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    IL "CHE" SOTTO TERAN - E' MORTO PER UN CANCRO ALLA PROSTATA MARIO TERAN SALAZAR, IL SERGENTE BOLIVIANO CHE NEL 1967 UCCISE CHE GUEVARA - IL RIVOLUZIONARIO ARGENTINO ERA ARRIVATO NEL PAESE UN ANNO PRIMA E PUNTAVA A PROSEGUIRE VERSO L'ARGENTINA, MA FU CATTURATO, PORTATO IN UNA SCUOLA E, IL GIORNO DOPO, UCCISO: IL "CHE" MORI' AL PRIMO COLPO. NESSUN DISCORSO, NESSUN ADDIO, NIENTE"


     
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    Alfredo Spalla per il Messaggero
     

    Mario Teran Salazar Mario Teran Salazar

    Se n'è andato nello stesso giorno in cui 70 anni fa, a Cuba, iniziava la fine della democrazia. Era il 10 marzo del 1952 quando Fulgencio Bapstista mise in atto un colpo di stato che, sette anni dopo, avrebbe condotto fino alla rivoluzione cubana del Che e di Fidel, a tanti anni di castrismo e alla situazione attuale con la presidenza di Miguel Díaz-Canel. Una casualità, certo.
     
    Come fu una casualità quella che portò il sergente boliviano Mario Terán Salazar a trovarsi di fronte al rivoluzionario più famoso della storia con il compito di ucciderlo. Non è dato sapere se avvenne per obbligo, con Terán costretto a dar seguito a un ordine dei superiori, oppure se avvenne per eccesso di zelo, con il sergente a spuntarla fra i tanti altri volontari che si erano proposti per fucilare Che Guevara.
     

    Ernesto Che Guevara Ernesto Che Guevara

    Eppure avvenne e cambiò il corso della storia di Cuba e dell'America Latina, fermando definitivamente il progetto di una rivoluzione che potesse superare i confini degli Stati.
     
    GLI ULTIMI GIORNI Il militare è morto in una clinica di Santa Cruz dopo aver trascorso alcune settimane in terapia intensiva. Aveva 80 anni ed era malato da tempo. «È morto per un cancro alla prostata», ha confermato il figlio Mario all'agenzia Afp. Gli ultimi tempi non sono stati felici. «Era senza speranza, lo abbiamo accompagnato nelle sue ultime ore. Avevamo un buon rapporto. Era un ufficiale responsabile che ha solo eseguito un ordine superiore, ma ha vissuto con un profilo basso», ha detto Gary Prado, l'uomo al comando della spedizione che negli anni sessanta si mise sulle tracce del Che nel sud-est della Bolivia fino a catturarlo con il sostegno degli agenti della Cia.
     

    che guevara morto che guevara morto

    L'ex militare boliviano ha lasciato cinque figli e una vita che aveva provato a condurre in maniera riservata, scansando gli interrogativi dei media, per allontanarsi il più possibile dal ricordo dell'esecuzione avvenuta nell'ottobre del 1967, arrivando perfino a negare che fosse stato lui l'autore.
     
    Il Che era arrivato nel Paese l'anno prima e puntava, dopo la cosiddetta guerriglia di Ñancahuazú, a proseguire verso l'Argentina. Pochi mesi dopo, però, l'8 ottobre del 1967 il rivoluzionario argentino fu ferito, catturato e portato nella scuola di La Higuera. Il giorno dopo Teràn sparò all'argentino, e il suo corpo fu poi trasferito a Vallegrande e immortalato nelle famose fotografie.
     

    MARIO TERAN MARIO TERAN

    VERSIONI DIVERSE Sul momento della morte, quello che anni dopo ha reso famigerato il soldato boliviano, e anche sull'atteggiamento del Che, esistono però versioni contrastanti perfino fra i militari incaricati dell'operazione. Nel suo libro in cui racconta gli avvenimenti, Prado sostiene che tutto accadde senza troppi romanzi, con un ordine arrivato dal presidente e dagli alti comandi militari. I volontari erano perfino sette.
     
    «Tu vai lì (dal Che) e tu là (da Willy, l'altro guerrigliero catturato, ndr). Entrarono e fecero fuoco. Tutto è avvenuto molto rapidamente. Da quello che Teràn mi ha raccontato, il Che morì al primo colpo. Nessun discorso, nessun addio, niente».
     
    Una versione molto diversa rispetto al ricordo raccontato dall'esecutore dello sparo. «È stato il momento peggiore della mia vita, ho visto il Che grande, molto grande, enorme. I suoi occhi brillavano luminosi. Sentivo che mi sovrastava quando mi fissava e mi dava le vertigini. Ho pensato che con un rapido movimento avrebbe potuto togliermi la pistola. Stai calmo - mi disse - e mira bene! Stai per uccidere un uomo!. Io feci un passo indietro fino alla soglia della porta. Chiusi gli occhi e sparai».
     

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    Quarant'anni dopo lo sguardo di Teràn è tornato a intrecciarsi con quello di Cuba. Nel 2007, infatti, il killer del Che è stato operato gratuitamente alla vista da una equipe di medici cubani presenti in Bolivia. «A quattro decenni di distanza da quando Mario Terán ha cercato di distruggere un sogno e un'idea, Che Guevara è tornato per vincere un'altra battaglia. Adesso un anziano può apprezzare di nuovo i colori del cielo e del bosco, godersi i sorrisi dei suoi nipoti e vedere le partite di calcio», scriveva Granma, l'organo ufficiale del partito comunista a Cuba.
     

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    Ai tempi non tutti, però, hanno gradito la notizia: «Evidentemente si è presentato qui senza dire che era l'assassino del Che», ha osservato indignata la direttrice della struttura oculistica, che era stata inaugurata dall'ex presidente boliviano Evo Morales, ammiratore di Cuba e che negli anni ha negato l'amnistia a Prado per altre vicende. 

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