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    NON SIETE BENVENUTI - DOPO IL SUICIDIO DEL FIGLIO STEFANO, L’EX CAMPIONE OLIMPICO NINO BENVENUTI ACCUSA: “I 5 FIGLI CHE HO AVUTO CON GIULIANA, LA MIA PRIMA MOGLIE, NON LI VEDO, NON LI SENTO, NON MI VOGLIONO PARLARE. LEI ME LI HA MESSI CONTRO. HO NIPOTI CHE NON CONOSCO. ANCHE SE NON SONO STATO UN BUON PADRE, POTREI ANCORA ESSERE UN BUON NONNO" – PADRE E FIGLIO FINIRONO DAVANTI A UN GIUDICE: TRA LE CONTROVERSIE PURE LA MEDAGLIA OLIMPICA E ALTRI TROFEI CHE… - VIDEO


     
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    Piero Mei per “il Messaggero”

     

    Il corpo di un uomo era stato trovato qualche giorno fa, in un bosco sul Carso, dalle parti di Trieste. La Trieste di Nino Benvenuti.

     

     

    Quel corpo era di un uomo di 58 anni, morto suicida dicono gli inquirenti. Il corpo di Stefano, il figlio primogenito di Nino Benvenuti. «I cinque figli che ho avuto con Giuliana - aveva detto il campione un paio d' anni fa in una intervista - non li vedo, non li sento, non mi vogliono parlare.

     

    nino benvenuti giuliana fonzari nino benvenuti giuliana fonzari

    Lei me li ha messi contro. Ho nipoti che non conosco e penso che, anche se non sono stato un buon padre, potrei ancora essere un buon nonno». Quanta malinconia, quanto rimpianto, forse quanto rimorso: il ring della vita deve essere stato con Nino assai meno disponibile che il ring della boxe, sul quale Benvenuti sferrò (e prese anche) cazzotti micidiali, lui che incassare non era nelle sue corde.

     

     

    Sessant' anni fa, nel settembre 1960, Nino era diventato campione olimpico, sul quadrato messo al centro del Palaeur, Giochi di Roma, la stessa notte che vinse l' oro un americano che aveva paura di volare, Cassius Clay che poi sarebbe stato Mohammed Alì, il più grande di sempre. In quel torneo olimpico, nella categoria dei welter Nino sconfisse tutti gli avversari, meno l' ultimo, con il verdetto di 5 a 0. L' ultimo, un sovietico, lo batté 4 a 1.

     

    Teoricamente sconfisse anche Cassius Clay: la coppa assegnata al miglior pugile venne infatti attribuita all' azzurro. Ricevette vari premi, oltre la medaglia d' oro: anche un orologio d' oro, tornerà nella storia. Sconfisse pure la fame: il tecnico lo convinse a scendere di categoria e dunque dovette buttar giù cinque chili per rientrare nel peso. La vita, ora, sembrava sorridergli e gli sorrise davvero in quegli anni, e sorrise all' Italia tutta che si innamorò di lui e stette sveglia notti su notti quando andò ad affrontare, titolo mondiale in palio, Emile Griffith o Carlos Monzon.

     

    Il destino s' è accanito sui combattenti di quei ring. L' Italia si appassionò anche a quella sfida tutta nostra che vide opporsi Sandro Mazzinghi e Nino Benvenuti, la scimitarra e il fioretto, è stato detto. Vinceva il fioretto. Nino era divenuto professionista e papà, di Stefano.

     

    nino benvenuti nino benvenuti

    Da superwelter aveva subito la sconfitta da Ki-soo Kim: più che sconfitto, fu derubato. Ma non è questa la leggenda: è quel che venne dopo, anno 1967, inizio della trilogia contro Griffith. La televisione non trasmise il match del Madison Square Garden: una specie di lockdown, dovevamo dormire per lavorare il giorno dopo. La radio non si arrese e gli italiani neppure: è stato calcolato che 18 milioni di tifosi (per non contare i passeggeri dei sei voli charter che lo raggiunsero a New York) siano rimasti svegli all' ascolto. Il giorno dopo lavorarono ugualmente, italiani brava gente.

     

    Lavorarono con il cuore più leggero: Nino vinse il titolo fascinoso dei medi che solo un altro europeo era riuscito a conquistare venendo dal Vecchio Continente su di un ring americano, Marcel Cerdan, leggendario. Nino perse la rivincita, vinse la bella. Griffith vinse un amico: quando fu in difficoltà, fu Benvenuti a sostenerlo in ogni modo, anche economico.

    nino benvenuti nino benvenuti

     

    Epica pure la lunga sfida contro Monzon, l' argentino misterioso che dopo varie vicissitudini Nino scelse come avversario mondiale.

     

    «Scenderò da questo ring vincitore o morto» disse l' argentino. Scese vincitore. Anche dalla rivincita. E Nino si arrese, ritirandosi.

     

    LA DENUNCIA Un giorno, molti anni dopo, cercò quell' orologio d' oro e altre memorabilia, di valore e d' affezione. Aveva tutto Stefano. Nino lo denunciò: ormai i rapporti tra il padre che s' era creato una nuova vita, e il figlio erano deteriorati. Stefano restituì tutto. Pace? Forse tregua.

     

    nino benvenuti e sandro mazzinghi nino benvenuti e sandro mazzinghi

    Altri problemi tra i due, e anche tra Stefano e la sua compagna. Denunce, processi, carcere. Stefano, attualmente, per via del Covid, stava scontando l' ultima parte della pena ai domiciliari. Nino, il grande Nino, il nostro eroe della boxe, era a Roma, ormai la sua città pur senza mai dimenticare le sue origini istriane e la sua gioventù triestina. C' è pure un fumetto a raccontarla. A far vivere ai lettori il dramma di quegli anni e di quegli italiani, Zona A e Zona B, Tito, la Jugoslavia. Isola d' Istria, il luogo natio, è oggi Slovenia. E oggi Benvenuti è al centro non di un ring ma di una tragedia personale e familiare.

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