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    "È STATO BELLISSIMO, DOVREMMO RIFARLO..." - LA FRASE PRONUNCIATA DA MATTIA LUCARELLI, CALCIATORE 23ENNE (FIGLIO DI CRISTIANO) DOPO IL PRESUNTO STUPRO DI GRUPPO ALLA STUDENTESSA AMERICANA - LA RAGAZZA È STATA AGGANCIATA DA LUCARELLI E ALTRI AMICI (TRA CUI IL CALCIATORE FEDERICO APOLLONI), CHE SI SONO OFFERTI DI DARLE UN PASSAGGIO A CASA DOPO UNA SERATA IN DISCOTECA - LA RAGAZZA HA POI RICOSTRUITO GLI ATTIMI DELLA VIOLENZA: "MUOVEVO LA TESTA, CONTINUAVO A DIRE DI NO CHE AVEVO UN RAGAZZO. E LORO MI HANNO DETTO: 'SE TI AMA, DOV'È LUI?'"


     
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    mattia lucarelli con dietro la foto del padre cristiano mattia lucarelli con dietro la foto del padre cristiano

    Estratto dell'articolo di M.Ser. per “la Stampa”

     

    «È stato bellissimo, dovremmo rifarlo». Nei ricordi sbiaditi dall'alcol della studentessa ventiduenne americana ci sono anche queste parole. Mattia Lucarelli, il calciatore 23enne del Livorno, ora ai domiciliari per violenza sessuale di gruppo con il compagno di squadra Federico Apolloni, le ha usate per salutare la ragazza la mattina del 27 marzo scorso. […]

     

    federico apolloni federico apolloni

     Quando è stata agganciata dai ragazzi all'uscita, già non si reggeva in piedi. Racconterà il responsabile della sicurezza della discoteca[…] Cercava un taxi, un passaggio e ha trovato Lucarelli e i suoi quattro amici. Di quella notte, quando il 4 aprile formalizzerà la denuncia negli uffici della Squadra mobile di Milano, la vittima ricorderà solo flash «forse a causa di qualcosa che mi hanno fatto bere, ma ovviamente non ricordo».

    violenza sessuale violenza sessuale

     

    Tutte le volgarità e le risate che i ragazzi si sono scambiati in auto prima di arrivare nella casa di Lucarelli, dove si sono consumate le violenze, […] sono nei video sequestrati dagli investigatori: «Se puta caso entri in casa è la fine… Io spero succeda qualcosa prima che tu entri in casa» e altre parole irripetibili e oscene che descrivono puntualmente la violenza di gruppo che gli indagati stavano per compiere. E che la vittima neanche capiva, perché non conosce l'italiano.

     

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    Poi, con la telecamera del cellulare accesa, sono arrivati gli abusi: «Non volevo assolutamente avere rapporti sessuali quella sera con nessuno di loro, tantomeno avere un rapporto sessuale di gruppo. […] Muovevo la testa, continuavo a dire di no che avevo un ragazzo. E loro mi hanno detto: "Se ti ama comunque dov'è lui? "».

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    […] Un amico che le è stato accanto racconta di come […] : «Lei non voleva essere in quel luogo ma lo era perché quelle persone glielo avevano imposto». E ancora, mette a verbale un'amica della ragazza: «[…] Mi ripeteva che era come se il suo corpo non le appartenesse più, qualcun altro se ne era impossessato senza il suo consenso».

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