Da gazzetta.it
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I tifosi sono per definizione il popolino del calcio. E quando le cose vanno male, non c'è bisogno di dare in pasto alla gente un capro espiatorio. Se lo trova da sola. Andrea Agnelli, intuendo l'antifona, si è portato avanti, confermando subito Massimiliano Allegri sulla panchina della Juve, dopo l'eliminazione dalla Champions per opera dell'Ajax. Sperava, così, di frenare il processo al tecnico bianconero, che è comunque inevitabilmente partito sui social subito dopo la sconfitta dello Stadium. A torto o a ragione, come vedremo.
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CONTRO MAX — I capi d'accusa sono più o meno i soliti, con un'aggiunta importante: dopo essere stato il primo tecnico a perdere uno Scudetto con Zlatan Ibrahimovic in Italia (al Milan nel 2011-12), Allegri è diventato il primo allenatore dal 2010-11 a non essere arrivato almeno in semifinale di Champions con Cristiano Ronaldo in squadra. Proprio l'acquisto di CR7 aveva convinto la piazza bianconera che fosse l'anno giusto per liberarsi dell'ossessione europea. Invece il cammino è stato deludente, oltre che amaro: 4 sconfitte in 10 partite di Champions nel 2018-19. Oggi lo sconforto si fa sentire più forte che negli anni precedenti.
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A spezzare i sogni di gloria, poi, è arrivato il sorprendente Ajax. Senza girarci troppo intorno, la Juve è stata messa sotto da una squadra con un fatturato molto minore, con un monte stipendi che definire semplicemente inferiore è poco e che gioca in un campionato addirittura meno allenante del nostro, tanto per rispondere subito a chi vede nella scarsa qualità della Serie A un problema per i bianconeri. A vincere è stata la forza delle idee, la filosofia sbarazzina dell'Ajax di Ten Hag. E per i detrattori, questa è la vera Caporetto del tecnico livornese: umiliato il suo approccio speculare, la scelta conservativa di De Sciglio per Cancelo, la sfacciataggine con cui Max ha sempre insistito nella sua battaglia a quello che gli esteti definiscono "il bel gioco".
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Il tifoso bianconero comincia ad avere il dubbio che per vincere in Europa non basti l'approccio italiano: serve la cosiddetta mentalità europea. Ed essere stati eliminati da una squadra sulla carta meno attrezzata, ma che fa del calcio d'attacco un mantra, è la grande debacle di Allegri. Cui viene imputata pure una gestione cocciuta delle forze e dell'energie: perché Mandzukic sempre in campo sino allo sfinimento? Perché non dosare Chiellini? Perché nel secondo tempo l'Ajax ne aveva oggettivamente di più della Juve?
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PRO MAX — Come se gli infortuni si potessero programmare. E quando si parla di condizione atletica, perché non si parla del ritorno con l'Atletico Madrid, quando i bianconeri hanno battuto sul piano dell'intensità una delle squadre più fisiche d'Europa? O delle partite del passato contro Barcellona e Real Madrid (finali escluse), quando proprio grazie alle eccellenti prestazioni atletiche la Juve ha tenuto testa a formazioni decisamente più tecniche e dotate? Se si citano i risultati poi, Allegri può non solo rispondere con il quinto scudetto di fila alle porte, ma anche con i traguardi raggiunti in Europa: due finali perse, sempre superata la fase a gironi, per quattro volte su cinque almeno ai quarti di finale. Se si torna al famoso discorso del fatturato, solo l'Atletico Madrid può superare i risultati della Juve.
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E non è che CR7 abbia vinto la Champions al primo anno al Manchester United o al Real Madrid. Ad Allegri viene imputata la mancanza di un gioco offensivo, ma siamo sicuri che con tanti uomini chiave avanti con gli anni (Chiellini 35, CR7 34, Mandzukic va per i 33...) la Juve abbia la freschezza per proporre un calcio diverso da quello di Max? Il tecnico livornese si sarà consolato pure guardando il City di Guardiola ieri: il tanto venerato Pep non raggiunge una finale dal 2011. E quando non ha avuto in squadra Messi, non è mai arrivato in fondo in Champions. Non è che le colpe non siano sempre da cercare in panchina?
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