Estratto dell’articolo di Tonia Mastrobuoni per “La Repubblica"
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La lunga latitanza del “fantasma” Daniela Klette si è conclusa lunedì sera in un appartamento del quartiere berlinese di Kreuzberg. L’ex terrorista della Raf è stata catturata nella capitale senza il coinvolgimento delle truppe speciali, un procedimento inusuale in un caso del genere. E alla polizia, Klette si è identificata con un passaporto italiano. Viveva nell’ex quartiere operaio rimasto tuttora una roccaforte della sinistra usando un falso nome: Claudia.
La procura ha confermato la notizia del documento italiano a Spiegel e ha aggiunto che l’ex terrorista di sinistra non avrebbe opposto alcuna resistenza e sarebbe stata inchiodata dalle impronte digitali. Nell’appartamento sarebbero state trovate munizioni. Ma probabilmente non per compiere attentati terroristici.
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Anche se la Raf si è sciolta ufficialmente nel 1998, la sessantacinquenne si era reinventata una carriera criminale con altri due ex terroristi, Burkhard Garweg e Ernst-Volker Staub. Negli ultimi trent’anni il trio aveva rapinato decine di banche, supermercati e furgoni portavalori in mezza Germania del Nord incassando un bottino milionario. Secondo gli inquirenti, un modo per sostenersi nella latitanza. E i tre sembravano imprendibili: fantasmi che nell’era di internet erano riusciti a blindarsi in una dimensione analogica. […]
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Nella vita privata, Klette non ha mai dato dell’occhio, un imperativo per molti terroristi degli anni di piombo. I vicini di casa hanno raccontato che “Claudia” abitava al quinto piano del condominio di Kreuzberg da vent’anni, e che per guadagnarsi da vivere dava ripetizioni di matematica. Nel quartiere la vedevano spesso passeggiare con il cane o passare in bicicletta. Sempre e rigorosamente da sola. […]
La sessantacinquenne apparteneva alla terza generazione della Raf, l’organizzazione terroristica che dagli anni Settanta alla metà dei Novanta si macchiò di 33 omicidi politici tra cui il capo della Deutsche Bank Alfred Herrhausen, l’avvocato generale Siegfried Buback, il capo della Treuhand Detlev Karsten Rohwedder ma soprattutto il capo della confindustria tedesca (Bdi) Hanns Martin Schleyer, che fu rapito e assassinato nel 1977 provocando una delle crisi più drammatiche del cosiddetto “autunno tedesco”.
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Klette andrà a processo per varie rapine a mano armata in Nordreno-Westfalia e Bassa Sassonia. Ma gli inquirenti si augurano che possa chiarire molti misteri ancora irrisolti della Raf. E la caccia agli altri due complici, intanto, continua.
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