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    E DI MAIO FA INCAZZARE LA CINA: IL 5G TE LO PUOI METTERE IN QUEL POSTO – AL TERMINE DELL’INCONTRO, IL MINISTRO DEGLI ESTERI CINESE WANG YI ERA PIÙ NERO DI LUIGINO. AGGIUNGERE CHE CONTE, NONOSTANTE LA RICHIESTA CINESE, NON HA VOLUTO INCONTRARLO (SOLO UNA LUNGA TELEFONATA) – E NON POTEVANO FARE ALTRIMENTI: SUL 5G, A PARTE QUALCHE SFUMATURA, LA POSIZIONE DI TRUMP E BIDEN È UGUALE – LA VENDETTA DEL DRAGONE: POTREBBERO NON PORTARE AVANTI GLI ACCORDI COMMERCIALI (HANNO GIÀ LE MANI SU 760 IMPRESE ITALIANE)


     
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    1 - DI MAIO: AMICI DI PECHINO MA UE E NATO NON SI DISCUTONO

    Francesca Sforza per “la Stampa”

     

    Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi e il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi e il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio

    Il tour europeo del ministro degli Esteri cinese Wang Yi comincia dall'Italia, e la scelta è stata tutta politica. Non solo in omaggio alla collaborazione tra i due Paesi durante le fasi più critiche della pandemia - il ministro Wang ha ricordato le politiche degli aiuti e il concerto a sostegno della Cina organizzato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella - ma anche perché l'Italia «è il primo Paese europeo con cui è stato siglato il memorandum sulla Via della Seta» e con cui «la Cina condivide una civiltà millenaria».

     

    Luigi Di Maio e Wang Ji Luigi Di Maio e Wang Ji

    Due aspetti da non sottovalutare: l'uno da leggere come auspicio affinché il nostro Paese faccia da apripista agli altri Stati membri, l'altro da intendere in opposizione a civiltà non millenarie, come ad esempio quella americana, su cui non si è mancato di puntare il dito anche con toni piuttosto duri, accusandola senza troppi giri di parole di portare avanti una «seconda guerra fredda».

    luigi di maio abbronzato meme luigi di maio abbronzato meme

     

    Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio si è trovato dunque di fronte un'agenda delicata, che anche nel corso della conferenza stampa - dove oltre ai due interventi dei ministri, le domande poste hanno prodotto risposte piuttosto evasive - non sono mancati momenti in cui le divergenze hanno preso il sopravvento sulle intese. È stato proprio il ministro Di Maio, al termine del bilaterale, a sentire la necessità di riportare la barra sull'asse euroatlantico: «La Cina è uno dei partner economici più strategici per l'Italia - ha detto - e il nostro rapporto è basato sulla franchezza. La nostra appartenenza all'Unione Europea e alla Nato è più solida che mai, e proprio questa certezza ci consente di avere un rapporto forte con la Cina».

    luigi di maio abbronzato meme 9 luigi di maio abbronzato meme 9

     

    I punti di frizione sono due: la questione del rispetto dei diritti a Hong Kong e l'approccio da tenere sul 5G. Poco prima dell'incontro tra i due ministri - avvenuto a Villa Madama a Roma - uno dei più noti attivisti per la democrazia di Hong Kong, Nathan Law, aveva chiesto, davanti alla Farnesina, una chiara condanna da parte del governo italiano sull'implementazione della legge sulla sicurezza: «Spero in un approccio più assertivo da parte dell'Italia - aveva detto - e mi auguro che Di Maio affronti il tema con il ministro cinese».

     

    Il tema è stato affrontato, e anche se le dichiarazioni del ministro Di Maio sono state piuttosto circostanziate, in sede di incontro bilaterale si è notato un certo irrigidimento da parte cinese. «Abbiamo ribadito, in accordo con i nostri partner europei - ha detto il ministro Di Maio - l'importanza del principio "un Paese, due sistemi", e seguiremo con attenzione l'applicazione della legge sulla sicurezza nazionale».

