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    LO DICE IL MINISTERO: I BANCHI A ROTELLE SONO UNO SPRECO - DUE DOCUMENTI DEL DIPARTIMENTO DELLA SALUTE CONFERMANO CHE IL GOVERNO HA BUTTATO VIA 3 MILIARDI DI EURO: HA EFFETTUATO LA SPESA SENZA AVERE ALCUNA CERTEZZA CHE SAREBBERO STATI UTILI - E ANCHE QUANDO SONO ARRIVATI, NÉ SPERANZA NÉ AZZOLINA AVEVA NESSUNA IDEA DI COME AVREBBERO INFLUITO SULLA DIFFUSIONE DEL VIRUS NELLE SCUOLE..


     
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    Stefano Filippi per “la Verità”

     

    banchi a rotelle banchi a rotelle

    Il governo ha comprato i banchi a rotelle senza sapere se sarebbero stati davvero utili. E anche quando sono arrivati non aveva nessuna idea di come avrebbero influito sulla diffusione del virus nelle scuole. Sembra incredibile, forse non lo è dato il grado di incapacità e improvvisazione con cui questo governo ha affrontato la pandemia. Ma è così. Lo si legge in due documenti ufficiali del ministero della Salute, uno datato 12 agosto e l'altro 12 ottobre. L'Avvocatura dello Stato li ha tolti venerdì da un cassetto nel quale il governo non aveva interesse che uscissero.

     

    Il primo dossier, quello che precedette di pochi giorni il Ferragosto, s' intitola Elementi di preparazione e risposta a Covid-19 nella stagione autunno-invernale. I destinatari sono una pletora: si va da ministeri vari alle Regioni, dalle forze armate alla Conferenza episcopale, dalle federazioni dei medici alle società di trasporto come Trenitalia, Italo e l'Enac. Il tono è ottimistico, perché il contagio allora aveva concesso una tregua e si pensava a come affrontare la fine delle vacanze.

     

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    I propositi sono encomiabili: «Potenziare in tempi rapidi la dotazione di posti letto», «identificare e formare» il personale medico, «rafforzare i servizi territoriali» e altro ancora. Un libro dei sogni, possiamo dire a posteriori.Si passa poi a delineare i «possibili scenari nel periodo autunnale». Qui le cose si complicano.

     

    «Non è infatti ancora chiaro», si legge, «se l'incremento di trasmissibilità osservato a partire da giugno in alcune regioni si stabilizzerà attorno ai valori osservati in questi in giorni oppure continuerà ad aumentare nel tempo». E per le scuole? Ecco le ammissioni che lasciano più di stucco: «Non è nota la reale trasmissibilità di Sars-Cov-2 nelle scuole, anche se cominciano a essere disponibili evidenze scientifiche di outbreak in ambienti scolastici».

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    «Outbreak» sta per esplosione. Né il ministro Roberto Speranza, e men che meno la sua collega Lucia Azzolina, hanno la minima idea di come corre il Covid nelle aule. E infatti nell'incertezza il governo non ha fatto nulla, né un piano dei trasporti né una riorganizzazione degli orari scolastici. Hanno soltanto ordinato i banchi a rotelle. Ma il passaggio più sconcertante è un altro: «Non è nemmeno noto l'impatto che potranno avere le misure di riorganizzazione scolastica che si stanno mettendo in campo in questi giorni».

     

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    Tradotto: si agisce alla cieca. Hanno speso 3 miliardi per comprare i nuovi banchi senza sapere se sarebbero stati davvero utili o no.E c'è un ulteriore elemento di incertezza: come risponderanno i sistemi di prevenzione e controllo attivati negli scorsi mesi? Mistero. Il buio avvolge il comportamento della macchina sanitaria dopo sei mesi di emergenza. È imbarazzante l'insipienza che trasuda dal documento del ministero: «Se da un lato è evidente la migliorata capacità dei sistemi di prevenzione nell'identificare rapidamente i focolai, isolare i casi e applicare misure di quarantena ai contatti dei casi, cosa che contribuisce in modo determinante a mantenere la trasmissione sotto controllo, non è noto al momento quale sia il livello di trasmissione, ad esempio in termini di numero di focolai, che i sistemi di prevenzione possano gestire efficacemente. Va considerato infine come l'inizio della stagione influenzale possa rendere queste attività più complesse ed impegnative».

    banchi a rotelle banchi a rotelle

     

    Passano due mesi e il 12 ottobre il ministero della Salute sente la necessità di aggiornare il documento. Perché due mesi? Non si poteva intervenire prima? Le scuole erano aperte da un pezzo, i banchi a rotelle erano già abbastanza diffusi, i governatori avevano fatto il diavolo a quattro sulle riaperture e il giorno successivo, 13 ottobre, Giuseppe Conte avrebbe firmato il dpcm che ricominciava a chiudere il Paese: imponeva le mascherine a tutti, bloccava feste e discoteche, vietava gli sport amatoriali e raccomandava «fortemente» di non accogliere in casa propria più di 6 persone.

     

    ROBERTO SPERANZA ROBERTO SPERANZA

    Fatto sta che il direttore generale della Prevenzione del ministero, Giovanni Rezza, firma una seconda lettera diretta alla medesima marea di destinatari che accompagna il nuovo vademecum, intitolato Prevenzione e risposta a Covid-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale. Esso consta di 100 pagine contro la ventina del documento ferragostano e di fatto si pone come un vero piano pandemico. Il problema è che i ministri non sanno ancora in che mondo vivono.

     

    LUCIA AZZOLINA LUCIA AZZOLINA

    La confusione è totale. Alcuni passaggi del nuovo documento ripropongono pari pari quello precedente: «Non è ancora chiaro», è scritto per esempio, «se l'incremento di trasmissibilità osservato a partire da giugno in alcune Regioni si stabilizzerà attorno ai valori osservati durante il mese di settembre oppure continuerà ad aumentare nel tempo». Ma il copia e incolla riguarda drammaticamente anche le scuole.

     

    Dopo un mese di lezione, con gli alunni seduti sui banchi a rotelle e la Azzolina intenta a proclamare che «è tutto sotto controllo», non ci sono dati. «La reale trasmissibilità di Sars-Cov-2 nelle scuole non è ancora nota», si legge, «anche se cominciano a essere descritti focolai in ambienti scolastici in Paesi in cui le scuole sono state riaperte più a lungo. Non è inoltre stato quantificato l'impatto che potranno avere le misure di riorganizzazione scolastica adottate». Sessanta giorni buttati via. Ministri allo sbando, e pure il Paese.

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