1 - DUE MESI FA LA CIA AVEVA INFORMATO I MOSSOS, LA POLIZIA DELLA CATALOGNA ...
Fausto Biloslavo per “il Giornale”
ATTENTATO A BARCELLONA - OPERAZIONE A CAMBRILS
Due mesi fa la Cia aveva informato i Mossos, la polizia della Catalogna autonoma, della possibilità di un attentato a Barcellona. Uno degli obiettivi privilegiati era proprio la Rambla, secondo le informazioni dell' intelligence Usa, la lunga passeggiata sempre strapiena di turisti. La rivelazione è trapelata sul quotidiano locale El Periodico, che ha ottimi agganci con la polizia catalana.
ATTENTATO A BARCELLONA - OPERAZIONE A CAMBRILS
Lo scorso aprile a Barcellona e dintorni è stata smantellata una cellula dell' Isis, ma la capitale della Catalogna è storicamente un covo di jihadisti. Il 29% dei terroristi islamici condannati in Spagna dal 1996 al 2013 sono stati arrestati nella provincia di Barcellona. La retata di aprile aveva portato alla luce non solo una cellula di 8 sospetti militanti dello Stato islamico, ma collegamenti con gli attacchi suicidi dello scorso anno in Belgio all' aeroporto e metropolitana di Bruxelles.
ATTENTATO A BARCELLONA - OPERAZIONE A CAMBRILS
Il gruppo è stato descritto dal capo della polizia catalana, Josep Lluis Trapero, come «una cellula del terrore con ramificazioni internazionali». Diversi arrestati si trovavano a Bruxelles due giorni prima degli attacchi e avevano girato in vari paesi europei.
attentato barcellona1
Non è escluso pure l' Italia. La cellula si manteneva spacciando droga e nel raid sono state sequestrate tre armi ed oltre 30mila euro in contanti.
Un giorno dopo la polizia ha arrestato altri due sospetti terroristi, che reclutavano per conto dello Stato islamico. Almeno 160 volontari della guerra santa sono partiti dalla Spagna per combattere in Siria, Irak o Libia. L' arresto più interessante, 24 ore dopo il raid di aprile a Barcellona, è di un egiziano di 46 anni che viveva nel Sud Est del Paese a Teulada. Il sospetto aveva il compito di «facilitare il rientro in Spagna dei terroristi dello Stato islamico che decidevano di tornare a casa dalla Siria o dall' Irak» ha spiegato il ministero dell' Interno spagnolo con un comunicato.
ATTENTATO A BARCELLONA
Il «facilitatore» garantiva posti sicuri dove dormire ai veterani jihadisti di ritorno e li aiutava nelle procedure amministrative. L' operazione di Barcellona ed il conseguente arresto dell' egiziano erano probabilmente collegate, ma la pista del terrorismo jihadista in Catalogna affiorava anche lo scorso novembre. Due sospetti pronti a lanciare degli attacchi in Spagna erano stati arrestati dopo la scoperta della loro appartenenza allo Stato islamico, che aveva ordinato di compiere degli attentati. Uno dei due viveva a Roda de Ter ad un' ora di macchina da Barcellona.
Un altro «covo» e punto di passaggio sono le enclave di Ceuta e Melilla, da dove arrivano i migranti che spesso finiscono nel mirino dei reclutatori jihadisti. Il 25 novembre scorso i servizi segreti spagnoli hanno sventato un attacco, stile mercatino natalizio a Berlino, nella capitale Madrid. Grazie all' arresto del probabile ideatore, Allal El Mourabit in Irún, in una città basca nel Nord del Paese, dopo essere stato sorvegliato dall' intelligente, che ha monitorato anche i suoi viaggi sospetti in Turchia.
ATTENTATO A BARCELLONA
Ben 69 jihadisti sono finiti in carcere nel 2016 ed altri 29 fino a giugno di quest'anno. Secondo il quotidiano El Pais sono sorvegliati in Spagna circa 1000 individui, sotto inchiesta ben 259 e oltre 500 telefoni intercettati per timore di attentati. L' antiterrorismo e la polizia catalana non sono riusciti, però, ad individuare tutti i sospetti, nonostante la segnalazione americana del possibile attacco sulla Rambla di Barcellona.
