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    CALCIO DOTTO - “SECONDO POSTO IN CASSAFORTE PER IL NAPOLI: LA FRANGETTA DI SARRI SARÀ MESSA A DURA PROVA QUANDO DOVRÀ FARSELA CON POMATA DE LAURENTIIS PER IL RINNOVO DEL CONTRATTO. I DUE SONO NATI PER DETESTARSI - CHISSÀ CHE TOTTI NON FACCIA UNA COSA FINALMENTE ROMANISTA. FARSI DA PARTE”


     
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    Giancarlo Dotto (Rabdoman) per Dagospia

     

    Preghiere esaudite. Quella di Napoli e di Sarri. Secondo posto in cassaforte e Champions comme il faut. Non sarà il retrocesso Frosinone domenica al San Paolo a mettere la mordacchia a Higuain, panzer in tutti i sensi possibili. Quella del Palermo e non ricordo più quale allenatore. Salvezza acquisita. Non sarà il retrocesso Verona a dannarla, domenica alla “Favorita”.  

     

    Certo, sarebbe stato più decente se il Piccolo Torino si fosse ricordato di scendere in campo con un alito di bava nel suo stadio, un decimo della bava ringhiosa che ha lasciato due settimane fa sul prato dell’Olimpico a Roma. Ma così va il mondo calcio e il Napoli lo stramerita questo secondo posto, si capisce, dopo aver sgomitato tanto nell’illusione del primo. La frangetta di Sarri non si scompone più di tanto. Sarà messa a dura prova tra una decina di giorni quando dovrà farsela con Pomata De Laurentiis per il rinnovo del contratto.

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    I due sono nati per detestarsi e, infatti, mi sa che, nemmeno sotto sotto, si detestano. Anarcoide in tuta di letture sovversive e napoletano per sbaglio di Figline Valdarno il primo, padronale, dispotico e azzimatissimo il secondo, uno che si guarda intorno e vede solo dipendenti. L’uomo dei cinepattoni gli vuole confezionare un secondo contratto di un anno con opzione tutta sua di vita e di morte a fine campionato.

     

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    Pronostico? Prima o poi Sarri esplode. Da capire solo quale sarà la sintesi ingiuriosa con cui spedirà il padrone delle ferriere in un losco altrove. Escluderei il “finocchio” già abusato con Mancini. In questo caso, conoscendo l’Irascibile, rischierebbe la fucilata in bocca. Anche gli anarcoidi tengono famiglia.

     

    A proposito di padronale. La Juve che perde a Verona, che perde cioè quando non ha più nulla da perdere, è lo sfregio più padronale che ci sia, più di ventiquattro vittorie su venticinque. L’Avvocato (Agnelli) diceva: bisogna vincere, mai stravincere. E nemmeno straperdere, aggiungo io. Max Allegri quando arriva a Torino due anni fa striscia sotti i tappeti, oggi vuole entrare nella leggenda. Proprio vero, la Juventus è una droga potente.

     

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    E poi c’è il Capitano. Solo il Capitano. Il delirio da trasfigurazione idolatrica ha ormai esondato il Tevere in ogni dove. Il noto Pardo, l’uomo degli eccessi verbali, per via che si è svegliato un giorno in preda ad allucinazione probabile da “tiramisu” e si è creduto Virna Lisi (che, con quella bocca, può dire ciò che vuole), ha detto appunto che la Roma ha segnato il secondo gol dopo che il Mitico Bisillabo si è alzato dalla panchina per “riscaldarsi”. Ciurla nel manico l’Abilpardo, ma rappresenta alla perfezione il delirio ormai incontenibile.

     

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    Nella città dove Totti è tutto e la Roma solo un accessorio, pure fastidioso, manca ora solo che lo vedono camminare sul Biondo Fiume. Lo striscione reo confesso dell’Olimpico “Si scrive Totti e si legge Roma” la dice tutta l’anomalia dell’As Totti Club. Dovendo subire un rinnovo del contratto che, legittimamente, non vogliono (ma potevano farlo sapere tre mesi fa con un atto pubblico invece di suicidarsi in tutti i modi possibili), da Boston a Trigoria hanno almeno cercato di farlo andare di traverso al Big Pupo, confidando in una sua improbabile reazione d’orgoglio.

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    Ma, chissà, che Totti non faccia una cosa finalmente romanista invece che Tottista. Farsi da parte, sfilandosi la mutanda pubblica che, a quarant’anni, è pure un po’ indecente, lasciando che la Roma possa finalmente immaginarsi senza di lui.

     

    A finire, in ordine sparso. La parata di Bizzarri nel secondo tempo, su Elsha, è una delle più strabilianti del secolo. Il Genoa strapazza la Samp nel derby, avendo tre giocatori in corpo di valore e calore assoluto, Ansaldi, Suso e Pavoletti. Da grande squadra. La Samp strapazza se stessa mortificando pubblicamente a fine partita, per bocca del suo ds, il suo stesso allenatore, Montella, cosa mai vista. “Siamo dalla parte dei tifosi. Abbiamo giocato una partita indegna…”. Se, di questi tempi, non è un’istigazione a delinquere, poco ci manca.   

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