, mentre Ilicic sullo sfondo sembra schermirsi. Ma con gli occhi sorride, sornione, come a Bergamo ci si è abituati a vedergli fare nei momenti migliori. I due sono insieme e già questa è una porta chiusa sulle tante illazioni che nelle ultime settimane sono circolate sulla vita privata di Ilicic, come possibile detonatore di una crisi personale e sportiva che resta in gran parte un mistero.

    IL SELFIE DI JOSIP ILICIC CON LA MOGLIE IL SELFIE DI JOSIP ILICIC CON LA MOGLIE

     

    Nell’altra immagine, pubblicata come post invece da Ilicic sempre su Instagram, c’è tutta l’Atalanta che sul campo festeggia il raggiungimento del terzo posto in campionato per il secondo anno di fila. Una sola parola: «Grandi», e un cuore. Un enorme successo cui Ilicic ha contribuito in misura determinante, pur avendo giocato in pratica solo metà stagione: restano i 15 gol dello sloveno e sono tanti, se si considera che dopo il lockdown ha giocato pochissimo. Ora bisogna capire quali siano i tempi di recupero del giocatore, che secondo Gian Piero Gasperini non volerà a Lisbona per la final eight di Champions. E probabilmente faticherà ad esserci alla ripresa della stagione. Ma, almeno, quel sorriso sornione fa ben sperare.

    Tripletta Ilicic al Valencia Tripletta Ilicic al Valencia

     

    2 – DOTTO E JOSIP ILICIC

    Giancarlo Dotto per il Corriere dello Sport

     

    Guardatelo bene. Non adesso, che è diventato invisibile, guardatelo nei giorni in cui il mondo intero lo celebrava e tutto sembrava ridergli intorno, ditemi se l’avete mai visto per un secondo aprire la ruota del pavone o mostrare qualcosa che somigliasse, se non all’euforia di essere Cristiano Ronaldo, almeno al piacere di essere Josip Ilicic.

     

    ilicic atalanta ilicic atalanta

    Senza arrivare agli estremi di Lombroso, che ha trasformato un’intuizione fisiognomica in una teoria risibile per quanto smaniosa di diventare un dogma, i volti raccontano molto, se non tutto.

     

    Non di quello che sei, ma certamente di quello che sei diventato. Quello di Josip è un volto appeso a una malinconia vicina allo spavento. Qualcosa che ha visto, che ha percepito, che solo lui sa, e forse nemmeno lui sa. È il volto che resta dopo uno o più insulti che stanno nella parte più irraccontabile della sua biografia. La palla al piede che ha bisogno di un  campo di calcio per diventare piuma e svolazzo.

     

    atalanta fiorentina percassi ilicic atalanta fiorentina percassi ilicic

    Nel bla-bla della vita liofilizzata, plastificata, dunque negata, il calciatore di successo che soffre, senza apostrofo, è un paradosso paragonabile a quello di una statua di plastica che si dà fuoco perché ha scoperto un giorno di non essere riciclabile. Ilicic che non partecipa alla sua festa promessa, la consacrazione Champions, è l’attore che va a pesca con i parenti il giorno in cui, forse, vincerà l’Oscar.

     

    L’altro bla-bla imperversante, i calciatori che non avrebbero un’anima. Ce l’hanno a tal punto che passano la vita a diventare un luogo comune per scansare la fatica di averne una. Si fingono e sembrano intangibili, salvo andare in pezzi al primo scroscio di vita. Non tutti e non certo Josip. Nella sua vita, a quanto risulta, non passa da ieri il vascello fantasma, che chiamano “male oscuro” perché non si sa da dove viene, perché viene e dove andrà.  

    ilicic ilicic

     

    Fantasmi, già. Josip Ilicic sa di che si tratta. Mai stato un allegrone. Eufemismo. Sempre stato un solitario. Anche quando, a vent’anni, arriva a Palermo, indovinato da Walter Sabatini, e mostra subito il suo calcio speciale. Parla poco e sorride meno. Zero tendenza al rumore consolatorio della socialità. I compagni li rispetta, ma non li cerca. Non è migliorato col tempo. Bergamo lo consacra gigante del calcio, ma non inganna che i suoi piedi, per quanto geniali, sono fatti di argilla.

     

    Uscito dalla clausura di Bergamo, smagrito e svuotato, da tutto ciò che aveva visto, ascoltato, vissuto. Al di là dei morti e degli ammalati, come tanti altri crivellato di colpi. Ha provato a giocare a calcio, Gasperini e i compagni sono stati padre e fratelli, ma la sua palla al piede era piombo e non diventava piuma. Il sistema protegge i suoi pollastri d’oro.

     

    ilicic ilicic

    Li fornisce di cuffie gigantesche per non sentire i suoni sconci della vita reale. Per quelli come Josip non ci sono cuffie, non ci sono filtri. Prima ancora, a Firenze, lo aveva prostrato la perdita dell’amico Davide Astori. E, prima ancora, l’infanzia in una Slovenia piena di guerra. E,  ancora prima, il papà mai conosciuto, mai chiamato, per sempre perduto, quando aveva sette mesi.

     

    Josip era, a trentadue anni, uno dei protagonisti più attesi di questa Champions ferita. Non ce la fa a fingersi quello che oggi non è. Si chiede ai calciatori, ai giorni nostri, di prestarsi come le attrici, le infermiere e le puttane di un tempo, spedite al fronte per consolare le pene di un’umanità sofferente e smarrita. Josip non ci sarà, perché lui, ora lo sappiamo, è dalla parte di chi soffre. Non averlo con noi significa una sola cosa: desiderare di riaverlo quanto prima.

     

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