Alessandro Barbera per “la Stampa”
MARIO DRAGHI
Detto in italiano fa meno effetto della prima volta: «Faremo tutto quel che è necessario». Allora quelle sei parole salvarono l'euro dalla crisi finanziaria, oggi in gioco c'è la sopravvivenza dell'economia alla guerra in Ucraina, e le parole non bastano. Il Documento di economia e finanza ha avuto il sì unanime dei partiti, ma nessuno è convinto dalla strategia di Mario Draghi. A disposizione oggi ci sono (solo) cinque miliardi, serviranno a finanziare un decreto a Pasqua, nel frattempo il premier cercherà sponda in Europa per un nuovo Recovery Plan. L'inflazione sale, la crescita crolla, e fare tutto il necessario con la spesa pubblica è più facile a dirsi che a farsi.
GASDOTTI RUSSI
Pd, Lega e Cinque Stelle vorrebbero di più, e subito. Nonostante «diversità di vedute profonde ho fiducia nella capacità delle forze politiche di capire la drammaticità della situazione», dice Draghi in conferenza stampa. Un numero su tutti: la crescita di quest' anno, fino a poche settimane fa stimata al 4,7 per cento, crolla al 2,9 per cento, un punto sopra quel che prevedono a Confindustria.
Nella riunione di maggioranza che precede il consiglio dei ministri, il responsabile del Tesoro Daniele Franco spiega ai partiti il perché di tanta prudenza sui conti: «Lo spread fra i Btp italiani e quelli tedeschi è già piuttosto alto», oltre la soglia psicologica dei 150 punti. La preoccupazione del governo è di non creare una miscela esplosiva fra bassa crescita, alta spesa, inflazione e tassi in aumento. Di qui la decisione (per ora) di confermare il livello di deficit al 5,6 per cento .
MARIO DRAGHI
«Ci vuole un nuovo scostamento di bilancio», insiste il leader Cinque Stelle Giuseppe Conte. Ma né Draghi né Franco pronunciano quella parola. Una frase raccolta alla fine del Consiglio dice tutto dell'atteggiamento di Draghi: «Oggi dovendo decidere una risposta di politica economica, è bene essere realisti. Ma si sbaglia di meno ad essere pessimisti che ottimisti».
La guerra, come la pandemia, sta facendo saltare la catena del valore globale. Mancano materie prime, cereali, volano i prezzi di cemento, acciaio, nichel. Presto o tardi il dilemma fin qui eluso imporrà una scelta: «Preferiamo la pace o il condizionatore acceso?
gasdotto transmed
». Draghi fa una battuta ad effetto, ma non esprime un giudizio altrettanto chiaro sulla eventualità di imporre un bando al gas russo. «Se l'Unione ci propone l'embargo, siamo contenti di seguire». Se mai dovesse arrivare «fino a ottobre abbiamo le scorte».
Certo «quanto più diventa orrenda la guerra, tanto più i Paesi alleati si chiedono cosa possa fare questa coalizione per indebolire la Russia e permettere a Kiev di sedersi al tavolo della pace». A poche ore (oggi) dalla visita a Roma del premier olandese Mark Rutte, il premier insiste sulla richiesta di un tetto europeo al prezzo del gas, al quale sono contrari proprio Amsterdam e Berlino. «Fra di noi - ammette - ci sono punti di vista diversi. Continuiamo a discutere, ma non possiamo solo aspettare, l'intenzione è andare avanti con provvedimenti nazionali».
MARIO DRAGHI
Quando non sono ai tavoli europei, Draghi i problemi li ha in casa. Ieri in Parlamento su delega fiscale e riforma del Consiglio superiore della magistratura la maggioranza ha rischiato la rottura. «Stiamo valutando se chiedere il voto di fiducia», dice il premier. Sulla delega fiscale «ci stiamo ragionando», sul Csm «vorrei rimanere fedele alla promessa di non imporlo».
Dove può ci mette una pezza: la più grande è quella con la quale ha evitato nel Def un'indicazione precisa di aumento della spesa militare. Lo scontro con Lega e Cinque Stelle è rimandato all'autunno, quando ci sarà da scrivere la legge di Bilancio. Oggi a Palazzo Chigi, prima di Rutte, Draghi dovrà dedicare tempo ai sindacati. Ecco come risponde il leader Cgil Maurizio Landini all'approvazione del Def prima dell'incontro: «Se con il governo non ci sarà confronto non staremo zitti e fermi». Guerra, crisi energetica e inflazione: bentornati nei Settanta.
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