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    È COPPI CHE PASSA LA BORRACCIA A BARTALI? O È IL CONTRARIO? - I MISTERI SULLA FOTO PIU' FAMOSA DELLO SPORT ITALIANO CHE COMPIE 70 ANNI - FU SCATTATA IL 6 LUGLIO 1952 AL TOUR, SUL COL DU GALIBIER, DAL FOTOREPORTER CARLO MARTINI. IL DUBBIO SE ERA UNA BOTTIGLIA, L’AMMISSIONE DEL FOTOGRAFO: "LO SCATTO ERA STATO PREPARATO, I DUE SI ERANO MESSI D’ACCORDO. E POI RISULTA CHE NON È STATO L’UNICO PASSAGGIO DI BORRACCIA TRA I DUE…"


     
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    Riccardo Bruno per corriere.it

     

     

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    Sono passati esattamente settant’anni, e i tifosi ancora si dividono, le fazioni si contrappongono. È Fausto Coppi che passa la borraccia a Gino Bartali? O è il contrario? La foto più famosa dello sport italiano è stata scattata da Carlo Martini, fotoreporter dell’Omega Fotocronache, il 6 luglio 1952 al Tour de France. E ancora fa discutere.

     

    Nonostante il tempo passato, restano ancora alcuni dubbi, e anche qualche dettaglio sbagliato. Per esempio la data, c’è chi sostiene che la foto sia stata scattata il 4 luglio. Non può essere così, l’immagine si riferisce all’ascesa verso il Galibier, uno dei quattro colli che i corridori affrontarono il 6 luglio nella tappa Le Bourg d’Oisans-Sestriere (che vincerà Coppi con oltre sei minuti sul secondo arrivato). Anche il 4 luglio, nella tappa che per la prima volta arrivava sull’Alpe d’Huez, vinse Coppi e conquistò la maglia gialla. È la maglia che indossa nella foto (anche se l’immagine è in bianco e nero), mentre Bartali ha ancora la maglia verde con il tricolore che avevano gli italiani (non c’erano squadre ma un’unica selezione nazionale).

     

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    Veniamo al punto. Chi passa la borraccia a chi? Primo dubbio: è davvero una borraccia, oppure una bottiglia d’acqua? Bartali in effetti negli anni successivi parlò di una bottiglia d’acqua che era arrivata da una donna a bordo strada. Coppi invece parlò sempre di borraccia. È possibile che avessero ragione tutte e due, che si riferivano a due episodi diversi, perché quasi sicuramente ci furono diversi passaggi di «rifornimenti» tra loro. Come è normale che sia tra compagni della stessa squadra, tra campioni leali e rispettosi dell’avversario, anche se rivali e acerrimi nemici quando la corsa partiva e la strada si impennava.

     

    Eppure i tifosi dell’uno e dell’altro si sono accapigliati per anni difendendo il loro beniamino, rivendicando la generosità del proprio idolo. A favore di Bartali deporrebbe il fatto che ha i due portaborracce già occupati. I sostenitori di Coppi non si sono mai convinti, per loro la postura è evidente: è Fausto che si gira per aiutare il compagno-nemico. Forse nessuna delle due posizioni è corretta. Se è vero quello che più tardi fece capire lo stesso fotografo Martini, parlando di una foto in qualche modo «organizzata».

     

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    «È un’immagine simbolo anche per questo — sottolinea Roberto Livraghi, storico del ciclismo e direttore del Museo Alessandria Città delle biciclette —. E che racconta l’amore spropositato dei tifosi per questi due grandi campioni. Ancora oggi ci chiediamo chi ha passato la borraccia a chi. A molte domande è stata data una risposta, altri punti rimarranno irrisolti per sempre, ma in fondo poco importa chi è stato. Diversi anni dopo lo stesso Martini fece capire che la foto era stata preparata, che i due si erano messi d’accordo. E poi risulta che non è stato l’unico passaggio di borraccia tra i due».

     

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    Due anni fa, una nuova rivelazione su una foto che non smette mai di stupire ed affascinare. Carlo Delfino, medico e storico del ciclismo di Varazze, trovò la foto originale nell’archivio di Marino Vigna, oro a Roma ’60 nell’inseguimento a squadre, ex ds di Eddy Merckx. Una sorpresa: accanto a Coppi e Bartali, c’è un altro corridore, il belga Stan Ockers, non uno qualsiasi, secondo in quel Tour.

     

    Quando la foto vene pubblicata su Sport Illustrato, il settimanale della Gazzetta dello Sport, il belga venne tagliato. Ma a noi italiani interessavano solo loro due, i due campioni rivali: Ginettaccio che aveva già vinto il Tour nel 1938 e dieci anni dopo, e l’Airone che dominò quell’anno per la seconda volta dopo il trionfo nel 1949. I nostri eroi che conquistavano la Francia, che si facevano la guerra, ma che erano sempre corretti e leali.

     

     

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