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    “NIENTE MASCHERINA, HO IL CASCO”. E POI SPARA – È STATO CONDANNATO A 8 ANNI DI CARCERE IL 58ENNE NO MASK CHE HA SEMINATO IL PANICO IN UN SUPERMERCATO DI ROMA: L’UOMO PRETENDEVA DI ENTRARE SENZA INDOSSARE IL DISPOSITIVO DI PROTEZIONE E, ALLONTANATO DAL VIGILANTES, È TORNATO PER FARSI VENDETTA. HA ESTRATTO LA PISTOLA E HA SPARATO: IL 45ENNE SI È SALVATO GRAZIE A…


     
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    Francesca De Martino per "Il Messaggero"

     

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    Pretendeva di entrare in un supermercato della borgata Finocchio senza mascherina e quando il vigilantes lo aveva richiamato al rispetto delle norme anticovid, aveva cercato di uccidere con un colpo di pistola. Per questi fatti, Giovanni Saba, 58 anni, romano, è stato condannato con rito abbreviato a otto anni e otto mesi di reclusione con riro abbreviato, come richiesto del pubblico ministero Andrea Cusani.

     

    L'accusa contestava all'imputato, ancora in carcere, il tentato omicidio e la detenzione e porto di arma clandestina. I fatti risalgono al 20 agosto 2021, erano le 18.30 circa e il cinquantottenne aveva tentato di entrare all'Eurospin di via Corleone, senza indossare la mascherina. Il vigilantes del supermercato, un uomo di 45 anni, originario del Senegal, lo riprende e invita Saba a rispettare le regole, quindi gli raccomanda di togliere il casco e di usare il dispositivo di protezione per accedere al discount.

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    «Ho il casco integrale, non ho bisogno di indossare altro», risponde l'imputato. Continua a insistere sul fatto che il casco sia sufficiente e che può entrare nel negozio senza mascherina. Poi desiste e va via. La faccenda sembra chiusa. E invece, qualche minuto dopo, Saba torna sul posto a bordo di una Smart, scende dall'auto e «esplode all'indirizzo del torace della persona offesa un colpo d'arma da fuoco - si legge dal capo d'imputazione con atti diretti in modo non equivoco a cagionare la morte dell'addetto alla sicurezza del supermercato in via Corleone, non riuscendo nell'intento solo perché la vittima si riparava dietro a un vetro che deviava il relativo colpo».

     

    La pistola è una calibro 9x21, e da qui nasce la seconda accusa. «Perché portava, fuori dalla propria abitazione scrivono i pm negli atti una pistola calibro 9x21, modello 9875». Lo sparo frantuma la vetrata del locale, senza ferire nessuno. La vittima si salva per un soffio. Sul posto arrivano poi gli investigatori del VI distretto Casilino, diretto da Isea Ambroselli, che trovano il bossolo ancora in terra.

     

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    I poliziotti studiano tutte le immagini del sistema di videosorveglianza, incrociano i dati. Dopo due giorni di indagini e ricerche, gli agenti arrestano a Ostia l'imputato, sotto casa sua. Secondo la difesa di Giovanni Saba, non sarebbero state fatte le dovute perizie balistiche necessarie a dimostrare la reale traiettoria del colpo. Per il legale non ci sarebbero prove. Lo sparo, quindi, per la difesa, non sarebbe stato indirizzato al torace della vittima. Ma non ha convinto il Tribunale che ha condannato a otto anni e otto mesi l'imputato.

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