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    MA CHE LODI SONO QUESTI - IL SINDACO DI MALEO, DANTE SGUAZZI, È INDIGNATO PER IL RAVE PARTY SENZA MASCHERINA NEL SUO COMUNE: “CON TUTTO QUELLO CHE ABBIAMO PASSATO DAL PUNTO DI VISTA EPIDEMIOLOGICO, È UN FATTO SPIACEVOLE, NON DEVE RIPETERSI” - IL COMUNE, IN PROVINCIA DI LODI, È STATO UNO DEI PRIMI NELLA ZONA ROSSA DEL 2020, E DI RECENTE È STATO COLPITO DA UN FOCOLAIO DI VARIANTE DELTA. COME È STATO POSSIBILE PERMETTERE UN EVENTO ABUSIVO CON UN MIGLIAIO DI PERSONE DI PERSONE? – VIDEO


     
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    Andrea Galli per il "Corriere della Sera"

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    Ai margini di un cumulo di sacchi neri colmi d' immondizia, giacciono un tronchese e un pezzo del nastro dei carabinieri, di quelli per isolare la scena del crimine.

     

    Questi due oggetti sintetizzano la festa di ragazzi divenuta una questione di sicurezza - il tronchese è servito per aprire un cancello e occupare un' area privata, un' ex zona mineraria situata in località «cascina Ronchi» -, eppure mai come stavolta il rave party conclusosi con un' inchiesta e otto organizzatori denunciati, un numero peraltro provvisorio, si porta dietro una narrazione più ampia di una classica manifestazione musicale abusiva.

     

    Non fosse per l' ambientazione: Maleo, in provincia di Lodi, uno dei primi comuni d' Italia nella zona rossa del 2020 e di recente colpito, dopo le tragedie e la liberazione, da un focolaio della variante Delta.

     

    DANTE SGUAZZI SINDACO DI MALEO DANTE SGUAZZI SINDACO DI MALEO

    I partecipanti, almeno un migliaio, protagonisti di balli innescati dagli altoparlanti su un camion dalla serata di sabato al pomeriggio di ieri, erano privi di mascherine e incuranti del rispetto del distanziamento. Incoscienti oppure dolosamente colpevoli?

     

    La fisiologia stessa di un rave party presuppone la scoperta della destinazione all' ultimo e l' interesse non certo per la geografia. Quelli che troviamo ancora sul posto, uno spiazzo di arbusti ed erba cotta dal sole, per riposare o smaltire, mezzi nudi e sudati giurano d' ignorare il pregresso di Maleo (e sbuffano all' introduzione dei temi di mascherine e assembramenti).

     

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    Essendo questa tipologia di festa basata appunto sulla segretezza, una volta scoperti - dalla mezzanotte hanno stazionato sessanta carabinieri, finanzieri e poliziotti, più il sindaco Dante Sguazzi, 38 anni -, e soprattutto trasformatosi l' evento in fatto mediatico, l' impressione è che i ragazzi abbiano anticipato la chiusura, anche spinti dalle zanzare.

     

    Dopodiché girando per il minuscolo centro del paese e osservando l' abbondante presenza di cittadini ai tavolini dei bar, per giocare a carte e mangiare il ghiacciolo sotto un' afa da Far West, pare che le immani sofferenze di un anno fa abbiano sprigionato una voglia di vivere e una forza (e pure un individualismo) superiori all' ansia per questi invasori del weekend, che venivano da Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna.

     

    Insomma l' importante è che, casomai ci fossero degli infetti, siano stati lontano. Così è avvenuto: «cascina Ronchi» sorge fuori da Maleo, e per arrivare all' ex zona mineraria, che ospitava una cava, bisogna percorrere due chilometri di storta strada sterrata o in alternativa tagliare per i campi.

     

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    Il raduno è avvenuto in massima parte a piedi dopo aver raggiunto i paesi confinanti in treno. È stato proprio il pellegrinaggio lungo la statale a incuriosire una pattuglia dei carabinieri e innescare l' indagine per scoprire la meta dei ragazzi in colonna.

     

    Fosse stato per la musica, sparata a onde che spaccano i timpani, nessuno si sarebbe accorto di niente, in quanto sulla strada principale non giungeva un rumore, in relazione alla logistica del rave party.

     

    Resta comunque verità il pensiero di Sguazzi, animato da profonda rabbia e profonda delusione: «Con tutto quello che abbiamo passato dal punto di vista epidemiologico, è un fatto spiacevole, non deve ripetersi...».

     

    Le ovvie polemiche politiche vertono sull' eventuale errore di non aver impedito la manifestazione. Ma, punto primo, il rave party nasce su ristrette comunicazioni via social difficili da intercettare; punto secondo, è stato individuato l' angolo remoto d' un paese di 3 mila abitanti perso nelle campagne, non un perimetro presidiato come piazza del Duomo a Milano; infine, almeno mille erano, e un' opposizione avrebbe generato non programmabili conseguenze di ordine pubblico.

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    Si aggiunga che il Lodigiano è territorio prescelto per le feste abusive e, almeno nella fascia temporale dell' evento, non sono stati registrati malori: ognuno è tornato in stazione sulle proprie gambe dopo aver abbandonato i sacchi neri, al cui interno abbondavano le bottiglie d' acqua. Di solito camuffano degli alcolici, invece a «cascina Ronchi», conferma un maresciallo che per deformazione ha ugualmente esplorato e annusato, era acqua per davvero.

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