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    ''E’ STATO NAPOLITANO A VOLERMI FUORI DAL GOVERNO, RENZI MI VOLEVA'' – LO SFOGO DI NICOLA GRATTERI, PROCURATORE DI CATANZARO – “AVEVO IN MENTE UNA RIFORMA CHE FACEVA RISPARMIARE 70 MILIONI CON I PROCESSI IN TELECONFERENZA”


     
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    Antonello Piroso per La Verità

     

    Nicola Gratteri vive sotto scorta dal 1989. Un' esistenza blindata. Eppure è uno degli uomini più liberi che io conosca. Lo dico con l' orgoglio di figlio di calabrese che parla di un altro calabrese integerrimo e coraggioso. Perché, con un trito gioco di parole, se è vero che tutti gli 'ndranghetisti sono calabresi, non tutti i calabresi sono 'ndranghetisti. Anche se poi sono questi a fare notizia: ricordate la strage di Duisburg in Germania? Sei morti «sparati», 70 colpi esplosi, compresi quelli alla nuca di ciascuna vittima, ultimo atto della faida di San Luca che imperversa dal 1991.

    CANTONE E GRATTERI CANTONE E GRATTERI

     

    Gratteri, uno dei volti più conosciuti della Dda, la Direzione distrettuale antimafia, in prima linea contro la criminalità organizzata della sua terra, è diventato nell' aprile 2016 capo della Procura di Catanzaro, nonostante il suo non essere iscritto all' Anm, il sindacato delle toghe.

     

    Questa intervista, concordata da tempo, cade nel giorno in cui si riparla - notizia non nuova, ma ripresa dal programma Presadiretta, su Rai 3 -della sua mancata nomina a ministro della Giustizia nel febbraio 2014, carica cui lo aveva indicato il presidente del Consiglio Matteo Renzi...

     

    ...ma Giorgio Napolitano disse: «Non possumus», e la depennò dalla lista. Corretto?

    «Esatto».

     

    Motivo?

    «Perché la prassi dice che un pm non può essere a capo del relativo dicastero. Questo però non varrebbe per i medici, che possono fare i ministri della Sanità. O per i militari, che so?, ai vertici della Marina che possono fare il ministro della Difesa».

     

    NAPOLITANO NAPOLITANO

    Be', sulla nomina di Francesco Nitto Palma, un altro pm, ministro della Giustizia nell' ultimo governo di Silvio Berlusconi, non ci furono veti. E il presidente era sempre Napolitano. Quanto ai militari, lei si riferisce all' ammiraglio Giampaolo Di Paola, ministro con Mario Monti, secondo caso dopo quello del generale Domenico Corcione, ministro nel 1995 nel governo di Lamberto Dini. Ma erano esecutivi «tecnici», e almeno Corcione era in congedo.

    «Se è per questo, io ero pronto a prendere in considerazione le dimissioni dalla magistratura, a fronte di opportune garanzie: non mie personali ovviamente, ma circa la possibilità di realizzare quegli interventi che ritengo necessari per snellire la macchina della giustizia».

     

    Francesco Nitto Palma Francesco Nitto Palma

    Ha mai avuto il sospetto di essere stato «usato» da Renzi? Un renziano doc mi ha spiegato: «Ma ti pare che un politico furbo come Matteo non immaginasse che Napolitano quel nome l' avrebbe cassato? Gratteri era sacrificabile in una logica di do ut des: ok, accetto il veto sul magistrato, ma tu non mi stoppi su un altro nome». Napolitano smentì esplicitamente il «duello» con il premier, ma il quirinalista del Corriere della Sera, Marzio Breda, scrisse: «Emma Bonino (silurata agli Esteri) e Gratte ri: sostituiti in extremis o mai davvero in corsa? Oppure sacrificati sull' altare di una discontinuità anche generazionale?».

