Andrea Sorrentino per "il Messaggero"
chiesa pessina locatelli
E se fosse il caso di cambiare qualcosa, contro il Belgio? Inserendo forze diverse, oltre che fresche? E' stata una tale faticaccia, Italia-Austria, che alla fine si è trasformata in un happening mai visto in un Europeo o in un Mondiale: in campo si sono affrontati trentatré giocatori in totale, i 22 di partenza più gli 11 subentrati (5 dell' Italia e 6 dell' Austria), un assembramento inedito.
Nei supplementari erano tutti stremati, anche perché qua si gioca senza soluzione di continuità da un anno, così alla fine sembrava si sfidassero due pugili suonati, l' uno ad aspettare che l' altro piegasse le ginocchia.
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Sono andati in gol tre sostituti (Chiesa, Pessina e Kalajdzic) e come sempre, oltre ai cambi di Mancini, è stata decisiva la tecnica, guardare la magnifica azione dell' 1-0: Di Lorenzo che sul lancio affilato di Spinazzola crea spazio accentrandosi e attirando via Alaba-mezzadifesa, si allarga Chiesa che brucia Laimer, finalmente stanco dopo 105' a dissodare Wembley, dribbla di destro e stanga in rete di sinistro.
LA LEZIONE Ma la lezione da non dimenticare in vista del Belgio, è stata che l' Austria, inferiore tecnicamente, ha tenuto botta e spaventato gli azzurri grazie a una maggiore intensità agonistica con cui ha via via mangiato campo nel secondo tempo, con giocatori più prestanti e più tonici, non solo perché coi loro quasi 185 cm di media sono (erano) la quinta squadra più alta di Euro 2020, dopo le scandinave e la Germania. Questione di abitudine a certi ritmi, gli austriaci sono quasi tutti in Bundesliga.
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E l' Italia ha pagato dazio, non è riuscita a imporre la sua tecnica, in più ha sofferto la fisicità altrui: normale, schierando tutti insieme Verratti, Barella, Insigne e Immobile, pesi leggeri o pesi piuma, più lo stesso Jorginho, uno che non può metterla mai sul fisico.
E pur avendo ruotato 8 giocatori contro il Galles e con un giorno di riposo più degli austriaci, i nostri erano annebbiati, tranne Spinazzola. Una difficoltà palese e che si temeva, quando l' Europeo sarebbe entrato nel vivo: si sa che la serie A viaggia piano, purtroppo né sana né lontano, e che appena si esce dai confini soffriamo a livello agonistico, lo dicono gli ultimi umilianti dieci anni.
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Per questo Gary Lineker ha gongolato al 90', con un commentaccio: «L' Italia è tornata l' Italia». Poi Chiesa e Pessina l' hanno zittito, ma il problema rimane e aleggia. Ben più grave di quel lato destro che a Wembley è andato in tilt, con l' asse Di Lorenzo-Barella-Berardi disinnescato da Alaba e i suoi scudieri, anche se poi ci ha pensato Chiesa a fare giustizia proprio da lì. Contro il Belgio ci vorrà un' Italia di gamba più solida e più prestante, per contrastare una squadra tra le migliori al mondo in virtù delle sue combinazioni di velocità e potenza, unite a un livello tecnico altissimo.
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CORREZIONI OBBLIGATE Non sarebbe opportuno, contro gente come Witsel, Tielemans e De Bruyne, privilegiare il passo di Pessina, che ha garretti da Atalanta e si vede, o quello di Locatelli, che è in stato di grazia sul piano emotivo e ha anche fisico? Magari Verratti o Barella potrebbero venir buoni nella ripresa, quando le forze di tutti scemano e serve tecnica in velocità negli spazi.
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E insistere su Insigne, spesso a disagio quando il livello atletico sale, non è temerario, quando c' è un Federico Chiesa indemoniato da inizio stagione e già più brillante in Europa del napoletano? Qualche interrogativo nello staff azzurro ci sarà senz' altro, in vista del quarto di finale.
Del resto il Belgio è la squadra più forte affrontata dall' Italia in questi tre anni di rinascita, qualche correttivo si imporrà.
Nessuno ha un De Bruyne come loro, nemmeno un Lukaku, e nel frattempo hanno recuperato alla causa Witsel ed Eden Hazard, contrattaccano a velocità a noi sconosciute, forse hanno solo la difesa aggirabile. Ci vorrà una grandissima Italia. Quindi non certo quella di Wembley.
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