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    DUE PROSPETTIVE PER UN DELITTO: PARLANO LE MADRI STRAVOLTE DALLA STRAGE DI ARDEA - LA MAMMA DEI BAMBINI UCCISI: "SONO ARRIVATA LI' ED ERANO IN UNA POZZA DI SANGUE. AVEVAMO SCELTO QUESTA VILLA PER PERMETTERGLI DI VIVERE AL MEGLIO LA FAMIGLIA ANCHE CON IL PADRE AI DOMICILIARI" - LA MADRE DI ANDREA PIGNANI AMMETTE: "ERA PARANOICO, CE L'AVEVA CON TUTTI, NON ACCETTAVA ALCUN AIUTO. È RIENTRATO A CASA CONFUSO CON LA PISTOLA IN MANO A QUEL PUNTO SONO FUGGITA…"


     
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    1 - «SONO CORSA FUORI CASA E HO VISTO IL DISASTRO» IL DOLORE DI UNA MAMMA CHE NON TROVA SPIEGAZIONI

    Fulvio Fiano per il "Corriere della Sera"

     

    LA MAMMA DEI BAMBINI UCCISI AD ARDEA LA MAMMA DEI BAMBINI UCCISI AD ARDEA

    È stato forse il suo istinto materno a farla correre fuori casa e andare dritta sul luogo dove i suoi figli erano stati appena colpiti, quando gli altri in casa ancora si interrogavano su quelle esplosioni arrivate da fuori.

     

    Via Orsa Maggiore e via Corona Boreale sono separate solo da un campo da calcio, la visuale è aperta e percorrendo quei 100 metri Carol ha avuto la temuta conferma al suo presentimento. È stata la prima ad arrivare da Daniel e David, a tenere le loro teste mentre chiamava disperata il marito Domenico: «Non era il rumore dei petardi che si sente ogni tanto - ripete ventiquattro ore dopo a chi le sta vicino, cercando di offrirle un impossibile conforto - e neanche quello degli spari ai cinghiali. Sono arrivata lì ed erano in una pozza di sangue».

     

    ANDREA PIGNANI ANDREA PIGNANI

    Il giorno dopo aver perso i figli, i pianti della famiglia Fusinato non sono più coperti dalle urla della loro stessa disperazione ma lasciano il posto a un dolore più intimo, alla consapevolezza di una vita distrutta per sempre e con lo strazio ulteriore della mancanza di un perché.

     

    Per realizzare quanto accaduto e iniziare a elaborare il lutto basterebbe forse anche una colpa da potersi attribuire, ma gli spari di Andrea Pignani contro quei due innocenti in bici non hanno una spiegazione e il senso di privazione non può aggrapparsi a niente per cominciare il lunghissimo percorso verso la cicatrizzazione della ferita, se mai arriverà.

     

    «Avevamo scelto questa villa per il loro bene, per permettergli di vivere al meglio la famiglia anche con il padre ai domiciliari - ripete Carol, 33 anni -. Il giardino, i viali tranquilli, il campo vicino per giocare. La possibilità di avere la nonna qui a fianco a darci una mano».

     

    OMICIDIO DI ARDEA - LA FAMIGLIA FUSINATO - CAROL E DOMENICO CON DANIEL E DAVID OMICIDIO DI ARDEA - LA FAMIGLIA FUSINATO - CAROL E DOMENICO CON DANIEL E DAVID

    Gli interrogativi non danno tregua perché non ci sono risposte: «Dovevamo vigilare di più? E come? Erano appena usciti di casa e a minuti sarebbero tornati come sempre senza problemi. Mi hanno detto "arriviamo in tempo per il pranzo" e invece non li ho più visti».

     

    OMICIDIO DI ARDEA - LA FAMIGLIA FUSINATO - CAROL E DOMENICO CON DANIEL E DAVID OMICIDIO DI ARDEA - LA FAMIGLIA FUSINATO - CAROL E DOMENICO CON DANIEL E DAVID

    Da un anno e mezzo i Fusinato vivono qui. La routine era finora scandita dalla sveglia presto della mamma per accompagnare i bambini a scuola a Ostia, dove hanno sempre vissuto e dove anche lei lavora. Il loro unico orizzonte è ora invece il via libera all'autopsia sui bambini, che il pm dovrebbe disporre già oggi, in modo da poterli poi riavere almeno per i funerali.

