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    COSA UCCISE JOHN BELUSHI? IL TROPPO SUCCESSO! ARRIVA IN LIBRERIA "JOHN BELUSHI - LA BIOGRAFIA DEFINITIVA" CHE RIPERCORRE LA VITA DELL'ATTORE E LA SUA DISGRAZIATA FINE - FU TRAVOLTO DAGLI ECCESSI (COCAINA & EROINA) DOPO IL BOOM DI "ANIMAL HOUSE" E "BLUES BROTHERS" - JACK NICHOLSON GLI RIPETEVA: "NON SEI UN COMICO MA UN GRANDE ATTORE" - LE ORIGINI UMILI, LA NONNA ANALFABETA E LA RICCHEZZA IMPROVVISA...


     
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    Francesco Alò per "il Messaggero"

    JOHN BELUSHI - LA BIOGRAFIA DEFINITIVA JOHN BELUSHI - LA BIOGRAFIA DEFINITIVA

     

    La botta arriva già a pagina 24: «Perché non eri lì con lui?» le chiede a bruciapelo Billy, subito dopo che ha saputo della morte del fratello John Belushi, a 33 anni, la notte del 28 febbraio 1982, per overdose di cocaina ed eroina. Judith Belushi Pisano non sa che rispondere. Era a New York e il suo analista le aveva suggerito di non seguire a Los Angeles, dopo l' ennesimo litigio, il marito star del cinema con Animal House (1978) e The Blues Brothers (1980), musicista da due dischi di platino (sempre con i Fratelli Blues in coppia con Dan Aykroyd) e comico simbolo dei casinari anni 70 fin dai primi sketch comici nello show tv di culto Saturday Night Live (1975).

     

    ENFANT TERRIBLE

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    «Lo so», singhiozza Judith al telefono: «Avrei dovuto essere con lui, Billy!». È il passaggio più drammatico di John Belushi La biografia definitiva, saggio pieno pure di risate, edito per la prima volta in Italia grazie a Sagoma Editore, frutto della fusione tra le memorie inedite nel nostro paese della consorte Samurai Widow del 1990 e Belushi, raccolta datata 2005 di interviste e foto sempre ad opera di Judith con l' aiuto di Tanner Colby, edito in Italia nel 2006 dalla Rizzoli.

     

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    Le 480 pagine sono dunque in parte la ricostruzione del rapporto con il marito della vedova ironicamente ribattezzatasi Samurai (era il personaggio dall' eloquio incomprensibile più folle di Belushi, ispirato al cinema di Kurosawa) e per metà parole e chiacchiere di chi lavorò con lui, dall' amico fraterno Bill Murray al regista John Landis. Si passa dunque da una ragazza wasp spaventata da un certo Balucci (era convinta fosse italiano perché ignorava «l' esistenza degli albanesi») che provava a rimorchiarla con insistenza nella periferica Chicago di fine anni 60, al resoconto dettagliato dell' arte comica di colui che viene definito dal collega e futuro Ghostbuster Harold Ramis: «Strepitoso, matto e masochista».

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    Non è mai stata data alle stampe, in traduzione italiana, un' opera così ricca di informazioni sulla formazione culturale e politica sull' enfant terrible dello show business americano dopo il best-seller Chi tocca muore (1984) del giornalista due volte premio Pulitzer Bob Woodward, che lo descriveva come uno sgradevole tossicodipendente.

     

    Qui c' è maggiore attenzione ai natali da figlio di immigrati piccolo-borghesi, gli anni della disillusione ideologica dopo l' omicidio di Bobby Kennedy nel 1968, gli esordi presso gli improvvisatori della satira del teatro Second City e soprattutto quelle qualità artistiche di chi imitava Marlon Brando alla perfezione e otteneva la stima incondizionata di Jack Nicholson («Tu non sei un comico ma un grande attore», gli ripeteva spesso).

     

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    E allora cosa andò storto? Tutta colpa di quel dannato 1978 in cui Belushi recitò nella commedia più redditizia di Hollywood ovvero Animal House di Landis (141 milioni di dollari di incasso per un budget di miseri 3), sbancò con l' album dei Blues Brothers ed era il più popolare guitto in tv grazie al Saturday Night Live. Probabilmente troppo successo anche per uno abituato all' eccesso come lui.

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    Ecco il regalo perfetto per le feste di questo 2020 in cui il film The Blues Brothers (1980) compie 40 anni: vita, morte e miracoli di un figlio di classi umili dell' Illinois nato nel 1949, con nonna analfabeta alla quale comunicare tutto a gesti, radicale di sinistra, milionario appena trentenne, tre volte sulla copertina di Rolling Stone, inseguito per strada come i Beatles e fissato con Napoleone Bonaparte. Struggente la chiusa della prefazione del soul brother Dan Aykroyd: «Attore, comico, rockstar. Per me ha interpretato l' eroe americano».

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