    L'ATTIVISTA DI HONG KONG NATHAN LAW A ROMA DAVANTI ALLA FARNESINA L'ATTIVISTA DI HONG KONG NATHAN LAW A ROMA DAVANTI ALLA FARNESINA

     

    Il clima disteso in cui è avvenuto l'incontro - i rappresentanti delle due delegazioni hanno convenuto di levarsi la giacca, facendo uno strappo al generalmente molto rigido protocollo cinese - non ha infatti impedito una battuta, da parte del ministro Wang, sull'importanza del principio di «non interferenza»: «Abbiamo fatto questa legge per contrastare atti violenti e ostacolare le tensioni all'indipendenza, per salvaguardare i diritti dei cittadini e il principio "Un Paese due sistemi"», ha aggiunto.

     

    Ma le interferenze maggiori si registrano sul 5G, il cui accesso, secondo i cinesi, sarebbe ostacolato da chi «non pratica il multilateralismo ma sceglie il protezionismo, creando un clima da seconda guerra fredda», ovvero dagli Usa.

    5g 5g

     

    L'Italia ha scelto di non chiudere tutte le porte sulla tecnologia cinese, ma a condizione di spostare il dibattito sul livello europeo, con l'intenzione di trovare in quella sede una soluzione che tenga presente il rispetto del perimetro di sicurezza nazionale. Nessuna firma strategica sul 5G dunque, mentre è stato siglato un accordo sul gas tra Snam e Pipe China e uno sull'export di agroalimentare italiano.

    rete 5g rete 5g

     

    I due ministri hanno un'agenda piuttosto fitta: compatibilmente con le difficoltà legate alla pandemia, ci sono in programma incontri e collaborazioni ad ampio spettro. Al termine della giornata il ministro Wang ha telefonato al premier Giuseppe Conte, con cui si è intrattenuto per circa mezz' ora sull'importanza della prossima presidenza italiana al G20, rinnovando anche con lui la disponibilità della Cina a collaborare per una sua piena riuscita.

     

    2 - ORA DI MAIO IMBOCCA LA LINEA ATLANTICA SUL 5G E CHIUDE LA PORTA A HUAWEI

    Giuliano Foschini per “la Repubblica”

     

    5g di ericsson 5g di ericsson

    La porta non è sbarrata, come nella Londra di Boris Johnson. Ma la strada perché Huawei possa entrare nel mercato italiano del 5G è strettissima: «L' Italia è aperta a ogni possibile investimento funzionale alla crescita e all' occupazione. Ma sempre in linea con gli standard di sicurezza nazionale e in relazione alla collocazione euro-atlantica del nostro Paese».

     

    nokia 5g nokia 5g

    Lo ha spiegato ieri il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, nell' incontro avuto a Roma con il suo omologo cinese Wang Yi. Un incontro che rientra in «un tour europeo » hanno tenuto a precisare fonti vicine a Di Maio, che prevede incontri in Francia con Macron, in Olanda con Rutte e in Germania con Angela Merkel. E che evidentemente rappresenta un tentativo del governo di Pechino di trovare una sponda in Europa per rompere l' asse tra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna.

    luigi gubitosi presenta il 5g di tim 1 luigi gubitosi presenta il 5g di tim 1

     

    «Nonostante - ha detto Wang Yi, con chiaro riferimento a Trump - forze esterne che promuovono provocazioni e danneggiamenti» L' Italia sembra, per lo meno al momento, non averla offerta. Il presidente Giuseppe Conte non ha avuto modo di incontrare Wang Yi, nonostante la richiesta cinese. C' è stata una lunga telefonata ieri sera ma nessuna photo opportunity.

     

    gabanelli huawei 5g 5 gabanelli huawei 5g 5

    Dalla Farnesina, nel sottolineare il rapporto «sano e leale» basato sulla franchezza, fanno però sapere che «la visita in Italia non è avvenuta chissà per quale motivo», che non fosse appunto il tour europeo: nessuna collaborazione particolare, dunque.

