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DONALD, NON STARE SERENO - IL DIRETTORE DELLA CIA JOHN BRENNAN MENA TRUMP CHE SE NE FREGA DEI DOSSIER SUGLI HACKER RUSSI: “IGNORA IL LAVORO DEI SERVIZI SEGRETI, CON GRANDE RISCHIO E PERICOLO PER LA NAZIONE. IL NOSTRO LAVORO PUÒ AIUTARE A MANTENERE LA SICUREZZA NEL PAESE E A PROTEGGERE I NOSTRI INTERESSI”

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Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”

 

È sempre Donald Trump contro tutti. Il direttore della Cia John Brennan lo accusa di mettere il «Paese a rischio». L'attrice Meryl Streep di dare il cattivo esempio, fomentando «disprezzo e violenza». Il neopresidente è atteso da una quindicina di giorni impegnativi. Da qui al 20 gennaio, quando entrerà ufficialmente alla Casa Bianca, Trump dovrà assicurarsi che i suoi ministri più controversi siano confermati dal Senato.

BARACK OBAMA john brennanBARACK OBAMA john brennan

 

Nel frattempo ha nominato «consigliere senior» il trentacinquenne Jared Kushner, il marito della figlia Ivanka: una decisione che chiama in causa la legge anti nepotismo del 1967. Lo staff di Trump fa sapere di avere richiesto un parere legale e che tutto è in regola. L'incarico di Kushner, per altro, non dovrà essere approvato dal Senato.

 

Ma sono le parole di Brennan quelle politicamente più pesanti perché potrebbero infoltire il gruppo di senatori repubblicani inquieti, guidato da John McCain e Lindsey Graham. Il numero uno della Cia, conversando giovedì 5 gennaio con David Axelrod per un programma della Cnn, è stato molto diretto: «Trump ignora il lavoro dei servizi segreti, con grande rischio e pericolo per la nazione. La nuova amministrazione ha bisogno di riconoscere che questo è un mondo pieno di sfide e di insidie. Il lavoro dei servizi segreti può aiutare a mantenere la sicurezza nel Paese e a proteggere i nostri interessi».

 

donald trump barack obamadonald trump barack obama

Al centro delle discussioni c'è sempre il rapporto firmato da Cia, Fbi e Nsa sui cyber attack ordinati da Vladimir Putin per condizionare le elezioni presidenziali e favorire l'elezione del miliardario newyorkese. Va precisato che il colloquio tra Brennan e Axelrod all'Università di Chicago è stato registrato il giorno prima dell'incontro tra il neo-presidente e i vertici di tutte le agenzie dei servizi, venerdì 6 gennaio. Quel giorno Trump aveva preso atto delle tesi dell' intelligence, ma senza cambiare rotta politica. Anzi sabato 7 gennaio aveva twittato che «solo gli "stupidi" non capiscono che avere buone relazioni con la Russia è una buona cosa».

 

donald  trump barack obamadonald trump barack obama

Difficile, però, liquidare con un messaggino l'analisi di Brennan. Se non altro perché il capo della Cia non ha avuto problemi ad elogiare il suo successore, Dan Coats, senatore dell' Indiana scelto da Trump e non ha risparmiato critiche alla gestione della guerra in Iraq e poi in Siria da parte di Barack Obama.

 

La polemica suscitata da Meryl Streep è in un certo senso complementare a quella di Brennan. Domenica sera la star del cinema mondiale ha segnato emotivamente la cerimonia dei Golden Globe a Hollywood con l'attacco a Trump: «Quest'anno c'è stata una performance che mi ha lasciato di sasso. Ha piantato il suo uncino nel mio cuore, non perché fosse bella, non c' era nulla di bello Abbiamo visto la persona che si candidava a occupare il posto più rispettato del Paese imitare un reporter disabile. Però non era un film, era la vita reale. Ma il disprezzo alimenta il disprezzo; la violenza fomenta la violenza».

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Ieri mattina Trump, dopo aver visto con quale risalto i media americani e non solo avevano rilanciato le immagini di Meryl Streep, ha messo mano al telefonino. In un tweet definisce l'attrice tre volte premio Oscar «una delle più sopravvalutate di Hollywood».

 

Poi in un'intervista Trump ha aggiunto: «Non ho preso in giro un disabile, ma ho solo ricordato che quel giornalista aveva cambiato versione rispetto a un suo articolo sull' 11 settembre articolo per mettermi in cattiva luce. Stampa disonesta». L'ultimo pensiero del neo presidente è ancora per Meryl Streep: «Ricordate: ha partecipato alla Convention dei democratici. È una leccapiedi di Hillary Clinton».