     

    OMICIDIO DI ARDEA - DANIEL E DAVID FUSINATO OMICIDIO DI ARDEA - DANIEL E DAVID FUSINATO

    Ma dal chiuso della villetta la famiglia fa trapelare anche la propria indignazione su come la vicenda è stata raccontata. «Come è possibile che quell'uomo girasse armato e io ho dovuto chiedere il permesso per stare vicino ai miei figli?» è il concetto ripetuto anche ieri dal papà Domenico, il più determinato nel tenere lontani i giornalisti.

     

    E poi i soccorsi. «Ci sono voluti 40 minuti per vedere arrivare l'ambulanza, chi mi dice che i miei figli non si potevano salvare?». Da parte sua l'Ares precisa che «la prima telefonata al 112 è delle ore 10.57 e 32 secondi, che immediatamente è stata trasferita ai carabinieri perché erano segnalati spari, e al 118. Ci siamo allertati inviando subito la prima ambulanza con medico a bordo, che è giunta sul posto esattamente dopo 11 minuti».

     

    L'amarezza si mescola allo sconforto. «Sono circolate ricostruzioni senza fondamento su presunte liti o vendette legate alla detenzione di Domenico Fusinato. Ma lui quell'uomo non l'aveva mai visto - ribadisce l'avvocato della famiglia, Diamante Ceci -. Tanto più che il braccialetto elettronico avrebbe segnalato ogni allontanamento dalla villa».

     

    sparatoria ad ardea daniel e david i fratellini uccisi sparatoria ad ardea daniel e david i fratellini uccisi

    E qui entra in gioco un'altra beffa del destino. Proprio gli arresti domiciliari a cui era sottoposto il padre dei bambini avrebbero potuto forse salvarli. Pochi minuti prima che Daniel e David uscissero in bicicletta era passata l'auto dei carabinieri per il controllo periodico sulla presenza in casa del detenuto.

     

    Un passaggio che di norma dura giusto qualche attimo. Quello in più che sarebbe invece servito per incrociare Pignani e impedirgli di uccidere quei bambini.

     

    2 - «È RIENTRATO A CASA CONFUSO CON LA PISTOLA IN MANO A QUEL PUNTO SONO FUGGITA»

    Alessia Marani per "Il Messaggero"

     

    OMICIDIO DI ARDEA OMICIDIO DI ARDEA

    «L'ho visto rientrare in casa con la pistola, era trafelato e confuso, il viso tirato, ho capito subito che aveva combinato qualcosa di molto brutto e sono uscita fuori». Rita Rossetti, 64 anni, la mamma del killer dei due bambini e dell'anziano di Ardea parla con voce disperata, ma allo stesso tempo rassegnata, con i negoziatori del Gis, il Gruppo intervento speciale dei carabinieri che domenica pomeriggio ha fatto irruzione nella villetta di viale Colle Romito 238, trovando l'uomo, Andrea Pignani, 34 anni, già morto suicida. Non c'è stato bisogno di trattativa.

     

    ANDREA PIGNANI ANDREA PIGNANI

    Le parole della donna le hanno ascoltate anche i vicini durante il breve lasso di tempo prima che, nella via, piombassero i militari locali allertati dalle chiamate al 112. Gli altri abitanti sono poi corsi a barricarsi nelle loro abitazioni in attesa che i carabinieri decretassero la fine dell'emergenza.

     

    Rita racconta di quel figlio che ormai «si comportava come un estraneo». Spiega che «da circa un anno viveva pressoché autonomamente nel piano superiore e nella mansarda di casa». Quando aveva bisogno di acquistare qualcosa «lo faceva ordinandolo su internet».

