Guido Santevecchi per il “Corriere della sera”
guo wengui 19
È un dissidente cinese che sogna di rovesciare il regime comunista o un doppiogiochista infiltrato che fa la spia per conto di Pechino? Si chiama Guo Wengui, un passato in Cina da miliardario dell' edilizia e un presente da rifugiato a New York. Ma non è il caso di piangere sulla sorte di Guo, 49 anni, perché non conduce la misera esistenza dell' esiliato, rintanato in un buco: dal 2015 vive a Manhattan, in un appartamento da 67 milioni di dollari con vista su Central Park. E da qui, su Twitter e con interviste alla stampa, ha raccontato trame oscure, storie di collusioni tra i servizi segreti del Partito-Stato e industriali corrotti.
Guo parla con competenza, perché quando era a Pechino ha fatto affari grazie alle sue connessioni con i servizi comunisti, facendo favori sporchi, come quando tirò fuori un video nel quale il vicesindaco della capitale cinese se la spassava con l' amante a letto. Poi i rapporti si sono guastati e Guo ha cambiato aria. Inseguito in Usa da un mandato di cattura cinese.
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Ufficialmente, secondo Pechino, è un truffatore. Lui ha chiesto asilo politico agli Stati Uniti. Ma ora la società di ricerche Strategic Vision US , che lo ha portato in tribunale per una controversia commerciale, sostiene che il sorridente ed elegante signor Guo Wengui è una spia a caccia di informazioni su autentici dissidenti cinesi.
Secondo l' accusa presentata a una corte federale di New York, nel 2018 Guo aveva ingaggiato Strategic Vision con un contratto da nove milioni di dollari per indagare su una quindicina di cittadini cinesi residenti negli Stati Uniti, sostenendo che erano collegati con il potere di Pechino. Dopo aver ricevuto un anticipo da un milione di dollari, la società della Virginia si era messa a fare ricerche e scoprì che quei nomi erano di individui catalogati dal governo americano come «Records Protected»: vale a dire soggetti le cui vite e attività sono protette perché «assistono il governo degli Stati Uniti».
Quindi, quei cinesi di cui Guo voleva sapere tutto sarebbero stati non uomini dell' apparato cinese, ma oppositori in incognito.
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La vicenda è finita sul Wall Street Journal e gli avvocati di Guo hanno ribattuto al quotidiano che Strategic Vision cerca di infangare il loro cliente per avvantaggiarsi nella disputa commerciale (gli otto milioni di dollari non pagati).
Nell' atto di accusa della società americana si legge: «Guo non pensava di usare la ricerca di Strategic Vision contro il partito comunista, non è il dissidente che vuole far credere di essere. Al contrario, era ed è un cacciatore di oppositori, un agente al servizio di Pechino».
Storia strana: Guo si è ben introdotto nell' establishment trumpiano, ha ottenuto la tessera di socio del resort del presidente a Mar-a-Lago in Florida e con Steve Bannon avrebbe progettato un fondo da 100 milioni di dollari per sostenere le inchieste sulla corruzione cinese e aiutare i perseguitati.
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I cinesi ufficialmente vorrebbero riaverlo, per processarlo e metterlo a tacere. Un paio di anni fa sempre il Wall Street Journal rivelò che nel suo bell' appartamento di Manhattan Guo ricevette la visita non proprio amichevole di quattro funzionari venuti da Pechino. Secondo la registrazione diffusa dal fuggiasco, il capo del quartetto gli avrebbe detto di «essere molto preoccupato per la sua salute».
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