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    POTERE PISCHELLO – SUPERGOL, ASSIST E STRAPOTERE FISICO:  I BABY FENOMENI MBAPPÉ (22 ANNI) E HAALAND (20) TRASFORMANO LA CHAMPIONS IN UN DUELLO A DISTANZA A SUON DI RETI. IN ERA COVID SIAMO DI FRONTE A UNA STAFFETTA GENERAZIONALE: RONALDO E MESSI NON BRILLANO PIU’, ANZI… A FINE PARTITA CR7 HA SBROCCATO CON I COMPAGNI. NON DITE AI TIFOSI BIANCONERI CHE HAALAND È STATO MOLTO VICINO A INDOSSARE LA MAGLIA DELLA JUVENTUS PRIMA DI ACCASARSI IN GERMANIA - VIDEO


     
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    Gabriele Gambini per “la Verità”

     

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    Nelle avventure di cappa e spada del capitano Alatriste - raccontate dai romanzi dello scrittore Arturo Pérez-Reverte e portate sullo schermo da Viggo Mortensen -, si descrive l'apogeo e il declino del glorioso «tercio»: unità scelta dell'esercito spagnolo nel XVI e XVII secolo, era formata da fanti senza paura, invincibili. Solo l'avvento di più moderne tecniche belliche decretò la fine di quell'impavido modo di battersi sul campo. I fanti lo accettarono loro malgrado, erano pur sempre uomini consci dello scorrere del tempo.

     

     

    Gli dèi della mitologia non lo avrebbero mandato giù. Divinità simili a Leo Messi e Cristiano Ronaldo, per esempio. Sul campo di battaglia della Champions League, martedì e mercoledì, i due fenomeni del calcio non hanno brillato, anzi. Cr7 si è roso il fegato per tutta la partita contro un manipolo di connazionali, l'abbordabile Porto, e non è riuscito a salvare la sua Juventus da una sconfitta per 2-1 che non compromette la qualificazione, ma di sicuro logora il morale.

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    Ci sono voci che raccontano quanto il fuoriclasse portoghese fosse imbufalito a fine partita coi compagni. Ma pure con l'arbitro. A pochi secondi dal fischio finale, ha dribblato un avversario con tacco a rientrare, Mbemba non si è frenato, lo ha toccato con il ginocchio e il lusitano è andato giù. Il direttore di gara ha fatto cenno di proseguire, niente rigore, e però Cristiano non l'ha digerita, sfoderando il suo nervosismo in diverse proteste.

     

    A Messi è andata peggio. Sigla il rigore del temporaneo vantaggio del suo Barcellona sul Paris Saint-Germain, indicando ai suoi una strada in discesa. Poi succede il finimondo. Kylian Mbappé si scatena, fa cose da cineteca, corre come un ghepardo tarantolato, piazza tre pappine al Camp Nou, e il match finisce 4-1 per i francesi. C'è già chi si interroga su quanto possa valere, il talento transalpino, alla luce delle recenti prodezze. Gli esperti di mercato lo valuterebbero intorno ai 200 milioni di euro, o comunque gli accosterebbero cifre non distanti dal famigerato rinnovo contrattuale di Leo Messi in Catalogna per 500 milioni in quattro anni.

     

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    I tifosi dell'Arsenal hanno di che mangiarsi le mani. Pare che Kylian stesse per accasarsi da loro, prima di approdare al Psg: «Ero a casa sua quando era indeciso se prolungare il suo contratto con il Monaco, sarebbe potuto venire all'Arsenal gratuitamente», ha dichiarato Arsène Wenger, a lungo guida tecnica dei londinesi. Intendiamoci. Messi, 33 anni, e Cr7, 36 anni, sono ancora i re della savana del pallone.

     

    Eguagliare quel che stanno facendo pure in questo periodo sarebbe dura per tutti. Sebbene mercoledì sia andato in scena un inedito: i due campioni hanno avuto modo di viaggiare con la macchina del tempo, e rispecchiarsi in due ragazzini prodigio che in un futuro non troppo lontano domineranno il palcoscenico, sfidandosi a suon di Palloni d'oro, come fanno loro adesso.

     

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    Uno è proprio Mbappé: 21 presenze in Ligue 1 quest' anno, 16 gol e 2 assist, 6 presenze in Champions e 5 reti, di cui tre pesantissime. L'altro è il gioiellino norvegese Erling Haaland. Per lui doppietta nella partita vinta mercoledì per 3-2 dal suo Borussia Dortmund in casa del Siviglia, dominando in lungo e in largo l'area di rigore come avrebbe dovuto fare Ronaldo contro il Porto. Ironia della sorte: Haaland è stato molto vicino a indossare la maglia della Juventus prima di accasarsi in Germania. La dirigenza bianconera pare non volesse accollarsi commissioni eccessive, ma non è detta l'ultima parola.

     

    Potrebbe essere questo fusto biondissimo con l'aria diligente di uno scolaretto (l'ultimo accostamento tra un calciatore e un bravo studentello fu nei confronti di Ricardo Kaká, e il destino sa come andò la sua carriera) a raccogliere il testimone nell'attacco juventino del futuro. 41 gol in 42 partite con la maglia giallonera del Dortmund, ma se si restringe il perimetro alla Champions, ha segnato 18 gol in 13 partite (compresi i gettoni con il Salisburgo).

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    Il ventenne scandinavo fa una vita da frate trappista: dorme 7 ore per notte, si sveglia presto alla mattina per fare jogging, rifugge come la peste zuccheri e carboidrati raffinati, mangia cibi proteici, frutta e verdura, dice, «per abbassare il più possibile gli stati infiammatori dell'organismo e garantire un equilibrio ormonale corretto, come spiega il guru Dave Asprey».

     

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    Fa yoga alla sera e legge buoni libri per scaricare la tensione agonistica. Sono precetti che funzionano a ogni età: per personaggi come Mbappé e Haaland, sono utili a innescare un potenziale che attende solo di essere lanciato a briglia sciolta. Per giocatori consolidati e over 30 come Messi, il maniaco del lavoro Cr7, ma anche Zlatan Ibrahimovic, per facilitare il recupero muscolare dopo lo sforzo e ottimizzare le prestazioni, a dispetto di un'anagrafe non più clemente. Sono questi, del resto, alcuni dei nomi formidabili con cui raccontare il presente e prevedere il futuro del pallone. Atleti affamati, in un'era, quella del Covid, di staffetta generazionale. Gli eroi di oggi cominciano a intravedere l'arrivo di quelli di domani. Il «tercio» sa che niente dura per sempre, eccetto il filtro celebrativo della Storia.

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