1 - IL CAPITANO SOLO CONTRO TUTTI HA GIÀ ANNOIATO GLI ITALIANI
Giovanni Orsina per “la Stampa”
salvini al citofono meme 2
La strategia della «spallata» contro il governo giallorosso non ha funzionato. Questo non implica che il gabinetto Conte sia eterno: l' alleanza di destra-centro può sempre sperare che prima o poi le convulsioni del Movimento 5 stelle e il protagonismo di Renzi - l' uno e l' altro schiacciati dal nuovo bipolarismo fra il partito progressista e la coalizione conservatrice - facciano precipitare la situazione. Oggi però le probabilità che questo accada sono senz' altro più basse di ieri, e nell' attesa occorrerà quanto meno immaginare un piano B: che fare se il governo sopravvive? Le questioni aperte, mi pare, sono tre, collegate l' una con l' altra.
Quale debba essere l' equilibrio fra il leader e la coalizione, innanzitutto. Salvini, lo sappiamo, personalizza e comunica all' estremo. Ha avuto successo anche per questo: la sfera pubblica contemporanea, piaccia o non piaccia, funziona così. Allo stesso tempo però - Renzi docet - gli italiani paiono non gradire chi si mette da solo contro tutti. Personalizzare e comunicare all' estremo è dispendioso, poi, e sul lungo periodo rischia di venire a noia.
salvini al citofono meme by osho
Infine, i risultati elettorali ci dicono che su scala nazionale la destra-centro resta plurale: al Nord la Lega fa la parte del leone, ma altrove no - si guardi alla Calabria. E Fratelli d' Italia continua a crescere di voto in voto, nutrendosi con ogni probabilità anche della stanchezza generata dalla sovraesposizione di Salvini. Valorizzare le capacità demagogiche del leghista preservando la realtà e l' immagine di uno schieramento composito è la prima sfida del destra-centro.
Il futuro di Forza Italia è la seconda. Figlio del clima ottimistico e pro-global degli anni Novanta, là dove la «nuova» Lega di Salvini e Fratelli d' Italia lo sono della reazione a quel clima che è maturato nel primo decennio del nuovo secolo, il partito di Berlusconi è il più eccentrico dell' alleanza. Anche se, certo, la componente populista e opportunista da sempre presente nel berlusconismo gli ha conferito una notevole capacità di mimetismo ambientale. Che cosa ne sarà dell' eredità berlusconiana rappresenta quindi un problema aperto. E l' incertezza è ovviamente accresciuta dal fatto che quell' eredità il Cavaliere la controlla ancora, e nessuno può prevedere se e quando deciderà di lasciarla, e a chi.
salvini al citofono meme
La terza sfida, la più difficile, verte sull' identità complessiva dello schieramento. L' ordine politico consolidatosi negli ultimi trent' anni è in gran difficoltà, e l' emergere dei cosiddetti populisti è una conseguenza di questa sua crisi. Nel frattempo ha generato però una fitta rete di vincoli domestici e internazionali difficilissimi da recidere.
E soprattutto recidere i quali, ammesso pure che sia possibile, comporterebbe costi elevatissimi. Ieri mattina, chiuse le urne in Emilia-Romagna e Calabria, lo spread fra Bund tedeschi e BTP italiani è calato di una quindicina di punti: un chiaro segno dell' esistenza di questi vincoli che sarebbe stolto elevare a feticcio, ma irresponsabile ignorare. Su questo terreno la Lega di Salvini, e di conseguenza l' intera alleanza di destra-centro, continuano a tenere una posizione ambigua. Che resta scarsamente compatibile col sogno di occupare un giorno Palazzo Chigi.
2 - DALLA CITOFONATA A BIBBIANO: QUEI PASSI FALSI DI SALVINI
Stefano Zurlo per “il Giornale”
Si é fermato davanti alle torri di Kenzo Tange come Napoleone davanti a quelle del Cremlino: quei palazzi restano il regno di Stefano Bonaccini e adesso Matteo Salvini dovrà riflettere inevitabilmente sugli errori compiuti. E sulla linea adottata: quei toni duri, ruvidi, talvolta grevi che hanno calamitato più del 30 per cento degli elettori emiliani e romagnoli ma non hanno sfondato in quell' area moderata, con una sensibilità vicina alla sinistra, a cavallo degli schieramenti.
salvini al citofono
Difficile fare i conti in assenza di controprova, ma citofonare a casa della famiglia tunisina al Pilastro, per chiedere notizie sullo spaccio, può aver allontanato molte persone tentate dalla rottura con una tradizione che durava da sempre. Nessuno naturalmente può negare il degrado e i problemi di un quartiere della periferia bolognese, ma l' incursione teatrale, un tanto al chilo, deve aver messo a disagio chi non ne poteva più di un sistema di potere antiquato e a tratti soffocante ma non ha trovato un' alternativa concreta, agile e lontana da una retorica da palcoscenico.
Non solo: un gesto del genere ha inevitabilmente rafforzato il «fronte del no», le Sardine e le diverse anime della sinistra che indicavano nel capo della Lega il nemico numero uno. Il cattivo da didascalia. Il pericolo, da demonizzare secondo meccanismi che si ripetono nella storia. La drammatizzazione ha funzionato, bloccando a metà del guado gli indecisi e spingendo invece chi si era rintanato in casa a tornare ai seggi per fermare l' avanzata dei barbari.
Cosi, anche se in tono minore, qualcosa è andato storto anche a Bibbiano, dove si sono confrontate le due piazze. Quella leghista e l' altra animata dalle Sardine.
matteo salvini con paola pellinghelli, madre di tommy onofri 2
La storia dei bambini «rubati» non è purtroppo una leggenda da sfatare ma storia terribile di questi anni e però infilare nell' arena politica i più piccoli, immersi con disinvoltura nel gelo del pomeriggio, insieme alle loro madri e alla mamma sventurata di Tommy, vittima innocente di un capitolo angosciante di cronaca nera, è parso di nuovo troppo.
Come se il leader, sempre un passo avanti e un passo prima della candidata Lucia Borgonzoni, non si volesse fermare nella sua corsa davanti a niente e nessuno. Pronto a tirare dentro la contesa qualunque tema, qualunque scandalo, qualunque fibrillazione.
matteo salvini a bibbiano con lucia borgonzoni 3
In una successione vorticosa di eventi, comizi, blitz. Ecco cosi il Matteo assaggiatore, il Matteo pescatore e agricoltore, il Matteo vestito di rosso Ferrari a Maranello, dopo i costumi estivi e le scollature del Papeete, e poi ancora il Matteo di Bibbiano, ciucci, biberon e guerra alle istituzioni. Troppo e troppo di tutto, in un carosello che più di uno non ha apprezzato. La Lega non avanza ma arretra rispetto al picco delle Europee dell' anno scorso, perdendo due punti in Emilia (sostanzialmente recuperati però con l' 1,7 per cento della lista civica targata Borgonzoni) e dimezzando addirittura i voti in Calabria, dove le truppe salviniane precipitano dal 22,6 al 10 per cento.
Scricchiolii. O chissà, scosse di assestamento di un movimento che in tempi rapidissimi ha stabilito un feeling con milioni di cittadini. E che negli ultimi giorni sembrava in grado di fagocitare pure l' Emilia rossa. Cosi non è stato e resta da capire se si sia trattato solo di una battuta d' arresto o se Salvini, come Napoleone, abbia raggiunto il punto più avanzato del suo impero.
SALVINI A BIBBIANO