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1 - LETTA-CONTE, PROPOSTA COMUNE SUL COLLE: “GRAVE ELEGGERE UN PRESIDENTE DI PARTE”
Estratto dell'articolo di Giovanna Vitale per "la Repubblica"
(...) "La pandemia ha cambiato i punti cardinali della bussola, questo è il momento in cui tutte le forze politiche devono mostrare responsabilità, rinfoderare le baionette e fare insieme la scelta migliore", auspica Letta. Appello subito raccolto da Conte: "Ritengo che sia assolutamente corretto, e lo dico da partito di maggioranza relativa, che ci sia un ampio coinvolgimento di tutti.
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Sono stato io a dire che bisognava aprire anche all'opposizione, a Fratelli d'Italia. E mi fa sorridere chi parla di primato, chi oggi rivendica di voler prendere l'iniziativa", spiega l'avvocato riferendosi a Matteo Salvini, mai citato neppure per sbaglio. "Confrontiamoci insieme", insiste, "valutiamo le differenti sensibilità e cerchiamo un risultato condiviso".
Per poi sferrare il colpo a sorpresa, l'annuncio di un fronte unico con il Pd: "Non escludo - aggiunge Conte - una iniziativa comune su una figura di alto profilo morale". Con Letta che "apprezza" e si scaglia contro il "modello Leone": un presidente eletto a maggioranza semplice da una sola parte politica. "Chi tenta un'operazione simile non ha capito cosa stiamo vivendo, quali sono le responsabilità che le forze politiche devono assumersi".
ENRICO LETTA GIUSEPPE CONTE BY OSHO
2 - ASSE LETTA-CONTE "CANDIDATO COMUNE PER IL QUIRINALE"
Alessandro Di Matteo per "La Stampa"
Pd e M5s non si fidano, le "consultazioni" avviate da Matteo Salvini non rassicurano affatto democratici e 5 stelle e Enrico Letta e Giuseppe Conte ci tengono a dirlo anche pubblicamente. Al di là delle telefonate del leader della Lega, il fatto è che il centrodestra rivendica una sorta di diritto di prima scelta sul Quirinale e finché non si farà chiarezza sulla candidatura di Silvio Berlusconi nessun vero dialogo sarà in realtà possibile.
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Conte e Letta si ritrovano insieme alla presentazione del libro di Tommaso Greco "La legge della fiducia", intervistati dal direttore dell'Espresso Marco Damilano, e mettono in scena un perfetto gioco di sponda, anche se il segretario Pd assicura che non era stato concordato. Fatto sta che il messaggio è lo stesso: nessuno pensi di eleggere il presidente con una maggioranza risicata e imponendo un nome.
«Ognuno rinfoderi le baionette», avverte Letta. E Pd e M5s stanno anche già studiando tattiche per tenere un comportamento comune, compresa la non partecipazione al voto se il centrodestra dovesse provare a forzare su un candidato di parte.
Letta cita il caso di Giuseppe Leone per spiegare che non può essere la strada da seguire: «Lo dico nella maniera più netta possibile: l'elezione di un presidente con 505 voti, modello Leone, (cioè con la maggioranza minima possibile, ndr) in questo momento sarebbe una grave ferita istituzionale portata al Paese».
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Conte, quando prende la parola, rincara la dose: «Ritengo corretto che ci sia il più ampio coinvolgimento di tutte le forze», compresa Fdi. «Quindi, francamente mi fa sorridere chi oggi rivendica il primato nel prendere iniziativa e fare nomi». Il centrodestra, insiste, non può dire di avere «il pallino» in mano: «E chi glielo ha dato? Hanno numeri sufficienti? Direi che nessuno si presenta con numeri sufficienti».
Quindi, il leader M5s fa capire bene qual è il punto: «Partire mettendo un candidato sul banco, partire da una posizione di bandiera, significa rifiutare un coinvolgimento. Prima di arrivare a questo vorrei compiere un serio confronto, sincero e aperto, per arrivare a un candidato condiviso». Il «candidato di bandiera», ovviamente, è innanzitutto Berlusconi.
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Conte ribadisce: «L'ho dichiarato pubblicamente che non lo voteremo mai». Di fatto, spiega un parlamentare Pd, pochi credono che il leader di Fi possa avere i voti. Ma il timore è che il centrodestra, dopo avere per dovere d'ufficio sostenuto la candidatura del Cavaliere nei primi scrutini, poi provi ad eleggere un nome sempre di area dalla quarta votazione in poi, magari giocando di sponda con Renzi e il resto della pattuglia centrista e del gruppo misto in Parlamento.
Uno scenario che anche un esponente di Fi di primo piano ammette: «Se non ci saranno i numeri per eleggere Berlusconi, avremo un piano B dal quarto scrutinio in poi». Ecco allora che Letta traccia una strada che mette al primo punto l'unità della maggioranza di governo: la proroga dello stato di emergenza, spiega, è un motivo in più perché «la larga coalizione debba continuare e debba ovviamente traslarsi anche sulla scelta del capo dello Stato.
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Sarebbe contraddittorio se così non fosse, se il capo dello Stato fosse eletto con una stretta maggioranza in un momento nel quale persiste un'emergenza». Uno schema che, sulla carta, dovrebbe anche allontanare il rischio di elezioni anticipate in caso di elezione di Draghi al Quirinale, giacché la «larga coalizione» appunto dovrebbe restare in piedi anche per il governo sia pure con un altro premier. E Conte avverte il centrodestra: se loro cercheranno forzature Pd e M5s potrebbero fare una proposta comune: «Non lo escludo affatto».
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