2 - DOPO LA SPAGNA, NOI? ECCO PERCHE’ L’ITALIA E’ IL PROSSIMO OBIETTIVO
Carlo Panella per “Libero quotidiano”
ATTENTATO A BARCELLONA
L’attentato di Barcellona suona come una brutta, pessima notizia perl’Italia. Il nostro paese e la Spagna infatti, sino a ieri, eranole uniche due grandi nazioni europee immuni da attentati jihadisti. Ora resta solo l’Italia. E non è detto che mantenga questo primato, nonostante la straordinaria eccellenza del nostro apparato di prevenzione. La Spagna, è vero, è stata mortalmente colpita già nel 2004 dalla strage nei treni nella stazione di Atocha, a Madrid. Ma era un’altra fase del terrorismo.
Quell’attentato era stato organizzato da una cellula di al Qaida impiantata da anni e dentro la classica dimensione di un’organizzazione terroristica clandestina. Atocha, come poi l’attentato al Tube di Londra, era dentro la fase del terrorismo organizzato di al Qaida. Più volte, anche nel marzo scorso, la polizia spagnola ha effettuato arresti e annunciato di avere sventato attentati, esattamente come hanno fatto più volte gli inquirenti italiani.
ATTENTATO A BARCELLONA
Ma per ben 13 anni la Spagna è stata immune sia da attentati jihadisti classici, sia da stragi provocate dal «terrorismo spontaneista» arruolato in Rete e armato diabolicamente di un van lanciato a folle velocità sui pedoni. È questala nuova forma del jihadismo terrorista. Non più cellule clandestine classiche, strutture piramidali; non più, addirittura, attentati con esplosivi; non più attentati conimitra a sventagliare la folla come a Parigi con Charlie Hebdo o con il Bataclan,ma la tecnica terribile e imprevedibile del van o del camion lanciato controi pedoni, come a Nizza, Berlino e Londra. Non più, soprattutto, jihadisti che preparano lungamente l’attentato, esposti ai rischi delle comunicazioni clandestine, dell’acquisto delle armi, rintracciabili quindi da un buon apparato di sicurezza, denunciabili dagliinfiltrati e dagli informatori (i Servizi in Italia ne hanno migliaia).
ATTENTATO A BARCELLONA
Ma jihadisti dell’ultima ora, arruolati dalla Rete, senza contatti organizzativi rintracciabili né dove vivono, né con la centrale dell’Isis. Inafferrabili, imprevedibili. Terribile poi, oltre al numero delle vittime di Barcellona, l’obiettivo scelto: le Ramblas, che attirano ogni anno folle di centinaia di migliaia (ben più di un milione) di turisti da tutto il mondo perché sono il simbolo universale della Movida, della vita notturna spensierata e folle intrisa di musiche, alcolici, incontri, vita sfrenata.
Dunque, obiettivo principe per la logica jihadista che non punta tanto o soltanto a spargere terrore, ma che intende soprattutto imporre agli occidentali le regole shariariche più feroci, punendo - con la morte - la promiscuità tra uomini e donne, l’uso di alcolici e persino l’ascolto della musica, rigidamente proibita dalla sharia dogmatica.
ATTENTATO A BARCELLONA
Né la Spagna conosce nelle sue città, così comel’Italia, la presenza dal 1945 in poi dell’immigrazione di massa arabo islamica come la Francia, la Gran Bretagna, la Germania o il Belgio. Infine,ma non per ultimo, la Spagna partecipa sicuramente alla Coalizione Internazionale contro l’Isis in Mesopotamia, ma in modo marginale, non determinante e massiccio come la Francia e la Gran Bretagna.
ATTENTATO A BARCELLONA
Di nuovo, due similitudini con l’Italia. Dunque, dopo Barcellona, è possibile che la lunga immunità dagli attentati terroristici di cui sin qui ha goduto l’Italia, cessi. Né il formidabile apparato dispiegato dai nostri Servizi e dalle nostre forze di sicurezza, soprattutto da quando al comando è Marco Minniti, possono garantire al nostro paese di essere l’unica isola felice d’Europa. Dobbiamo prepararci ad assorbire un possibile colpo vigliacco.