1 - NOGARIN: LASCIO SE PROVANO IL MIO REATO
Massimo Vanni per “la Repubblica”
FILIPPO NOGARIN SINDACO DI LIVORNO
Si aspetti a tirare le somme: «La presunzione di innocenza è cardine fondamentale della giustizia italiana », dice il sindaco 5 Stelle Filippo Nogarin, indagato per concorso in bancarotta fraudolenta nell’inchiesta sull’Aamps, l’azienda pubblica dei rifiuti avviata a concordato. Ma non si faccia confusione con la vicenda giudiziaria del sindaco del Pd di Lodi.
DALAI LAMA E NOGARIN
«Un paragone tra il mio caso e il suo non sta né in cielo né in terra. Quella del Pd non è paragonabile, sono due situazioni completamente differenti, io non ho tratto alcun beneficio», aggiunge Nogarin ospite su La7. E se non si è dimesso, spiega il sindaco di Livorno, è perché «non c’é linearità tra avviso e dimissioni. Dipende da quello che accade», dice rettificando la prassi pentastellata che vedeva fino ad oggi l’equivalenza secca avviso-dimissioni. D’altra parte, anche Luigi di Maio ci vede qualche differenza: «A Lodi c’è un sindaco rinchiuso in una cella e che non vuole dimettersi, a Livorno c’è un sindaco che ha appena ricevuto un avviso di garanzia. E’ pronto a dimettersi, ma prima vogliamo sapere di che cosa viene accusato».
LIVORNO - CONTESTAZIONE A NOGARIN
Il sindaco conferma di aver «già detto tutto quello che avevo da dire. Sono assolutamente sereno, sono io che ho portato i libri in tribunale, figuratevi se non devo essere sereno», si limita a dire a fine mattinata, davanti al suo appartamento di Antignano, periferia di Livorno. A suo giudizio, «sono gli altri che non devono essere sereni», riferendosi agli amministratori del Pd che l’hanno preceduto. L’esponente del Movimento 5Stelle si affanna a ripetere che per lui questa è «una normale domenica».
Fino ad ora si era limitato a postare un lunga dichiarazione su Facebook: lo aveva fatto sabato, con parole meditate. Forse anche condivise con gli esponenti del Movimento. «Ma da quanto tempo aveva ricevuto la notifica dell’avviso?
filippo nogarin
In nome della trasparenza declamata dal Movimento, il sindaco dica quali sono le ipotesi di reato e mostri la data di ricevimento», chiede non a caso il consigliere comunale livornese Alessandro Mazzacca. Uno che nei 5 Stelle c’è stato, impegnandosi direttamente per l’elezione di Nogarin. Salvo poi essere espulso, assieme ad altri due eletti, quando si è rifiutato di votare l’audace scelta del concordato preventivo per l’azienda dei rifiuti, 200 dipendenti e un futuro appeso a 40milioni di euro e passa di debiti conclamati.
2 - E LA BASE GRILLINA ADESSO SI SPACCA “SERVE COERENZA DEVE ANDARE VIA”
Laura Montanari per “la Repubblica”
luigi di maio
Avanti, ma con molti mal di pancia. C’è spaesamento e incertezza fra i militanti dei Cinquestelle a Livorno dopo l’avviso di garanzia arrivato al sindaco Filippo Nogarin. «Se uno è indagato deve lasciare – spiega risoluto Maurizio Serragli, 43 anni, uno che ha lavorato alla campagna elettorale del giugno 2014, un militante di lungo corso – non possono esserci pesi e misure diverse. Serve la coerenza».
Non è il solo a far fatica a conciliare la faccia intransigente del Movimento con quei fogli dell’inchiesta recapitati due giorni fa a Nogarin dalla procura di Livorno dove si contesta il concorso in bancarotta fraudolenta nella gestione dell’Aamps, la tormentata azienda dei rifiuti zavorrata da 35 milioni di euro di debiti.
ballottaggi filippo nogarin livorno 2
«Dov’è tutto il cambiamento che abbiamo promesso? - spiega Francesco “scriva Francesco e basta” – perché le decisioni importanti come mandare al concordato l’azienda dei rifiuti è stata decisa senza un confronto con noi della base?». Naturalmente ci sono poi quelli che fanno quadrato e difendono il sindaco: «È stato lui a voler far chiarezza sull’azienda dei rifiuti e a dire basta con i debiti ereditati dal Pd, ora lo hanno messo in mezzo» sostiene Mario, 52 anni, attivista dei meetup.
Ombre, complotti e veleni: il disagio fra i Cinquestelle livornesi è dettato anche dalla situazione della città che da anni si dibatte in una drammatica crisi del lavoro. «Siamo in ginocchio e la città è ferma, qui se sei giovane devi andare altrove» dice deluso Serragli. «Non voterei più per Nogarin – interviene Paolo Filippi, pensionato, militante e sostenitore del sindaco nel 2014 – ma nemmeno saprei chi altro scegliere. Certo se i principi hanno un valore, il sindaco indagato dovrebbe fare un passo indietro».
emergenza rifiuti Livorno
Non c’è un bar a Livorno, un circolo dove si ritrovano: «Siamo su Facebook e nei meetup, non basta? È la regola del movimento, le sedi sono quelle dei partiti». Lucia Grassi, 50 anni, impiegata in banca, è stata una grillina della prima ora, “dal 2009”, militante che ci ha creduto: «La macchina amministrativa è difficile da governare e poi va detto che ci sono i vecchi funzionari del Pd che magari fanno la guerra al sindaco. Ma c’è una cosa che non capisco nella vicenda Aamps: perché dalla ricapitalizzazione all’improvviso è stato deciso di passare al concordato in continuità?».
emergenza rifiuti Livorno
E questo è un altro mal di pancia: a molti non è piaciuta «la decisione calata dall’alto, presa a Roma o a Genova, non a Livorno, non dentro un meetup». Ieri mattina davanti al palazzo del Comune, si sono presentati in una trentina al sit-in indetto da Marco Valiani, consigliere comunale espulso dal M5s nel 2014 e fondatore della lista civica “Livorno Bene Comune”. Avevano cartelli con la scritta “dimissioni”, “onestà”, “vattene”: erano lì per contestare il sindaco, molti lo avevano votato. «Sono qui non solo per chiedere le dimissioni di Nogarin – dice Valiani – ma per il nulla amministrativo che ha portato avanti in questi anni».