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Zahavi (l’agente di Lewandowski), Raiola (prima che morisse), Mendes. Sono i Re del calciomercato. Lo scrive la Sueddeutsche, che spiega che il calciomercato non è più una «struttura aperta» coi suoi costrutti dinamici (domanda e offerta), ma piuttosto un mondo controllato da una manciata di potenti. Chi decide di fare eccezione, come De Bruyne o Kimmich, fa notizia.
È da queste considerazioni che nasce, e la riporta proprio la Sueddeutsche, l’iniziativa di René Adler, trentasettenne ex portiere con un passato al Bayer Leverkusen. Lui – che faceva parte di questo circo ch’è il calciomercato oggi – ha deciso, insieme a un socio (Daniel Schollmeyer), di lanciare sul mercato un’app, «11 Transfair», che «in termini rudimentali – spiega lui stesso – è una semplice borsa lavoro, come c’è in qualsiasi altro settore».
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In sostanza, tramite l’app, un calciatore professionista può provare a captare ciò che il mercato può offrirgli in quel momento. Inizialmente si diceva che fosse una specie di Tinder del calcio, ed è un’associazione che lo stesso Adler definisce carina, tuttavia secondo l’ex portiere «è più come Parship o Elite Partner»: Adler auspica che l’app riesca a dar vita a relazioni durature, non ad avventure di una notte.
Il calciatore che si iscrive, in sostanza, specifica la sua posizione, il campionato in cui gioca, le sue aspettative salariali. Imposta i parametri sul suo profilo per permettere all’algoritmo di rendersi conto di quello che cerca nel mercato. Questi parametri, assieme coi dati sulle prestazioni del calciatore, generano un «matching score» tra il giocatore e diversi club, un valore che in qualche modo descrive la compatibilità tra le parti.
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Tutti quelli che usano l’app restano anonimi. Il giocatore e il club devono – ed in questo funziona un po’ come Tinder – dichiararsi vicendevolmente interessati (a quel profilo di calciatore, il club; a una squadra di quel campionato, il calciatore) per iniziare il match. Solo quando arriva il benestare di entrambe le parti le identità vengono rivelate. A quel punto, può cominciare la trattativa.
Poco trasparente? Poco importa. L’app – conclude la Sueddeutsche – è sul mercato ormai da un anno e sono già registrati più di 300 professionisti verificati. Sono appena stati confermati, peraltro, i primi contratti conclusi tramite questo servizio. «Per ora, è una clientela molto specifica», chiarisce Adler.
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Non è che Lewandowski può lasciare il Bayern così, per intenderci. Né l’app può pretendere di sostituirsi sic et simpliciter ai procuratori, più che altro romperne il “monopolio”: «nessun procuratore – dice Adler – può avere una rete di contatti tanto ampia, peraltro in grado di crescere continuamente». È una sfida un po’ incredibile: un’app di appuntamenti per la pianificazione della carriera dei calciatori. Eppure…
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