     

    DAVIDE CASALEGGIO HUAWEI DAVIDE CASALEGGIO HUAWEI

    Negli incontri si è parlato di via della Seta («siamo Paesi amici ma ci aspettiamo un maggiore impulso» ha detto Di Maio), si sono chiuse intese di tipo commerciale (il protocollo in materia energetica tra Snam e Pipe China), di Hong Kong («abbiamo ribadito come la stabilità e la prosperità di Hong Kong, la tutela dei diritti fondamentali dei suoi abitanti siano essenziali» ancora il nostro ministro degli Esteri), ma molto è girato attorno alla questione 5G.

    IL TWEET DI DEANNA LORRAINE SU CASALEGGIO LOBBISTA DI HUAWEI IL TWEET DI DEANNA LORRAINE SU CASALEGGIO LOBBISTA DI HUAWEI

     

    Un tema che in queste settimane ha monopolizzato l' attenzione dei nostri servizi di intelligence vista la pressione internazionale che è arrivata sul Paese. L' Italia non ha messo fuori per legge Huawei, come invece ha fatto la Gran Bretagna su spinta americana. E come anche il Copasir, come si legge nella relazione inviata al Parlamento, avrebbero in qualche modo auspicato.

     

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    Qualcosa però ha fatto. Nel consiglio dei ministri del 5 luglio scorso - lo stesso che ha approvato il delicatissimo pacchetto di norme a sostegno dell' economia per l' emergenza Covid - sono state approvate le linee guida sul 5G. Frutto del lavoro della commissione di esperti sul golden power e degli uomini del Dis, fissano una serie di paletti rigidissimi per le telco italiane.

     

    VICTOR ZHANG HUAWEI VICTOR ZHANG HUAWEI

    E rendono fortemente anti economico, e assai difficoltoso da un punto di vista tecnico, rivolgersi a chi offre tecnologie extra Ue sul 5G. Dunque, ai cinesi. Le norme sono diverse e molto tecniche: è prevista per esempio la possibilità di poter avere accesso al codice sorgente, così come l' obbligo di un monitoraggio settimanale della rete. Qualcuno ha dubitato della legittimità di queste regole. Ma le regole sono lì. E non è un caso che a oggi Huawei sia fuori dal mercato italiano.

     

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    Sulla carta potrebbero però ancora entrarci. E per questo, secondo alcuni, la scelta italiana è ancora troppo debole. Lo dice chiaramente il vice presidente del Copasir, Adolfo Urso, auspicando «una scelta di campo netta». E lo spiega anche il deputato del Pd, e membro del Comitato, Enrico Borghi. «La questione è politica. Non tecnica. E non ci si può nascondere dietro cavilli giuridici e burocratici. La partita del 5G è la decisione del futuro perchè apre grandi opportunità ma ci espone al rischio di diventare sudditi digitali. Le recenti disposizioni legislative cinesi obbligano imprese e cittadini cinesi che operano all' estero a fornire tutte le informazioni di cui vengono in possesso alle autorità governative di Pechino. Questo l' Italia, l' Occidente, non possono permetterlo. Ecco perché è in gioco la nostra sicurezza nazionale».

    giuseppe conte raffaele volpi giuseppe conte raffaele volpi

     

    3 - LE MANI DEL DRAGONE SU 760 IMPRESE ITALIANE

    Gabriele De Stefani per “la Stampa”

     

    Settecentosessanta imprese partecipate, 500 controllate, 43mila dipendenti, un giro d'affari da 25,2 miliardi di euro. Le mani su grandi nomi come Pirelli e l'Inter e su una miriade di piccole imprese. Una mole di investimenti che sfugge anche agli analisti. È la presenza cinese nell'economia italiana, fotografata nel rapporto annuale "Cina 2020. Scenari e prospettive per le imprese", elaborato dal centro studi per l'impresa della Fondazione Italia-Cina. Valgono invece 44 miliardi gli scambi commerciali: 31 miliardi le importazioni nel nostro Paese, 13 miliardi l'export.

