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    CHI HA VISSUTO DA SPETTATORE GLI ANNI D'ORO DEL NEW AMERICAN CINEMA NON HA POTUTO FARE A MENO DI INNAMORARSI DI KAREN BLACK


     
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    Marco Giusti per Dagospia

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    Chi ha vissuto da spettatore gli anni d'oro del New American Cinema non ha potuto fare a meno di innamorarsi da subito di Karen Black, scomparsa a Los Angeles a 74 anni. Irresistibile in "Cinque pezzi facili" di Bob Rafelson e in "Drive He Said" di Jack Nicholson, in "Easy Rider" a fianco di Dennis Hopper e Peter Fonda, in "Cisco Pike" di Bill L. Norton a fianco di Kris Kristofferson, per non spingerci fino a "Nashville" di Robert Altman, dove era gia' una diva.

    Forse non bellissima, sempre in ruoli di svampita se non proprio di strafatta, con un leggero strabismo di Venere, aveva quella morbidezza malinconica che trovo' in "Il giorno della locusta" di John Schlesinger, e nel suo ruolo di donna facile in "Il grande Gatsby" di Jack Clayton le sue più' complete glorificazioni.

    Più' che una vera e propria star e' stata la ragazza giusta a fianco di Jack Nicholson e Bruce Dern nei film americani dei primi anni ‘70. Era favolosa gia' nel suo primo film, "Buttati Berrnardo!" di Francis Ford Coppola. E, personalmente, la amo molto in "Cisco Pike", film di droga e di vecchie chitarristi blues.

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    Notevolissima anche in un paio di horror di Dan Curtis, come "Trilogia del terrore", che sembrava aprirle un mercato diverso. Arrivo' anche in Italia, quando la sua stella era un po' svanita, in un sotto-piranha diretto da Antonio Margheriti, "Killer Fish". E, grazie proprio agli horror anni ‘70, venne recuperata ultimamente da Tobe Hooper e Rob Zombie. Ma rimane un volto di un preciso cinema, quello libero e selvaggio dei primi film di Jack Nicholson, Dennis Hopper e Robert Altman. No, impossibile non innamorarsene.

     

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