Luca Monticelli per “la Stampa”
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Il lungo inverno demografico dura in Italia da oltre dieci anni, e nel 2021 i nuovi nati sono stati meno di 400 mila, un traguardo così negativo che non si era mai verificato prima. La denatalità è un fenomeno che colpisce gran parte dell'Europa, ma il nostro paese soffre più di altri. Le ragioni sono diverse: una popolazione sempre più vecchia, la bassa occupazione, l'incertezza generale e le difficili prospettive economiche.
La Banca d'Italia, nell'ultima relazione annuale, ha stimato che nel periodo tra il 2017 e il 2019 i nuclei familiari - composti da due adulti e uno o più figli minori - hanno speso in media poco più di 640 euro al mese per mantenere ogni figlio (un quarto della spesa media di una famiglia italiana). Un costo che però nel 2021, a causa delle conseguenze della pandemia, si è ridotto del 12% a 580 euro al mese.
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Le spese individuate dagli economisti di Bankitalia comprendono rette scolastiche, pagamenti per l'abitazione e per i trasporti. Quasi il 60% è stato destinato a soddisfare bisogni primari come la salute, l'istruzione, gli alimentari e l'abbigliamento.
Nel Mezzogiorno la spesa per i figli è risultata inferiore rispetto al Centro nord: il divario ha riguardato per circa un quinto le spese per la casa, che riflettono il prezzo più elevato degli immobili nelle regioni centro-settentrionali, e per circa due terzi i consumi meno essenziali (tempo libero e viaggi).
assegno unico per i figli
A gennaio di quest'anno è entrato in vigore l'assegno unico, il nuovo strumento che assorbe i vecchi assegni familiari e le detrazioni, e che ha come obiettivo proprio il sostegno alle famiglie e all'occupazione femminile. I genitori si affidano alla scuola e alle baby sitter per conciliare i tempi della vita con quelli del lavoro, tuttavia tutto questo, spesso, non basta e allora l'altro pilastro del welfare italiano è costituito dai nonni.
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Se entrambi i genitori sono occupati, spiega l'Istat, i nonni si prendono cura dei bambini nel 60% dei casi, quando il nipote ha 2 anni; nel 61% quando ha da 3 a 5 anni e nel 47% se è più grande. Valori che superano il 65% nel Mezzogiorno. Sul lavoro, le donne con figli sono più penalizzate delle loro colleghe che non ne hanno: hanno un tasso di occupazione minore, fanno meno carriera e spesso sono costrette al part-time involontario.