    gennaro vecchione raffaele volpi gennaro vecchione raffaele volpi

     

    Le acquisizioni cinesi in Italia erano tornate a correre nel 2019: 119 milioni di dollari per rilevare Intek nella metallurgia, 112 per LFoundry nella tecnologia, 76 per MetaSystem nell'elettronica. Solo pochi mesi prima c'erano stati i 550 milioni per Candy, i 360 per Nms nella sanità e i 300 per Esaote nella tecnologia. Fino alla firma dell'intesa sulla Via della Seta. Un'inversione di tendenza, dopo i due anni della grande frenata.

    marco alvera' 1 marco alvera' 1

     

    E se ora, nel mezzo della pandemia, è presto per fare previsioni sui volumi di investimento in movimento, le tendenze sono chiare: «Pechino è sempre più interessata alla manifattura ad alto valore aggiunto del nostro Paese - spiega Filippo Fasulo, direttore del centro studi della Fondazione Italia-Cina -. Poi è fortissima l'attenzione nella tecnologia e nell'industria: siamo in una fase nuova della globalizzazione, nella quale la tendenza è a rendersi indipendenti nei settori in cui si è carenti.

     

    marco tronchetti provera e ren jianxin marco tronchetti provera e ren jianxin

    Pechino cerca questo, per cui laddove è più debole, penso al comparto dei macchinari, tenta di rafforzarsi. Quanto al fronte tecnologico e del 5G, evidentemente l'obiettivo è guadagnare una posizione strategica. La disponibilità di capitali? Non è agevole misurare il livello di investimenti cinesi, perché spesso restano al di sotto del 5% delle quote o sono indirizzati a società non quotate e dunque è difficile tracciarli. E l'incertezza legata al Covid complica ancora di più fare previsioni.

     

    Di certo, dopo 20 miliardi registrati in 15 anni, nel 2019 c'era stato un aumento di almeno 600 milioni e ora casi come quello di Faw, pronta a investire un miliardo per le auto elettriche di lusso in Emilia-Romagna, sono segnali incoraggianti».

    giuseppe bono giuseppe bono

     

    Gli italiani in Cina

    C'è poi l'altra faccia della medaglia. Le imprese cinesi partecipate da capitali italiani sono 2.200, con oltre 190mila addetti e un giro d'affari di 37 miliardi di euro, sempre secondo il rapporto della Fondazione Italia-Cina. Anche qui la traiettoria della crescita, al netto del Covid, è delineata e disegna una nuova fase della globalizzazione: «In passato gli investimenti in Cina servivano a ridurre i costi di produzione - spiega ancora Fasulo - ed erano concentrati nell'automotive. Ora quella italiana in Cina è una presenza matura, estesa a energia, costruzioni, servizi e logistica. È una fase nuova in cui le aziende del nostro Paese vogliono essere presenti per rivolgersi al mercato locale: penso alle realtà dell'automotive che producono componentistica per gruppi europei che in Cina lavorano per clienti locali».

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    Del resto gli investimenti nel Paese del Dragone sono al centro dell'agenda dei grandi gruppi industriali italiani. A partire dal settore energetico: Eni, dopo l'intesa finanziaria con Bank of China, prepara la collaborazione con i colossi China National Offshore Oil Corporation e PetroChina. Pechino è anche nei piani di crescita di Leonardo, che sta preparando un'offerta con il partner locale Kangde per partecipare alla gara lanciata dall'azienda statale cinese Comac per un nuovo grande jet con autonomia di volo fino a 12mila chilometri: se l'operazione decollerà, Leonardo costruirà un nuovo stabilimento in Cina, per consegnare il primo prototipo nel 2025.

     

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    Fincantieri, invece, ha firmato una lettera d'intenti con China State Shipbuilding Corporation, gigante della cantieristica, e il distretto di Baoshan, che ospita il più grande porto commerciale e crocieristico del Paese, per creare un parco della cantieristica navale. Nella farmaceutica, Menarini punta a raggiungere il miliardo di euro di ricavi nell'area entro il 2022.

     

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