    (Ride) «Piroso, lei è machiavellico quasi come un pm... Quello che le posso dire è che Renzi era entusiasta, eccitato, euforico quando per due ore di seguito gli ho esposto il mio programma per far girare meglio e a pieno regime gli ingranaggi della giustizia italiana. E del resto a luglio 2014 mi nominò presidente della commissione per l' elaborazione di proposte normative in tema di lotta alle mafie, incarico non retribuito e a spese mie, che ha portato a un dossier chiuso il 31 dicembre successivo».

     

    La famosa rivoluzione che avrebbe portato in via Arenula, sede del ministero. Parole sue.

    MINISTERO GIUSTIZIA Via Arenula MINISTERO GIUSTIZIA Via Arenula

    «Duecentosessantasei pagine di proposte concrete per razionalizzare l' organizzazione del lavoro, informatizzando il processo penale. Introducendo per esempio l' uso delle videoconferenze, un risparmio di 70 milioni l' anno, oggi spesi per i trasferimenti dei detenuti: su 44.000 agenti della polizia penitenziaria, 10.000 sono impiegati ogni giorno per le cosiddette "traduzioni". Niente più chili e chili di carte per i legali che potranno ritirare tutti gli atti del processo digitalizzati direttamente nelle cancellerie delle Procure. Agli stessi detenuti un tablet in grado di ricevere, e solo ricevere, tutti gli atti, e solo quelli, che li riguardano, tablet che a fine pena verrebbe riconsegnato.

    carcere pianosa carcere pianosa

     

    <Non basta. Carcere fino a 30 anni per i boss, con l' inasprimento delle pene per i reati previsti dal 416 bis, l' associazione di tipo mafioso, che saranno superiori o equiparate a "quelle previste per i narcotrafficanti. Pena minima aumentata anche per gli affiliati semplici da punire con non meno di 12 anni. Riapertura di tre quattro supercarceri quali Pianosa e l' Asinara per concentrare lì i detenuti in regime di 41 bis, che sono circa 800 e attualmente sono spalmati in 11 carceri. In cui tra l' altro circolari diverse prevedono trattamenti diversi. Confisca obbligatoria dei patrimoni, con annessa riforma anche dell' Agenzia dei beni sequestrati alle mafie da spostare da Reggio Calabria a Roma, sotto la guida di un manager con personale selezionato con bandi e concorsi pubblici. Quanto ai crimini contro l' ambiente, la nostra previsione era di considerarli tutti reati da punire con il carcere. Capisce la portata dell' intervento?».

    carcere asinara 0.JPG carcere asinara 0.JPG

     

    Ha dimenticato la vexata quaestio delle intercettazioni. Lei immaginava un' estensione dell' utilizzo, ma anche nuove sanzioni per la loro pubblicazione da gogna mediatica. Sbaglio?

    «No. L' intercettazione va disposta quando è necessaria per lo svolgimento delle indagini, anche in presenza di semplici "indizi di reato". Le autorizzazioni vanno prolungate da 20 a 40 giorni. A tutela della difesa, è fatto divieto all' autorità giudiziaria di inserire integralmente i testi delle intercettazioni, per evitare che vengano divulgate informazioni extraprocessuali. Insomma, niente più copia -e -incolla delle conversazioni nei provvedimenti giudiziari, a eccezione delle sentenze, e conseguente introduzione del reato di "pubblicazione arbitraria". Non sarà cioè più possibile pubblicare quelle che non siano "strettamente legate al capo d' imputazione". Deve esserci un argine tra ciò che appartiene alla vita privata delle persone indagate e ciò che invece attiene al reato e perciò stesso di interesse pubblico. Ovviamente, gli avvocati otterranno invece copia dei risultati delle intercettazioni e dei verbali delle operazioni, anche se non sono stati ancora depositati, appena sia stata notificata o eseguita un' ordinanza che dispone una misura cautelare personale».

    intercettazioni intercettazioni

     

    Non è ancora stanco di ripetere, inascoltato, le sue proposte da anni?

    «Che vuole: mi sembra di essere un disco rotto, ma ho la testa dura. E fino a quando non me la rompono...». In bocca al lupo, dottor Gratteri.

     

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