     

    «BARDATO»

    Ma che cosa potrebbe avere spinto Andrea, ingegnere informatico ormai disoccupato, a uscire di casa intorno alle 11 del mattino bardato con una felpa e i guanti, uno zainetto sulle spalle e la pistola in pugno diretto al parco delle Pleiadi per poi sparare a bruciapelo a David e Daniel Fusinato, fratellini di 5 e 10 anni, e a Salvatore Ranieri, pensionato di 74 anni che passava in bicicletta?

     

    Andrea Pignani Andrea Pignani

    Un dirimpettaio che stava aggiustando delle tegole sul tetto ha incrociato il suo sguardo: «Era fisso, perso nel vuoto, e mi sono chiesto: ma dove va con quel felpone, vestito così pesante? La pistola non mi pare di averla vista, ma a ben pensarci, ora, aveva come un rigonfiamento sulla cintola e quel raid sembra premeditato. Ha agito come un combattente».

     

    LE MANIE

    Impossibile, al momento, dire con esattezza cosa abbia mosso i suoi passi. Una delle ipotesi degli inquirenti è che Pignani, sentendosi perseguitato e in pericolo, per uscire di casa avesse preso delle precauzioni pronto a difendersi da nemici immaginari. Quel che è certo, infatti, - e lo spiega sempre mamma Rita - è che «Andrea soffriva di manie di persecuzione. Si sentiva osservato, seguito. Era convinto che tutto il mondo ce l'avesse con lui, compresi noi genitori e la sorella. Diceva che ci eravamo tutti coalizzati contro di lui, anche i colleghi dell'ufficio di consulenza in cui lavorava».

     

    sparatoria ardea sparatoria ardea

    Non solo. Quel figlio ormai così chiuso in se stesso «ci incolpava di tutto, anche di rivelare suoi presunti segreti a terze persone. Aveva preteso che togliessimo tutte le sue foto che erano in casa e ha voluto cancellarle pure dai social e da tutti i nostri telefonini. L'unico essere a cui era rimasto affezionato era il suo cagnolino».

     

    La signora Rita parla della «patologia» che si era impossessata di Andrea trasformandolo in una persona indecifrabile. Che non stava bene se ne erano accorti tutti in famiglia, anche il padre Stefano, ex dipendente delle Poste e ancora prima guardia giurata - era sua la 7,65 con cui Pignani ha sparato - morto nel novembre scorso e la sorella, sposata e residente altrove, con cui non si sentiva più da Natale.

     

    sparatoria ad ardea 4 sparatoria ad ardea 4

    All'inizio di aprile, poi, Andrea aveva interrotto anche la sua relazione con la fidanzata, una ragazza originaria del Messico. Ma come mai quel figlio non era seguito da nessuno per quei suoi evidenti disagi psichici? Chi conosce Rita sa che la donna era ormai molto provata da un anno e mezzo segnato da cambiamenti che hanno finito per stravolgerle l'esistenza: dopo il pensionamento, con il marito, avevano deciso di lasciare il loro appartamento alla Cecchignola in cerca di tranquillità nella casa a dimensione di villeggiatura, vicino al mare, e avevano acquistato la villetta all'interno del consorzio di Colle Romito, a Sud di Roma, al confine con Anzio. Era l'ottobre del 2019.

     

    LA MADRE DEI BAMBINI UCCISI E IL KILLER DI ARDEA LA MADRE DEI BAMBINI UCCISI E IL KILLER DI ARDEA

    Poi, però, Stefano si ammala, le condizioni di Andrea si aggravano e, addirittura i carabinieri l'11 maggio del 2020 debbono intervenire perché l'aveva minacciata con un coltello.

     

    Andrea era finito all'ospedale dei Castelli e dopo una consulenza psichiatrica era stato riaffidato al padre come «paziente urgente-differibile che necessita di un trattamento non immediato». Chi doveva imporlo?

     

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    Sempre Rita ha provato a spiegare che «ormai Andrea si era completamente estraniato, non comunicava e non ci ascoltava». E «non accettava alcun aiuto». Disperata e rassegnata Rita, apposti dai carabinieri i sigilli alla villa finita sotto sequestro, domenica sera è stata vista lasciare Colle Romito trascinando un trolley a testa bassa.

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